Cosa sono le competenze orientative?

Cosa sono le competenze orientative
Cosa sono le competenze orientative

Ecco la definizione di competenze orientative

Comincio subito con la definizione:

le competenze orientative sono quelle capacità che permettono di gestire il più possibile in autonomia le proprie scelte formative e professionali.

Un altro termine che possiamo utilizzare per riferirci alle le competenze orientative è competenze per la gestione della carriera (in inglese career management skills). Il termine competenze per la gestione di carriera però pone l’accento sull’età adulta (quella in cui si segue una carriera).

Per questo motivo preferisco il termine competenze orientative che posso usare senza problemi anche parlando di studenti sotto i 18 anni.

Adesso ti spiego come arriviamo alla prima  definizione.

Il contesto delle competenze orientative

L’aiuto dell’orientamento

Innanzitutto l’orientamento è una disciplina che aiuta le persone a fare scelte in ambito formativo (scuola, università, formazione professionale) e professionale. Scelte in ambito formativo sono quelle relative a quale scuola superiore e eventualmente percorso universitario scegliere, e a quali corsi di formazione seguire una volta conseguito un diploma o una laurea.

Scelte in ambito professionale sono quelle relative a:

  • che professione scegliere,
  • come fare una ricerca di lavoro per arrivare a svolgerla (ad esempio quali canali di ricerca utilizzare),
  • come gestire al meglio il proprio percorso professionale una volta che si è trovato un lavoro (esempio chiedere uno spostamento di reparto, un cambio di mansione, cambiare azienda, etc.).

Costruire una professionalità, trovare un lavoro, gestire il proprio percorso professionale richiedono una serie continue di scelte, col rischio, in caso di errori di scelta, di perdere tempo e denaro. Scelte sbagliate possono portare inoltre a cattive prestazioni lavorative e insoddisfazione professionale.

I servizi di orientamento

Per ridurre gli errori, le persone si rivolgono ai servizi di orientamento, che vengono erogati (o dovrebbero essere erogati) nelle scuole, nelle università, nei centri per l’impiego. Possono erogare servizi di orientamento, in convenzione coi servizi pubblici, anche agenzie per il lavoro e agenzie formative.

I servizi di orientamento possono erogare informazioni (per fare scelte è necessario conoscere quali sono le possibilità disponibili) oppure fare consulenza, dare cioè dei pareri e dei consigli esperti sulla base della situazione del singolo utente. I servizi di orientamento possono anche adoperarsi per aiutare le persone a sviluppare competenze orientative, cioè cercare di rendere le persone il più possibile autonome nel prendere decisioni legate a studio o lavoro.

Le attività di orientamento che mirano a sviluppare competenze orientative si chiamano orientamento formativo. Se adotto la prospettiva del coach, allora posso dire che sviluppare competenze orientative significa mettere in grado le persone di assumersi la responsabilità delle proprie azioni in ambito formativo e professionale. Vedi il mio articolo Coaching e orientamento: punti di contatto e differenze. Per un approfondimento sul significato del termine competenze vedi il mio articolo Le competenze: cosa sono e come usarle nell’orientamento.

Come si è diffuso il concetto di competenze orientative

Il concetto di competenze orientative si è diffuso grazie anche alle Linee guida in materia di orientamento lungo tutto l’arco della vita 2009 (Circolare Ministero dell’Istruzione del 15 aprile 2009, n. 43).

Secondo le Linee guida la scuola deve sviluppare competenze orientative, che si distinguono in generali e specifiche. Per il significato dei due termini vedi più in basso. Per un approfondimento sulle Linee guida 2009 vedi il mio articolo La didattica orientativa.

Master in Orientamento degli adulti
Master in Orientamento degli adulti

Come sviluppare competenze orientative?

Ti faccio alcuni esempi. Una persona va a uno sportello Informagiovani perché cerca informazioni sui corsi finanziati dalla Regione (cioè gratuiti) il cui avvio è previsto nel prossimo mese.  L’operatore può semplicemente andare sul sito regionale dove sono indicati tutti i corsi finanziati, filtrare dall’elenco quelli il cui avvio è previsto entro il mese prossimo, stampare l’elenco e darlo all’utente.

Un operatore che lavora anche per sviluppare competenze orientative spiegherà all’utente che c’è un sito regionale che elenca tutti i corsi finanziati, condividerà lo schermo e gli farà vedere come usare i filtri di ricerca, poi lo inviterà a filtrare da solo i corsi che gli interessano e a stampare l’elenco.  In questo modo l’utente ha ottenuto non solo l’informazione che cercava, ma ha anche imparato a cercarsela da solo.

