Cosa fare coi ragazzi che odiano la scuola, le strategie di Marco Masoni

In questo articolo descrivo brevemente le strategie dello psicologo Marco Vinicio Masoni che ha una lunga esperienza coi ragazzi difficili, raccontata nel suo libro Ragazzi che odiano la scuola. Come negoziare con i più difficili (2016).

Masoni segnala che i giovani di oggi non si piegano più alle gerarchie; perciò, è necessario trovare modalità diverse per migliorare i loro comportamenti.

Evitare di consolidare identità negative

Secondo Masoni il punto ad intervento è quello basato sull’identità: ogni persona sviluppa una propria identità e tende a mantenerla, anche quando questa identità è negativa.

Prendiamo un caso qualunque, rendendolo intenzionalmente sgradevole. Immaginate un ragazzo che da anni quando entra in classe insulta l’insegnante o, quando arriva a casa, insulta i genitori. Cosa pensate faccia quell’insegnante? Cosa farà quella scuola? Quella famiglia? Ricorreranno agli strumenti di sempre: i richiami, i castighi, le note, le sospensioni, le scenate! Ci pare ovvio, normale che sia così, ma in questo modo scuola e famiglia stanno comunicando a quel ragazzo una sorta di invito all’identità: Sono un disgustoso maleducato.  Più scuola e famiglia dicono: Non ci si comporta così!, più confermano questo spezzone trasgressivo di identità del ragazzo 27 (…) Se l’immagine che il ragazzo ha di se stesso è Io sono uno che non fa niente, più glielo dite, più gli confermate questo suo modo di essere riconoscibile, di esistere, e di vedere confermata la propria identità. Più insomma, sente di avere un posto e una funzione nel mondo 28.

E ancora:

Giova ripetere la descrizione del meccanismo: io, ragazzo o ragazza, ho messo a punto una mia caratteristica identitaria, ad esempio di essere quello che non studia. Grazie a questo pezzo di me sto costruendo la mia esistenza nel mondo; questo pezzo va difeso perché se lo perdo, perdo un pezzo di me, della mia riconoscibilità, della mia visibilità. Come lo difendo? Facendo in modo che gli altri dicano in continuazione: Non studi, non stai studiando! Come faccio a ottenere che gli altri dicano: Studia, non stai studiando? Ma è incredibilmente semplice: non studiando. E’ non studiando che ottengo che l’altro dica: Tu non studi! Non studiando invito l’altro a un gioco identitario 53-54.

E’ necessario così che gli adulti non rinforzino questa identità criticando i giovani. Gli adulti devono controllare le proprie emozioni quando i ragazzi hanno comportamenti negativi 65, e valorizzarli per quello che (anche se poco) riescono a fare di positivo 72.

Master in Orientamento degli adulti
Master in Orientamento degli adulti

Valorizzare il positivo

Questa ricerca del positivo comporta anche valorizzare con artifici dialettici comportamenti negativi. Ad esempio Masoni racconta di un ragazzo che parla e capisce molto lentamente, e che per questo vuole lasciare la scuola. Al che Masoni durante il colloquio con lui gli cita una frase riferita a Einstein: La grande fortuna di Einstein era che non capiva le cose ovvie. Così rinfrancato, il ragazzo continuò ad andare a scuola 80-83.

Masoni fa un altro esempio. Arriva nel suo studio una ragazza disperata perché il padre beve. Dissi a quella ragazza (ma glielo dissi pesando le parole e le virgole nell’arco di mezz’ora) che quelli che vivono un inferno così da ragazzine poi fortunatamente, ce lo insegna la ricerca scientifica, si sposano e fanno famiglie felici. Nient’altro. Questa cosa (…) detta durante quell’interazione profonda ha fatto sì che la ragazzina dicesse: Meno male! Che bello vedere diversamente il mio futuro 92-93.

Prescrivere il sintomo

Un’altra strategia è prescrivere il sintomo. Ragazzi, domani abbiamo un incontro, (…) viene a trovarci il sindaco. Io ho bisogno che le classi brave vengano messe in evidenza, per cui ragazzi da voi, già coraggiosi in questo, vorrei un piccolo sacrificio, vi chiedo di fare brutta figura. Ve la sentite di fare un po’ gli scemi? La cosa sarà molto apprezzata, il vostro sacrificio permetterà ad altre classi di ottenere più lustro e ve ne saranno grate 96.

Gianni, ascolta, siccome fai sempre confusione, ho capito perché la fai…. Lo fai per far riposare un po’ la classe, allora facciamo così, ti faccio un segnale quando vedo che la classe è stanca, ti strizzo l’occhio e tu cominci a fare confusione 103.

