Cos’è l’indottrinamento
L’indottrinamento è un processo che cerca di convincere le persone a aderire in maniera acritica a determinate credenze o ideologie.
L’indottrinamento può avvenire in vari contesti, tra cui l’educazione, la religione, la politica. Le informazioni sono presentate in modo tale da scoraggiare il dubbio e promuovere determinate credenze o visioni come assolute o incontestabili. In molti casi, l’indottrinamento mira a creare fedeltà incondizionata a una causa, un’ideologia o un leader.
Nell’educazione l’indottrinamento è deleterio perché riduce l’autonomia, il senso critico e l’apertura mentale che invece l’educazione dovrebbe favorire.
Come riconoscere l’indottrinamento nell’educazione
Nell’educazione, l’indottrinamento è facilmente riconoscibile quando sussistono le seguenti condizioni:
- La formazione ha una esclusiva o rilevante componente ideologica o valoriale
- Tutti gli allievi escono da una determinata formazione con le stesse credenze o posizioni ideologiche
- Le credenze o le posizioni ideologiche di uscita degli allievi sono diverse da quelle di entrata
- Le credenze o le posizioni ideologiche di uscita degli allievi sono le stesse del docente.
Le possibilità di indottrinamento crescono al crescere del carisma del docente e della distanza culturale e di maturazione personale fra docente e allievi.
L’opera Educazione in età adulta, di Filippo M. De Sanctis, pubblicata nel 1975, e descritta qui di seguito, è un buon esempio di una educazione degli adulti pensata come indottrinamento.
Non sappiamo cosa De Sanctis potrebbe pensare adesso della sua opera visto che oggi la classe operaia è estremamente ridotta e modificata in termini qualitativi, non ha più un partito stabile di riferimento, e non esiste più una alternativa radicale al sistema economico attuale, se non il sistema cinese.
Il De Sanctis del 1975 potrebbe invece controbattere che nel suo libro propone di rispondere con un indottrinamento pro classe operaia a un opposto esistente indottrinamento pro capitalista. In realtà il sistema dell’istruzione, il sistema politico dominante e il mondo della cultura del 1975 erano composti da attori che diffondevano messaggi con valenza educativa molto eterogenea (vedi le diverse correnti nella Democrazia Cristiana, l’eterogeneità dei partiti di centro-sinistra, le svariate e a volte contraddittorie correnti culturali espresse nei film e nella letteratura dell’epoca, le molteplici posizioni nel mondo universitario e fra gli insegnanti) rispetto alla monolitica ideologia marxista a cui si ispirava allora De Sanctis, perciò il paragone non regge.
Per un esempio di indottrinamento dei giovani in età scolare vedi invece il mio articolo Fare i conti con Lettera a una professoressa.
Chiediamoci poi quale avrebbe potuto essere la valenza educativa (vedi dopo) delle iniziative educative auspicate da De Sanctis. Immagino alcuni effetti sui partecipanti: dogmatismo, chiusura cognitiva, atteggiamento conflittuale.
Un commento a Educazione in età adulta, di Filippo M. De Sanctis
Marx e Engels continuamente citati (ma fa capolino anche Lenin), le masse, il lavoro culturale (quello di cui racconta con disillusione Luciano Bianciardi). Questo è quello che troviamo in Educazione in età adulta, di Filippo M. De Sanctis.
Lo scopo dell’educazione in età adulta secondo de Sanctis:
- non è recuperare l’analfabetismo (c’è solo un accenno alle 150 ore e alla lotta all’analfabetismo e all’abbandono scolastico all’epoca assai diffusi in Italia)
- non è sviluppare competenze utili al lavoro e all’inserimento lavorativo
- non è sviluppare interessi personali (De Sanctis critica l’apprendimento non finalizzato, vedi il capitolo sulla scienza)
Lo scopo dell’educazione degli adulti secondo De Sanctis è uno solo: INCULCARE NELLE MASSE UN SISTEMA DI CREDENZE E VALORI FUNZIONALE ALLA LOTTA DI CLASSE, E, IN PROSPETTIVA, ALLA RIVOLUZIONE. Siamo nel 1975, ancora è viva l’esperienza della rivolta del ’68.