Ancora un esempio: una persona va a un centro per l’Impiego perché ha necessità di aggiornare il CV. L’operatore vede che il CV è impostato male, si mette a editarlo interamente, poi aggiunge le modifiche richieste, ne stampa una copia e la dà all’utente.

L’orientatore che lavora anche per sviluppare competenze orientative farà vedere all’utente un modello di CV migliore, e gli chiederà di modificare il suo modello direttamente. L’operatore sarà presente, ma lascerà fare all’utente, intervenendo solo quando ce n’è bisogno. In questo modo l’utente torna a casa non solo col CV interamente aggiornato, ma ha anche imparato un formato migliore e come descrivere degli aggiornamenti.

Ambedue gli utenti hanno sviluppato competenze orientative, il primo la competenza orientativa di trovare corsi di formazione finanziati, il secondo di aggiornare un CV.

Quanto allargare l’ambito delle competenze orientative?

E’ ovvio che per gestire al meglio le proprie scelte formative e professionali è necessario sviluppare capacità di natura più generale. Ad esempio capacità di osservazione, di sintesi, di scrittura, di videoscrittura (utili nella stesura di un CV), oppure capacità di analisi, decisionali e di resistenza allo stress (utili per fare delle scelte scolastiche o professionali). Saper scrivere in word è una capacità necessaria per poter scrivere un CV, ma nessuno credo sosterrebbe che saper scrivere in word sia una competenza orientativa.  Se applichiamo lo stesso ragionamento alle capacità di analisi, decisionali e di resistenza allo stress dobbiamo concordare che non possiamo chiamarle competenze orientative, semmai dovremmo chiamare queste competenze necessarie per la vita in generale competenze di vita.

Vale la pena di definire capacità così generali e determinate capacità tecniche, ancorché utili a fini orientativi, come competenze orientative? La mia risposta è no, ma andiamo per gradi.

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La proposta di Maria Luisa Pombeni

Flavia Marostica, in un suo articolo, cita Maria Luisa Pombeni che divide le competenze orientative in due grandi categorie:

  • competenze orientative generali
  • competenze orientative specifiche.

Secondo Pombeni (come citata da Marostica) le competenze orientative generali sono «finalizzate principalmente ad acquisire una cultura ed un metodo orientativo» (orientamento personale) e sono propedeutiche allo sviluppo di competenze specifiche.

Le competenze orientative specifiche sono «finalizzate alla risoluzione di compiti definiti e circoscritti che caratterizzano le diverse esperienze personali (orientamento scolastico e professionale)»; sono relative a «una sfera di vita specifica, hanno a che fare con il superamento di compiti contingenti e progettuali».

Sempre secondo Pombeni, all’interno delle competenze orientative specifiche si possono ulteriormente individuare:

  1. competenze di monitoraggio che consistono nella capacità di fare un bilancio delle esperienze formative, lavorative, esistenziali pregresse o in corso, di «tenere sotto controllo l’andamento della situazione personale al fine di prevenire disagi e insuccessi», di sapersi orientare nella continuità,
  2. competenze di sviluppo dell’esperienza formativa e lavorativa personale che consistono nella capacità di costruirsi una prospettiva e «di progettare l’evoluzione della propria esperienza, compiendo delle scelte», di sapersi orientare autonomamente, di elaborare e realizzare un piano per il futuro.

Se capisco bene, nella classificazione di Pombeni le competenze orientative generali e alcune delle competenze orientative specifiche caso 1 (competenze di monitoraggio quali «tenere sotto controllo l’andamento della situazione personale al fine di prevenire disagi e insuccessi», di sapersi orientare nella continuità) sono quelle che io ho chiamato competenze di vita. Solo il caso 2 e parte delle competenze caso 1 (capacità di fare un bilancio delle esperienze formative, lavorative, esistenziali pregresse o in corso) sembrano riferirsi a quelle capacità che servono espressamente per scelte formative e professionali e che secondo me sono le uniche che dovrebbero chiamarsi competenze orientative.

