Alle radici del terrorismo islamico: chi diffonde l’ideologia dell’odio

La realizzazione di attacchi terroristici come quelli di Parigi (2015), Dacca e Nizza (2016), Mumbai (2008), oppure gli attentati contro i Musulmani sciti o gli aderenti alla corrente islamica dei Sufi dipende da una serie di condizioni:

  1. l’elaborazione di una ideologia di odio verso i Musulmani moderati o che seguono determinati rami dell’Islam e verso i non Musulmani
  2. la diffusione di questa di ideologia
  3. la presenza di persone disponibili a compire gli attacchi
  4. il reperimento di strumenti atti a uccidere.

Questo breve articolo tratta di come intervenire sui primi due punti.

1. L’elaborazione di una ideologia di odio verso i Musulmani moderati, i Musulmani di determinati rami dell’Islam e i non Musulmani

L’ideologia a cui si richiamano i terroristi islamici è l’interpretazione wahhabita dell’Islam, sviluppata da  Muḥammad ibn ʿAbd al-Wahhāb (1703 – 1792) nella penisola arabica. Il Wahhabitismo supporta una pratica dell’Islam basata sull’interpretazione letterale, astorica, anti modernista, anti intellettualista del Corano e l’applicazione integrale della legge islamica (Sharia) a tutti gli aspetti sociali. La Sharia è ricavata dalle indicazioni di comportamento contenute nel Corano (testo messo a punto da Maometto per istruire i suoi seguaci) e dalla Sunna (una raccolta di aneddoti e detti di Maometto).

Le indicazioni di Maometto (vissuto oltre 1.000 anni fa) sono molto lontane dall’attuale modo di vita occidentale, ad esempio la Sharia prevede la supremazia dell’uomo sulla donna, il taglio della mano e del piede ai rapinatori, la lapidazione delle adultere, la flagellazione, etc..  Un Musulmano può accettare il modo di vita occidentale solo ignorando o relativizzando tutte o alcune  indicazioni di Maometto. Il sistema di vita e i valori occidentali sono ugualmente incompatibili con almeno una parte delle indicazioni contenute nella Bibbia, ma in Occidente già da alcune centinaia di anni si sono diffusi la secolarizzazione, la libertà religiosa, la separazione fra stato e chiese, e una interpretazione della Bibbia basata sul relativismo.

Il Wahhabitismo ritiene apostati e nemici dell’Islam coloro che seguono tutte le altre interpretazioni dell’Islam (quali ad esempio la corrente sciita e il Sufismo) e disprezza il modo di vita occidentale. I fondamentalisti accusano l’Occidente di essere diventato ateo e/o neo pagano, permettendo un gran numero di turpitudini: libertà sessuale, aborto, omosessualità, coppie di fatto… Il Wahhabitismo è stato preso a riferimento da una serie di movimenti islamisti (Salafiti, Al- Qaeda, i Talebani, il Daesh, etc.) nell’ambito del radicalismo islamico (un sinonimo è   estremismo islamico, in Occidente anche fondamentalismo islamico), che praticano l’Islam in modo aggressivo e intollerante.

Il Wahhabitismo è l’ideologia dominante in Arabia Saudita e Qatar, e nel golfo arabico conta circa 5 milioni di seguaci, contro 28 milioni di Sunniti e 89 milioni di Sciiti. Le somiglianze fra l’ideologia dell’ Arabia Saudita e l’ideologia del Daesh sono tali che qualche commentatore si è riferito all’Arabia Saudita come a un ISIS che ha avuto successo.

I movimenti radicali islamici promuovono:

  • l’applicazione integrale della Sharia, il che comporta il rifiuto dei principali diritti umani diffusi in Occidente (parità fra uomo e donna, democrazia, libertà di espressione, libertà religiosa, separazione fra stato e chiese, etc.)
  • la diffusione della propria ideologia anche con l’utilizzo della violenza indiscriminata, sia contro islamici moderati che non islamici
  • la sostituzione dei regimi arabi moderati con regimi fondamentalisti
  • la supremazia dell’Islam sull’Occidente.