Colpisce il dogmatismo dell’opera: non è possibile cambiare l’educazione degli adulti se prima non cambiano i rapporti economici, cioè se la classe operaia non va al potere. L’approccio massimalista impedisce di vedere i miglioramenti già raggiunti, di promuovere miglioramenti progressivi; tutto è rinviato all’alba in cui sorgerà il sol dell’avvenir. E’ l’atteggiamento di una forza esclusa dal governo della società, che minimizza e disprezza tutti i progressi realizzati da altre forze politiche e pertanto propone solo alternative radicali.
L’unica alternativa immediata che viene prospettata, per gran parte del libro, è la formazione promossa e gestita dai partiti della classe operaia e dai sindacati.
Solo alla fine dell’ultimo capitolo De Sanctis ammette la possibilità di un controllo delle organizzazioni formative pubbliche da parte di partiti di sinistra, sindacati e/o organizzazioni fiancheggiatrici, contraddicendo così il suo rigido determinismo.
Nella prefazione Lamberto Borghi ci segnala che l’opera dà un contributo di primo piano alla fondazione scientifica della disciplina dell’educazione degli adulti, nell’alveo della pedagogia marxista (pag.XIV).
In realtà non si capisce in cosa il testo sia scientifico, se non nella continua citazione di opere di Marx e Engels, che secondo i loro estimatori avrebbero fondato il socialismo scientifico. E ugualmente non è chiaro quale aspetto possa collocare il testo nell’ambito della pedagogia marxista; l’unica possibile caratteristica è il desiderio, continuamente ribadito, di indottrinare le masse.
PS: ho letto Educazione in età adulta e scritto questo resoconto in una sola giornata, utilizzando la funzione di dettatura di word, perciò possono esserci errori; non ho curato l’editing più di tanto.
Il contenuto di Educazione in età adulta
La società industriale e l’educazione degli adulti
Secondo De Sanctis, l’educazione degli adulti nasce non per fini filantropici, ma per la necessità di una forza lavoro adeguata (pag.11). Qui De Sanctis cita Engels: tutta l’istruzione è addomesticata, priva di nerbo, servile verso la politica e la religione dominanti; così che per l’operaio essa in realtà non è altro che una predica permanente per indurlo alla quieta obbedienza, alla remissività, alla rassegnazione al suo destino 11-12.
La società industriale capitalistica pone tendenzialmente a disposizione mezzi enormi per lo sviluppo della cultura: la scuola (di massa), i mezzi di comunicazione (di massa), i beni di consumo culturale (di massa), sono gli aspetti più evidenti di tale realtà. Ma la società industriale capitalistica attuale pone in essere dispositivi di potenza altrettanto enorme per controllare e indirizzare tale sviluppo per la conservazione delle proprie strutture economiche (…) la radice dello sfruttamento capitalistico non si nutre più e soltanto del proletariato che lavora, ma della massa che si diverte (…) quando il lavoro in più del proletario viene sostituito dal cosiddetto tempo libero del consumatore, un altro sfruttatore del salariato diventa l’industria, sotto forma culturale e ricreativa 16.
L’educazione degli adulti, oggi, deve essere finalizzata allo sviluppo intellettuale della classe operaia, alternativo all’indottrinamento di comodo perseguito dall’industria culturale tradizionale 20.
Un altro tema è che la cultura capitalista mortifica la creatività 24-27.
Ma perché orientiamo le nostre scelte verso un’educazione degli adulti intesa allo sviluppo intellettuale della classe operaia? 21. Perché è dimostrato che di tutte le classi che oggi stanno di fronte alla borghesia, solo il proletariato è una classe veramente rivoluzionaria 22.
L’educazione degli adulti è parte di un movimento politico, nel senso più aperto, che si propone di modificare l’attuale organizzazione classista, secondo linee innovatrici sempre più largamente condivise 30.