Dare visibilità positiva ai ragazzi più indisciplinati

Facciamo l’esempio di una classe con un gruppo di quattro o cinque ragazzini che disturba in continuazione, rendendo le lezioni impossibili. Dovremmo individuare il gruppo, il leader o i leader del gruppo. Un incontro serio con loro, in un’aula apposita, con un cerimoniale che dia importanza all’incontro e non sia un chiacchierare così, di corridoio, chiediamo ai ragazzi se hanno visto che alcuni loro compagni stanno male perché non possono seguire, perché avranno dei voti meno belli di quelli che meritano, che l’insegnante soffre, perché non può fare lezione. L’obiettivo di questa domanda è estorcere un sì da quel gruppo di ragazzi. (…) A questo punto, possiamo passare alla parte forte, questa: Ragazzi, la scuola non è onnipotente, con i suoi strumenti non riesce a far star bene in questa classe quei ragazzi e quegli insegnanti, ma siamo convinti, e ne abbiamo parlato fra noi insegnanti, che tu, che sei un leader, con i tuoi tre amici che ti danno retta possiate fare qualcosa. Allora la richiesta che vi faccio a nome anche degli altri insegnanti è questa: voi siete i più grandi esperti in queste cose che riguardano lo star bene e lo star male a scuola. Quanto tempo volete per poterci dire cosa fare, per proporre un progetto per far star bene quell’insegnante e quei vostri quattro compagni? Quanto vi occorre? Un giorno, una settimana, tre giorni? Ditemelo adesso, magari ne parlate voi un attimo e mi rispondete (…) Cosa stiamo facendo? Stiamo con comunicando che vediamo nei quattro bulli quattro esperti di qualcosa, stiamo comunicando che la scuola non alimenta l’io negativo con le sanzioni di sempre, non accetta il loro gioco, non alimenterà il bisogno di problemi della loro identità. Vede più in là, vede altro, vedi cose buone, vede potenzialità interessanti e addirittura chiede aiuto a loro 97,98.

Negoziare coi ragazzi più indisciplinati

La domanda da fare al ragazzo è: Cosa occorre che cambi in me nel rapporto con te, affinché scompaia il problema? 119.

Con la negoziazione i comportamenti dei ragazzi cambiano per il fatto che l’adulto, il genitore, l’insegnante, mette in atto su sua richiesta un’auto cambiamento. Sono sconvolti i valori, le gerarchie, i poteri del rapporto adulto/ragazzo: questo rende efficace la negoziazione! 120.

In un carcere minorile i ragazzi non fanno niente a lezione perché uno di loro, Nicola, li intimidisce. La cosa va avanti da 4 mesi. A questo punto una delle insegnanti fa un colloquio con Nicola e gli dice qualcosa del tipo Anche se sta bloccando la scuola ed è un problema degli insegnanti, ha del carisma. Hai il coraggio di tenere testa agli adulti, fra l’altro sei uno che non teme sanzioni, siamo davanti a un certo coraggio, non solo sei un capo per gli altri ma ti metti anche in gioco, non mandi avanti gli altri, tu dichiari Comando io e faccio questa cosa 126. (…) Allora, senti, Nicola, volevo dirti questo. Ho chiesto di parlare con te al direttore perché ho in ballo un lavoro di ricerca insieme ad altri professori su come fare a far interessare la scuola a un ragazzo che la odia. Sono due mesi che ci lavoriamo e non ne viene fuori niente, non stiamo riuscendo a capire niente finché tre giorni fa mi dico: Ma io ho l’esperto, probabilmente in Lombardia il più esperto di tutti perché fa delle cose … Ho pensato: cioè Nicola che sta fermando la scuola, che spaventa i prof, che blocca tutti, che ha questa efficacia dal leader. Nicola probabilmente è anche quello più competente per risolvere questo problema. E ho detto al direttore: mi faccia parlare con Nicola perché ho bisogno del suo aiuto. Sono qui, Nicola, a chiedere il tuo aiuto, capisci? 129.

A questo punto l’insegnante chiede a Nicola di immaginare una mattinata no (ha dormito poco, ha mal di testa) e alla prima ora c’è l’insegnante più antipatico. Che cosa dovrebbe fare questo insegnante perché avvenga che tu stai così bene, che addirittura diventi contento di seguire e lavorare? 132.

Nicola risponde che se l’insegnante non lo guarda e non gli dice nulla allora lavora anche lui e la situazione così si sblocca 140.

Altri esempi:

  • L’insegnante: Io vedo che sei in gamba, sei sveglio, sei simpatico, non sei uno sfigato, ma non fai niente che riguarda lo studio e Io credo che dipenda anche un po’ da me, da come mi rapporto a te Allora sono disposta, davanti a tutti, ad ascoltare cosa vuoi che cambi nel mio comportamento con te affinché ti diventi più facile studiare?
  • Lo psicologo: Cosa vuoi che cambi nei tuoi genitori affinché tu senta di essere più sereno e calmo in casa? Cosa vuoi che accada nel loro atteggiarsi con te, nel rapporto con te affinché tu ti senta di colpo tranquillo e sereno?

Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. Riproduzione riservata. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.