Ognuno di noi tende a vivere nel presente, lasciando in secondo piano anche fatti molto eclatanti e ignorando tendenze storiche di fondo. Se ci riferiamo al terrorismo di ispirazione islamica, una ricerca sistematica individua però una impressionante lista di 106 attacchi in Paesi occidentali dal 2009 al luglio 2016 (dei quali 45 solo nel 2015-2016: vedi Islamic terror attacks on the West.

Se consideriamo il mondo nel suo insieme il numero è assai più elevato. In concreto, i fondamentalisti islamici e gli Stati Islamici che li supportano (vedi il prossimo paragrafo) da tempo hanno dichiarato guerra (guerra: una azione coordinata e continuata nel tempo volta a ottenere vantaggi o predominanza di natura politica attraverso uccisioni e distruzione delle infrastrutture del nemico) contro i Paesi Occidentali e i Musulmani non Wahhabiti. E’ una guerra vigliacca, rivolta innanzitutto contro cittadini inermi.

2. La diffusione dell’ideologia dell’odio

2A. La diffusione dell’ideologia dell’odio da parte dei Paesi della penisola arabica

Il Wahhabismo è diffuso principalmente dall’Arabia Saudita e da altri Paesi della penisola araba (Quatar, Kuwait). Si stima che dal 1982 al 2005 l’Arabia Saudita abbia speso oltre 75 miliardi di dollari. In particolare sono stati creati 200 collegi islamici, 210 centri islamici, 500 moschee e 2.000 scuole. Negli anni ’80 in tutte le ambasciate saudite è stato inserito personale specializzato nella diffusione della propaganda religiosa. Inoltre il governo saudita finanzia una serie di organizzazioni internazionali che diffondono il Wahhabismo, fra cui la Muslim World League, la World Assembly of Muslim Youth, la International Islamic Relief Organization, la Popular Committee for Assisting the Palestinian Muhahedeen.

Il ruolo dell’Arabia Saudita e degli altri Paesi della Penisola araba nel finanziamento del terrorismo islamico è ben conosciuto dagli Stati Occidentali e dagli addetti ai lavori (vedi tutte le fonti in doc1, e poi doc2, doc3, doc4, doc5), anche se gli Stati Uniti (gli altri Paesi Occidentali loro alleati) hanno finora deciso, almeno pubblicamente, di ignorare questo dato di fatto, probabilmente in funzione anti iraniana.

Io credo che questa politica vada rivista. E’ necessario:

  1. che il Wahhabitismo sia ufficialmente riconosciuto come l’ideologia alla base del terrorismo islamico e che a livello internazionale sia impedito di operare alle organizzazioni che propagandano il Wahhabitismo
  2. che i Paesi finanziatori vengano apertamente accusati e messi ai margini della comunità internazionale, anche all’interno dell’ONU. Dovrebbero inoltre essere messi in difficoltà, ad esempio non vendendogli più armi e appoggiando gruppi organizzati che li combattono, come i ribelli Huthi nello Yemen
  3. che i Paesi Occidentali (ma anche quelli Musulmani non fondamentalisti: Tunisia, Marocco, Pakistan, Indonesia, Malesia, Bangladesh, etc.) promulghino una legislazione che preveda la confisca delle proprietà di individui e organizzazioni che promuovono il Wahhabitismo e/o finanziano il terrorismo islamico, e che alle istituzioni finanziarie che trasferiscono fondi agli estremisti islamici sia impedito di operare in Occidente
  4. che i Paesi Occidentali e quelli Musulmani non fondamentalisti controllino cosa viene predicato nelle loro moschee, favorendo lo sviluppo di Islam nazionali e moderati, attraverso la formazione di Imam ‘nazionali’, la predicazione nella lingua locale, l’accordo con le associazioni che rappresentano i credenti islamici di ogni Paese
  5. che i Paesi Occidentali controllino maggiormente il flusso dell’immigrazione musulmana, respingendo ad esempio chi non conosce la lingua nazionale, chi col suo abbigliamento e comportamenti mostri l’adesione all’Islam più tradizionale o non riesce o non vuole integrarsi, e evitando che si creino sacche di povertà fra gli immigrati
  6. che i Paesi Occidentali avviino una migliore politica di relazione e favoriscano lo sviluppo economico e democratico dei Paesi Musulmani più vicini, ad esempio quelli mediterranei.