L’educazione degli adulti deve sapersi porre in rapporto operativo con le strutture culturali in modo da mutare il loro indirizzo, da defunzionalizzarle rispetto alle finalità deformanti di partenza, da ricostruirle come palestre di antagonismo politico 28. Tuttavia, le strutture culturali hanno un potere di cambiare il mondo limitato, anche quando sono gestire dalla classe operaia 29.
Nell’ambito dell’educazione degli adulti è necessario passare dall’adulto oggetto all’adulto soggetto di educazione 31. Una rivoluzione andragogica deve (…) spostare il discorso dall’adulto come oggetto all’adulto come soggetto educativo e potrà essere realizzata nella società industriale soltanto dal movimento operaio, nella coerenza del proprio impegno politico, della sua struttura e delle sue prospettive. Attraverso le sue strutture organizzative di partito e di sindacato 32.
In sintesi, l’educazione degli adulti è strumento di lotta politica, è una educazione militante. L’adulto soggetto attivo di educazione è secondo De Sanctis il soggetto che si riconosce nel PCI e nel sindacato e che lotta.
Il lavoro e i problemi educativi nell’età adulta
Il capitolo inizia con una descrizione del concetto di lavoro alienato in Marx. Poi De Sanctis se la prende con il tempo libero caratterizzato da passività, irresponsabilità, conformismo, inserimento in una gigantesca macchina (…) del lavoro e del tempo libero alienati 46.
De Sanctis introduce poi il tema delle valenze educative, vale a dire L’EFFETTO CHE DETERMINATE ESPERIENZE E IDEOLOGIE HANNO SULLE CREDENZE E GLI ATTEGGIAMENTI DI UNA PERSONA O UN GRUPPO SOCIALE 30.
Queste valenze educative sono insite nei rapporti in parola (cioè, nelle condizioni di lavoro o di non lavoro) e non sono manifeste e tantomeno dichiarate; vanno enucleate e rivelate alla luce del sole affinché i processi formativi per l’età adulta, che vengono posti in essere dal sistema, divengano leggibili come i programmi stabiliti per l’età scolare. (…) è essenziale per noi (…) individuare il senso formativo, e il fine, di fenomeni e situazioni che non sono direttamente formativi (…) ma che sostanzialmente hanno un rilievo di formazione sociale globale 50-51.
Uno dei compiti essenziali dell’educazione degli adulti è esplicitare le ideologie che garantiscono il consenso e la passività dei lavoratori 51. E ugualmente compito dell’educazione degli adulti è comprendere le procedure e i modi per far emergere prospettive alternative alle attuali condizioni di lavoro 51.
Sembra evidente che soltanto definendo prioritariamente le valenze educative delle condizioni di lavoro e dell’opposizione a tali condizioni è lecito porsi prospettive concrete ed interventi educativo nell’età adulta nel settore specifico del lavoro culturale come, del resto, in quelli sindacali e politico 52.
L’educazione degli adulti ha l’obiettivo di denunciare le esperienze e le ideologie che fanno sì che i soggetti siano passivi e sottoposti e dall’altra far elaborare al proletariato strategie di lotta.
Un altro esempio: (…) è attraverso i manganellatori e le bombe che il politico neppure formalmente democratico mira a raggiungere lo scopo educativo (diciamo così) dell’intimidazione e lo scopo politico della recessione 191.
La denuncia delle ideologie e delle esperienze che spingono alla passività e al conformismo e che deprimono la creatività e una esperienza attiva del tempo libero può essere fatta anche in ambiti diversi dal lavoro di fabbrica, ad esempio denunciando le illusioni, i limiti e gli effetti negativi dello sviluppo economico, del progresso scientifico e tecnologico, della formazione professionale, del lavoro nell’agricoltura, dell’urbanesimo, dell’emigrazione, della condizione femminile, della famiglia 53.
