Come modificare l’atteggiamento passivo nelle attività di orientamento

Perché è importante modificare l’atteggiamento passivo durante le attività di orientamento

Le persone si rivolgono all’orientatore perché vogliono ottenere dei risultati, ad esempio trovare un lavoro. Trovare un lavoro richiede però che le persone svolgano una ricerca di lavoro intensiva: rispondere a offerte di lavoro, fare autocandidature, registrarsi sui siti di centro impiego e agenzie per il lavoro, etc. E ugualmente i nostri utenti devono darsi da fare se vogliono qualificarsi: seguire un percorso di studi o di formazione, fare un tirocinio, studiare da soli, etc.

Alcuni utenti arrivano ai colloqui di orientamento già ben motivati e ricettivi verso i suggerimenti dell’orientatore. Altri invece sono sfiduciati e vorrebbero che l’orientatore gli permettesse di ottenere quello che desiderano con un colpo di bacchetta magica.  Per svolgere un lavoro efficace con questi utenti, l’orientatore deve sapere come attivarli. Deve essere in grado di modificare il loro atteggiamento passivo. Se gli utenti non si attivano, non riusciranno a cambiare la loro situazione.

Master in Orientamento degli adulti
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Possiamo enfatizzare i comportamenti o gli atteggiamenti

Al fine di modificare l’atteggiamento passivo, nelle interazioni coi nostri utenti possiamo concentrarci sui loro atteggiamenti o sui loro comportamenti.

Così ad esempio possiamo evidenziare che una ipotetica Franca o una partecipante al corso di orientamento sulle tecniche attive di ricerca di lavoro ha trovato  lavoro perché ‘E’ motivata’, ‘Ha un elevato senso di autoefficacia’, ‘Ha voglia di fare’ etc. (enfasi sugli atteggiamenti).

Oppure possiamo dire che Franca ha trovato lavoro perché ‘Ha fatto molti contatti’, ‘Ha fatto bene il colloquio di selezione’ ‘Ha seguito un corso di formazione e così ha aumentato il proprio valore sul mercato’ (enfasi sui comportamenti).

Danni dell’enfasi sugli atteggiamenti

Coi nostri colleghi è legittimo descrivere i nostri utenti anche in termini di motivazione, ma se vogliamo modificare l’atteggiamento passivo, quando parliamo con gli utenti l’enfasi sugli atteggiamenti può essere controproducente.

Se il conduttore di un gruppo o un consulente in un colloquio si concentra sugli atteggiamenti di Franca (‘E’ motivata’, ‘Ha un alto senso di autoefficacia’) le persone che  sono in aula o a colloquio e hanno atteggiamenti di altro tipo (scarsa autoefficacia e scarsa motivazione) vedranno il comportamento di Franca come lontanissimo da loro. Penseranno: ‘Fa così perché si sente motivata, beata lei, ma io non mi sento come lei, perciò non seguirò il suo comportamento’.

Come modificare l’atteggiamento passivo

Gli atteggiamenti non si modificano prescrivendoli (‘Devi messere più motivato’, ‘Devi essere più ottimista’, etc.), ma concentrandosi sui comportamenti.

Se vuoi modificare l’atteggiamento passivo, i tuoi discorsi dovranno essere del tipo: ‘Come puoi vedere, Franca ha trovato lavoro perché ha fatto molti contatti e grazie alla formazione era più qualificata degli altri, dunque se vuoi trovare lavoro puoi fare come lei’.

L’aumento della motivazione e del senso di autoefficacia si hanno in questo caso perché i nostri utenti si rendono conto che esistono strategie alla loro portata che permettono di modificare la propria condizione di disoccupati.

In sintesi, i nostri utenti modificano il loro atteggiamento passivo perché si convincono dell’efficacia di determinati comportamenti, e non perché qualcuno gli parla dell’importanza di essere motivati (o di avere un locus of control interno, o un approccio ottimista alla vita).

Se cerchi tecniche e approcci per modificare l’atteggiamento passivo dei tuoi utenti puoi seguire uno dei miei corsi.

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Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. L’articolo rispecchia le opinioni dell’autore al momento dell’ultima modifica. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright

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