2B. La diffusione dell’ideologia dell’odio da parte di internet e dei media

Internet viene utilizzato dalle organizzazioni terroriste per diffondere in maniera estremamente capillare, rapida ed economica contenuti propagandistici (inclusi video delle proprie azioni: attacchi, esecuzioni) e per comunicare con i propri membri (vedi il contenuto di una azione legale promossa dai familiari di una vittima delle stragi di Parigi contro Twitter, Facebook e Google, accusati di aver supportato ISIS, doc1 e doc2). Senza internet l’efficacia della propaganda fondamentalista sarebbe enormemente ridotta, e il fenomeno dei ‘lupi solitari’ non esisterebbe. Internet si è sviluppato in un periodo in cui, dopo la fine dell’Unione Sovietica e la riunificazione della Germania, sembrava che i Paesi Occidentali si fossero incamminati verso un contesto internazionale caratterizzato da Peace and Love. L’architettura aperta e decentralizzata di internet, su cui una serie di grandi società americane ha costruito il proprio modello di business, va cambiata. In particolare il modello di business delle principali piattaforme esistenti (Twitter, Facebook, YouTube, Istagram) è attirare più utenti possibili mostrando loro pubblicità mentre utilizzano i propri servizi. Il controllo della legittimità dei contenuti (che ha un costo) è inesistente o affidato agli utenti stessi, ad esempio su YouTube sono gli utenti stessi che segnalano le violazioni del copyright o i contenuti violenti; come è facilmente  comprensibile, si tratta di un sistema estremamente inefficace. Questa modalità è opportunamente avallata da una legge americana del 1996, che prevede che le piattaforme non siano responsabili dei contenuti caricati dagli utenti. Recentemente queste piattaforme hanno avviato un minimo, poco efficace controllo sui contenuti violenti. Ridicolo anche l’atteggiamento dei motori di ricerca: in caso di ricerche di termini collegati al terrorismo islamico Bing (il motore di ricerca di Miscrosoft) e  Google, mostreranno, assieme ai risultati cercati dall’aspirante terrorista, anche link a siti di organizzazioni che fanno campagna contro terrorismo. Bing rimuoverà i link a contenuti relativi al terrorismo solo se la rimozione è richiesta espressamente sulla base di una normativa di legge. Google, Bing, Facebook, YouTube non sono miei amici perché contribuiscono a diffondere il fondamentalismo islamico.

Giornali e televisioni occidentali contribuiscono ulteriormente alla diffusione delle imprese terroristiche e dei proclami dando loro estrema risonanza, aumentando così la loro forza d’urto.

E’ necessario:

  1. escludere da internet i provider che permettono il caricamento sui propri server di contenuti legati al terrorismo islamico
  2. impedire la diffusione di software e app che permettono trasmissioni criptate
  3. bloccare le piattaforme (Facebook, Twitter, etc.) e i motori di ricerca incapaci di impedire la diffusione di contenuti legati al terrorismo islamico
  4. produrre linee guida e provvedimenti di legge che impediscano ai media occidentali di contribuire alla diffusione delle imprese terroristiche, vedi ad esempio quelle adottate da Le Monde.

3. La presenza di persone disponibili a compire gli attacchi

Su questo punto vedi l’articolo La rivolta generazionale che alimenta il terrorismo, di Ilvo Diamanti.

Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore © Leonardo Evangelista. L’articolo rispecchia le opinioni dell’autore al momento dell’ultima modifica. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.