Segue a questo punto la discussione relativa alle valenze educative in ciascuno di questi ambiti. Ad esempio, per quel che riguarda la fabbrica e la formazione professionale:
Il sistema della fabbrica (…) tende a impregnare di sé (…) tutta la forma sociale, e ad imprimere, anche sui momenti e gli aspetti che tutte le culture storiche avevano salvaguardato, le stimmate dello sfruttamento e della preparazione formativa allo sfruttamento (…) Per converso, si tende a interpretare univocamente l’educazione degli adulti, come una necessità storica di educazione permanente o -meglio- di formazione permanente ai valori e ai bisogni della produzione. Assistiamo così, in generale, ad un processo di infantilizzazione o di adolescentizzazione dell’adulto 71.
E con riferimento agli infortuni:
Vi è una rilevanza educativa del fenomeno [degli infortuni] che andrebbe studiata in profondità, e che, comunque, deve essere considerata; esistono rilevanti contraddizioni da spiegare. Ad esempio, comprendere sulla base di quali altre motivazioni (la loro entità, i processi della loro introiezione) è stato possibile per un soldato inglese combattere fino alla morte contro gli assassini nazisti e, nel contempo, a un operaio inglese non combattere contro le cause degli omicidi bianchi nel paese, fino alla scomparsa del capitalismo 73.
La scuola nel rapporto fra produzione e formazione
Il sistema scolastico, secondo De Sanctis, è conforme alle necessità dei rapporti di processi di produzione 91 inoltre, in una società di classe, coloro che dispongono dei mezzi di produzione dispongono con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale e dominano anche come pensanti, come produttori di idee che regolano la produzione e la distribuzione delle idee del loro tempo 92.
A questo punto De Sanctis critica le due ideologie dell’educazione permanente e della descolarizzazione della società.
La critica all’educazione permanente
De Sanctis spiega il concetto di educazione permanente citando vari autori. In particolare, quella di educazione permanente è una concezione che vede l’educazione come un bene in sé, come un processo di sviluppo della vita umana integrale nei suoi contenuti umanistici 98. L’istruzione non deve limitarsi alla formazione per la produzione e per il consumo, ma deve realizzare funzioni di ordine più generale, nello sviluppo più multilaterale dell’uomo 98.
De Sanctis afferma che il concetto di educazione permanente può essere declinato in due modalità diverse: da una parte, quello di una semplice tendenza alla ristrutturazione, la riorganizzazione, l’aggiornamento delle istituzioni educative in risposta alle esigenze dei processi produttivi, le suggestioni scientifiche alle pressioni della scuola di massa. Dall’altra quello di una piena assunzione dei valori trasformativi che può avere l’incentivazione dei processi di affermazione di un’educazione permanente verso una società dell’educazione che, delimitando la produzione il consumo, tenda a riattribuire all’uomo tutte le sue capacità creative, contro lo sfruttamento dell’homo faber e dell’homo ludens 99.
De Sanctis propende ovviamente per la seconda ipotesi e a questo punto cita le esperienze di apprendimento dei lavoratori nelle organizzazioni di mutuo insegnamento, nelle istituzioni di educazione operaia o cooperativa, nei movimenti di associazioni di educazione popolare 101.
La critica all’ipotesi di descolarizzazione della società
L’ipotesi di descolarizzazione della società, proposto da vari autori fra cui Ivan Illich, prevede di smantellare l’istituzione formativa scolastica 102.
De Sanctis considera questo concetto una grottesca irrisione 105. E’ ingenuo voler cambiare la scuola senza prima modificare radicalmente la società capitalistica 105. L’importante (…) non è il distruggere; ma costruire una capacità e una forza di controllo sui processi educativi in atto o in fieri. (…) l’importante è essere in grado di gestire processi formativi oppositivi a quelli attuali 106.