Esempi di competenze orientative specifiche

Provo a fare un elenco di alcune competenze orientative specifiche:

  • capire quali sono le materie scolastiche che preferisco e spiegarne i motivi
  • capire quali sono le materie scolastiche dove riesco meglio / peggio e spiegare le mie difficoltà
  • capire il collegamento fra determinati percorsi scolastici e determinate aree professionali o professioni
  • capire la coerenza fra determinati percorsi di studio medie superiori e determinati percorsi universitari
  • mettere a punto gli strumenti di ricerca di lavoro: CV, messaggio di accompagnamento, profilo LinkedIn
  • scegliere i canali di ricerca più adatti al lavoro cercato e saperli usare
  • individuare e valutare il livello delle proprie caratteristiche personali rilevanti per le scelte formative e professionali
  • capire la coerenza fra le proprie caratteristiche personali e determinate professioni.

Problemi logici con il concetto di competenze orientative generali

Immaginiamo che Marco, un giovane neolaureato, decida di cercare lavoro nel Regno Unito. Navigherà su siti di annunci in inglese, farà un CV in inglese, sosterrà colloqui tramite Skype. A un certo punto un’impresa britannica lo convoca a Londra per un colloquio di persona. Marco pianificherà così il suo viaggio e il suo soggiorno a Londra, e acquisterà un biglietto per il volo su un sito internet. Arrivato all’aeroporto, il suo volo è in ritardo e facendo un po’ di conti si rende conto che forse arriverà in ritardo all’appuntamento. Marco però mantiene la calma, e invia una mail all’intervistatore avvertendolo del ritardo. Sbarcato a Stansted, riesce a orientarsi subito nel caos delle linee metro e dei bus  londinesi e riesce ad arrivare in orario al colloquio. Durante il colloquio avrà un atteggiamento non verbale amichevole e rilassato.

Dunque, in questa storia Marco ha utilizzato una serie di competenze per arrivare a sostenere il colloquio: navigare su internet, comunicare in inglese, pianificare, mantenere la calma, improvvisare, capire come muoversi in una grande città, mostrare un comportamento non verbale congruente con la situazione. Possiamo dire che tutte queste competenze siano competenze orientative di carattere generale?

Se ci atteniamo alla definizione della Pombeni sì. Ma se adottassimo questo criterio avremmo migliaia di competenze orientative, molte delle quali anche di natura tecnica (nella nostra storia comunicare in inglese, scrivere in word). In pratica, tutto quello che una persona può fare o imparare potrebbe essere considerato una competenza orientativa generale. In questo modo però la definizione perderebbe qualunque utilità. L’errore logico è ritenere che ogni competenza utilizzabile in qualche modo nelle scelte formative e professionali o, come in questo caso, nell’inserimento lavorativo possa essere qualificata come competenza orientativa.

Competenze orientative generali e competenze di vita

Perché non è utile inglobare nelle competenze orientative anche le competenze di vita?

Al di fuori della scuola, l’orientamento si riferisce all’aiuto alle scelte formative e professionali e all’inserimento lavorativo, non alla vita in generale. L’orientamento professionale degli adulti non si occupa ad esempio di educazione alla salute, all’affettività, dell’educazione finanziaria, dell’educazione civica, etc.

Il concetto di orientamento, allargato a comprendere l’aiuto allo sviluppo delle competenze di vita crea confusione sulla professionalità degli operatori che devono svolgere le diverse attività  (che formazione dovrà avere l’operatore che si occupa di aiutare lo sviluppo delle competenze di vita?) e una competizione nell’utilizzo dei finanziamenti e del poco tempo disponibile per le attività di orientamento classiche.

Per un approfondimento vedi il mio articolo L’orientamento come educazione alla vita.

Per evitare questi problemi, per riferirsi alle competenze orientative generali il termine orientamento / orientativo non andava utilizzato.

Quelle che Maria Luisa Pombeni ha chiamato competenze orientative generali avrebbero dovuto chiamarsi competenze di vita, competenze di padroneggiamento o simili.

Competenze orientative e competenze chiave europee

Le competenze chiave europee sono un elenco di conoscenze, abilità e attitudini raggruppate in 8 grandi categorie che la Commissione europea promuove dal 2006.

La Commissione Europea promuove le competenze chiave europee per preparare i cittadini europei ad affrontare le sfide della società contemporanea e del mercato del lavoro globale. Servono sia a rendere più competitiva l’industria europea che a migliorare la vita dei cittadini. Vedi il mio articolo Le 8 competenze chiave europee e l’orientamento professionale.

La relazione fra competenze chiave europee e competenze orientative è spiegata brevemente nel mio video Che rapporti ci sono fra competenze chiave europee e competenze orientative?

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Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. Leggi Informativa privacy, cookie policy e copyright.