Per realizzare una società positivamente educativa, non basta cancellare con un tratto di penna le situazioni e le istituzioni educative che ostacolano oggettivamente ogni processo liberatorio, ma creare le condizioni reali perché l’acquisizione di consapevolezza sulle valenze e sulla direzione delle situazioni e delle istituzioni educative proceda di pari passo ai movimenti trasformativi degli attuali rapporti di produzione. Senza questo tipo di impegno, educazione permanente e richiesta di descolarizzazione possono essere non solo comodamente assorbite dalla conservazione, ma possono risolversi in un corroborante per un sistema formativo che sappia realizzare quel quid di riforma sufficiente a superare alcuni momenti e aspetti delle proprie periodiche crisi 106.
I progetti di riforma della scuola
Le strutture formative sono una variabile del profitto; ciò conduce ad una alternanza di sollecitazioni e di freni, di timide riforme e di costanti tentativi di controriforma sia nelle strutture come nei metodi di insegnamento 107.
A questo punto De Sanctis esamina una serie di possibili riforme del sistema scolastico, che assegnano un ruolo anche all’educazione degli adulti, ma senza dare indicazioni concrete. Auspica solo interventi rapidi contro il pesante analfabetismo e il gravoso non compimento della scuola dell’obbligo 121.
Pubblico, prodotti culturali e interventi educativi
La questione dei mass media assume pregnanza politica quando venga considerata non come tema a sé, ma strettamente interrelata con i problemi di sviluppo intellettuale della classe operaia; allorché, cioè, si esca dallo spettacolo o dall’informazione, per riconsiderare le valenze educative della televisione, del cinema, della stampa, in relazione alla gestione delle strutture dominanti e alle lotte del movimento operaio per contrastarne rovesciarne l’influenza 125, 126.
Quando si parla dell’individuo combattivo in fabbrica o nelle piazze, e remissivo e acquiescente di fronte allo schermo e al giornale indipendente locale, si comprende la necessità di riflettere su come superare questa dicotomia di comportamento di fronte allo stesso padrone 127.
De Sanctis si chiede In quale articolazione del processo produttivo intervenire per contribuire al tramutarsi del pubblico da oggetto a soggetto, da associazione astratta ad associazione concreta, progressiva? Dove favorire il rovesciamento della situazione dello spettatore, da accidentale a volontaria, dalla estraneità all’altro spettatore ad un rapporto di compenetrazione intenzionale, e di lotta contro i modi di operare del capitale nel sistema della cultura? 143
La risposta di De Sanctis è estremamente astratta e malamente spiegabile con poche parole semplici; perciò, rimando chi è interessato al testo originale.
Istituzioni pubbliche e educazione degli adulti
Tutta la parte iniziale è dedicata alla discussione del dilemma: ma lo Stato monopolista (quello italiano, dove una buona parte dell’economia era all’epoca controllata da imprese pubbliche -lo è ancora) può essere terzo rispetto alla lotta fra operai e capitale oppure è parte in causa?
La risposta di De Sanctis, ovviamente, è la seconda, e lo Stato sta dalla parte del capitale. E siccome le politiche culturali pubbliche sono promosse dallo Stato, allora anche queste sono a favore capitale.
In conclusione, quando nel rapporto educativo fra mondo del capitale e mondo del lavoro si attribuisce all’intervento dello Stato alla capacità di mediare, si intende nascondere la realtà dello scontro, e la valenza delle forze opposte 170.
Lo stato monopolista italiano cerca di creare un’atmosfera culturale generale di senso conservativo 192.
Il movimento operaio deve reagire creando iniziative culturali attraverso l’associazionismo, campo nel quale i lavoratori hanno manifestato la capacità positiva di affermare la loro vera individualità, la loro forza collettiva, la loro cultura 195.
Scienza, tecnica, realtà educativa
Nell’ambito del rapporto fra scienza, tecnica ed educazione degli adulti il disvelamento delle forme educative di senso conservativo è reso molto più complesso da alcuni elementi occultanti, particolarmente funzionali allo scopo: (…) il processo di scissione fra lavoro e scienza, l’entrare al servizio del capitale della scienza stessa, la problematicità di un controllo diretto sulla produzione scientifica 201, più altri indicati a p.202. Da tutti questi fattori scaturisce una pioggia di valenze educative che tendono a nascondere le realtà strutturali 202.
De Sanctis sostiene che nell’insegnamento della scienza deve essere fatto riferimento anche al contesto sociale in cui la scienza e la tecnica si sviluppano e vengono utilizzate 209-230.
Anche in questo capitolo De Sanctis sostiene la necessità che l’educazione degli adulti sia strumento di lotta di classe:
L’educazione degli adulti si trova, oggi, inserita in un processo di acquisizioni di incisiva capacità trasformativa; si potrebbe sostenere che la sua direzione, un tempo diretta paternalisticamente verso i miseri e gli analfabeti, debba essere attualmente rivolta verso le esigenze di strati sociali depauperati, in preda alla crisi di una perdita di ruolo, privi di una prospettiva di cambiamento o esitanti rispetto a scelte definite per la costruzione di una società superiore 225.
È proprio nel trasformarsi della rappresentazione dell’educazione degli adulti (…) che si impone l’imprescindibilità di un contributo scientifico che, da diverse angolazioni, valga a destrutturare la presunta naturalità e a dimostrare la reale artificialità che funziona ai fini conservativi delle attuali strutture economiche e ai fini perpetuativi dell’attuale cultura 229.
L’educazione degli adulti per divenire scienza (…) dovrà ricercare dei rapporti sociali la propria funzione storica e le proprie prospettive 231.
Sezione due. Compiti e prospettive dell’educazione degli adulti
In questa sezione De Sanctis ripete le argomentazioni e le indicazioni della parte precedente del libro, con alcune importanti innovazioni.
Rispetto alla presente e operante società educativa, con le sue valenze inumane barbariche, le agenzie educative progressiste devono saper opporre, in termini operativi e in termini utopici, una società dell’educazione capace di rovesciare, più che sviluppare, l’attuale corso, oscuramente medievale; in grado di affermare una democrazia educativa nella quale l’educazione non sia è vista come qualcosa che si sovrappone alla vita (…) qualcosa che non rientra nel campo dell’avere ma in quello dell’essere 241.
Le esperienze più valide [di educazione degli adulti] sono state quindi trovate dai ricercatori nei partiti operai e popolari democraticamente organizzati (in particolare nel partito comunista), nelle associazioni dei lavoratori rette dai lavoratori 242.
Il movimento di educazione degli adulti individuo conferma nello sviluppo dell’associazionismo il proprio compito primario, per lo sviluppo intellettuale della classe operaia 253.
Un altro compito dell’educazione degli adulti è raccogliere, studiare, analizzare le passate, recenti ed attuali esperienze di lavoro collettivo, in modo da far emergere nelle applicazioni concrete e quotidiane i metodi usati, in modo che sia possibile valutare la consapevolezza dell’uso dei metodi, il cui possesso collettivo (…) è essenziale per lo sviluppo dell’associazionismo 247.
Per quanto riguarda gli scienziati, il compito dell’educazione degli adulti dovrebbe tendere a rompere i corporativismi, attraverso la sollecitazione al costituirsi di associazioni democratiche le quali, con la loro azione sociale, potrebbero rendere percepibili i problemi scientifici nella loro dimensione totale, nella conflittualità (…) degli opposti usi della scienza e della tecnica 252.
A questo punto De Sanctis introduce di punto in bianco il nuovo tema del controllo operaio (mediato dai partiti operai e dal sindacato) sulla formazione degli adulti 273.
Intendiamo sottolineare l’esigenza di una estensione dell’intervento di educazione degli adulti nel senso che non bisogna attribuire tale responsabilità solo all’intervento educativo in senso stretto delle associazioni, degli enti, degli organismi operanti nel settore. È necessario, a nostro parere, e ci sembra scaturisca chiaramente dalle precedenti pagine, che il controllo sulla dimensione educativa della realtà di fabbrica o dello scontro politico o della più laconica realtà quotidiana venga assunto dalle stesse forze associative primarie (i partiti e i sindacati). 273-274 Da una socializzazione delle responsabilità dei problemi educativi dell’età adulta [cioè dal coinvolgimento dei partiti di sinistra e dei sindacati], da una compenetrazione di interventi diretti e indiretti, lo stesso lavoro delle istituzioni più antiche riceverebbe una spinta al cambiamento, l’adeguamento alle nuove necessità 274.
Non è un compito facile questo controllo sociale sulla formazione (…). I risultati si vedono alla distanza; talvolta relativamente ravvicinata (…), talaltra distanziata, ed estremamente distanziata tanto da far perdere perfino le tracce (…) dell’influenza educativa sui nostri atteggiamenti e comportamenti attuali 274.
Per riflettere, analiticamente, sulle difficoltà relative al controllo sociale della formazione, sarebbe sbagliato – a nostro avviso – esaminare partitamente: da una parte il controllo sociale sui processi formativi in atto nelle realtà non direttamente formative; e dall’altra, il controllo sociale sulle strutture, occasioni, strumenti direttamente formativi 275.
Non è chiaro né a che tipo di controllo si riferisce, né in quali modi arrivare al controllo. I termini istituzioni più antiche e strutture direttamente formative sono generici. Ma De Sanctis chiarisce poco dopo.
L’educazione degli adulti, nata nel mondo del lavoro, deve tornare al lavoro. In due accezioni. Innanzitutto per iniziativa delle strutture operaie (Consigli di fabbrica, Consigli di zona, sindacati) allo scopo di far emergere più nitidamente le valenze educative delle organizzazioni del lavoro, come dire allo scopo di approfondire la conoscenza dei modi di formazione della coscienza operaia sul posto di lavoro e acquisire forza non solo nella lotta per il controllo della produzione, ma per la gestione dei processi formativi che l’organizzazione scientifica padronale tende continuamente a recuperare per poter imporre, nel modo meno percepibile, nuovi processi di produzione (e nuovi processi educativi) 275, 276.
De Sanctis si riferisce qui a modelli di gestione innovativi delle fabbriche (cita la Volvo), e anche a centri aziendali per la formazione dei quadri aziendali creati ad esempio da Fiat, Olivetti, Pirelli, nonché iniziative di formazione sui problemi aziendali 276. Partiti di sinistra e sindacati dovrebbero perciò arrivare a controllare queste esperienze formative organizzate dai padroni. Non è chiaro in che modo.
La seconda accezione dell’auspicato indispensabile ritorno dell’educazione degli adulti alla realtà del lavoro riguarda gli operatori culturali 277. Gli operatori culturali devono tener conto di alcuni aspetti educativi della condizione operaia, quali il rapporto fra defraudazione dell’intellettualità e riappropriazione della società che opera nella produzione industriale 277, ma soprattutto l’importanza di operare per lo sviluppo intellettuale della classe operaia 278.
Bisogna (…) che il movimento di educazione degli adulti si muova in termini di politica culturale delle istituzioni pubbliche, sia nel senso di accelerare la costituzione di infrastrutture culturali nuove, quantitativamente rispondente allo sviluppo della società, come nella modificazione di quelle esistenti in senso democratico. Sia, in modo più preciso e convinto per la promozione ed il rafforzamento dell’associazionismo, rivendicando anche un sostegno pubblico alle difficoltà di questo lavoro 289.
Dunque, in questa parte finale dell’opera (che termina a p. 291) De Sanctis ipotizza un intervento sia per modificare la politica culturale delle istituzioni pubbliche già esistenti (a p. 286-286 cita la contestazione del 1974 al programma della Biennale di Venezia, che auspica per il futuro gestita da una forza associativa rilevante, quale sindacati, associazioni degli autori, associazioni culturali) sia per crearne di nuove ma ‘democratiche’, cioè ugualmente gestite da partiti di sinistra, sindacati e/o associazioni fiancheggiatrici.
Infine, ugualmente degno di rilievo, De Sanctis prospetta il finanziamento pubblico delle associazioni operaie e sindacali.
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Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. Riproduzione riservata. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.