Se ti stai chiedendo quali sono i vantaggi della globalizzazione, in questa pagina trovi alcune risposte.
Cos’è la globalizzazione
Secondo Wikipedia, la globalizzazione (conosciuta anche come mondializzazione) è il fenomeno causato dall’intensificazione degli scambi economico-commerciali e degli investimenti internazionali su scala mondiale che, nei decenni tra XX e XXI secolo, sono cresciuti più rapidamente dell’economia mondiale nel suo complesso, con la conseguenza di una tendenzialmente, sempre maggiore, interdipendenza delle economie nazionali. Tutto ciò ha portato anche a interdipendenze sociali, culturali, politiche, tecnologiche e sanitarie i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria, unendo il commercio, le culture, le tradizioni, i costumi, il pensiero e i beni culturali.
Secondo alcuni, tra gli aspetti positivi della globalizzazione vanno evidenziati la velocità delle comunicazioni e della circolazione di informazioni, l’opportunità di crescita economica per nazioni a lungo rimaste ai margini dello sviluppo economico mondiale, la contrazione della distanza spazio-temporale e la riduzione dei costi per l’utente finale grazie all’incremento della concorrenza su scala planetaria.
Nella visione di altri, gli aspetti negativi di tale processo sono lo sfruttamento, il degrado ambientale, il rischio dell’aumento delle disparità sociali, la perdita delle identità locali, l’aumento del potere di aziende economiche multinazionali a discapito delle sovranità nazionali e dell’autonomia delle economie locali, la diminuzione della privacy.
Effetti positivi della globalizzazione
La disponibilità di prodotti a prezzo ridotto
Se sul mercato trovi a prezzo ridotto migliaia di prodotti elettronici (pc, televisori, telefonini, etc., ad esempio su Amazon) e scarpe e abbigliamento (ad esempio nelle grandi catene di vendita come OVS) il merito è della globalizzazione. Se questi prodotti fossero prodotti in Italia invece che in Cina, India, Bangladesh, etc. il costo sarebbe triplo o quadruplo.
E ugualmente devi ringraziare la globalizzazione se puoi acquistare un’autovettura nuova a soli 14.000 €. Se fosse prodotta in Italia invece che in Turchia, Tunisia, Corea, etc., la stessa auto costerebbe il doppio o il triplo.
La disponibilità di personale a costo ridotto
Devi ringraziare la globalizzazione se una badante oggi in Italia costa solo 1.200 € al mese. Se non ci fossero badanti dell’est Europa e Filippine, e il lavoro di badante fosse svolto solo da italiane, il costo sarebbe doppio o triplo.
Minore conflittualità internazionale
La globalizzazione crea interdipendenze reciproche fra stati, che diminuiscono la conflittualità. Se Taiwan e Cina non fossero così tanto coinvolte nel commercio internazionale, la Cina probabilmente avrebbe già invaso Taiwan.
La riduzione della diseguaglianza fra nazioni
Un recente articolo di Gavazzi e Alesina apparso su Il Corriere della Sera evidenziano un altro vantaggio della globalizzazione. Secondi gli autori:
Quarant’anni fa il reddito pro capite degli Stati Uniti era 24 volte maggiore di quello indiano, e questo anche tenendo conto del fatto che in India la maggior parte dei prodotti costa molto meno che in America. Oggi, nonostante l’India continui a restare relativamente povera, la distanza con gli Stati Uniti si è molto ridotta. La differenza nel reddito pro capite tra un cittadino statunitense e uno indiano si è dimezzata: da 24 a 12 volte. Il risultato è ancora più straordinario per la Cina: da 24 volte a 5
La riduzione della distanza fra paesi ricchi e paesi poveri è dovuta al miglioramento del reddito pro capite nei paesi poveri.
Effetti negativi della globalizzazione
La perdita di posti di lavoro nei paesi sviluppati
Se prodotti elettronici, abbigliamento e autovetture che arrivano sul mercato italiano possono essere prodotti a un costo pari alla metà o a un terzo di quello che costa produrli in Italia, è chiaro che gli occupati italiani in questi settori si riducono drasticamente.
La crescita delle diseguaglianze all’interno dei paesi sviluppati
Un altra novità degli ultimi 20 anni è la crescita delle diseguaglianze all’interno dei Paesi:
E’ molto aumentato il reddito dell’1 per cento più benestante dei cittadini, il cosiddetto «top 1 per cent». Negli Stati Uniti quarant’anni fa il 10 per cento del reddito nazionale prima delle tasse andava al top 1 per cent, oggi quella quota è salita al 20 per cento (sebbene la tassazione la riduca al 16 per cento). Il reddito della metà più povera della popolazione nello stesso arco di tempo è aumentato solo dell’un per cento (sebbene tasse e redistribuzione abbiano fatto salire quella quota al 21%.)
In Europa l’aumento della diseguaglianza è stato molto inferiore: in quarant’anni, prima di tasse e redistribuzione, la quota dei top 1 per cent è salita dal 7,5 per cento all’11 per cento. In Italia l’effetto è stato trascurabile: la quota di reddito nazionale che va all’1% più ricco è passata dal 7,5 al 9,4 per cento; i dati come appena detto si riferiscono a prima di tassazione e trasferimenti, che, una volta considerati, annullano l’aumento.
Leggi l’articolo su Il Corriere della Sera.
Come sta andando la globalizzazione
Secondo un articolo di Massimo Livi Bacci, cinque periodi caratterizzano la globalizzazione:
Il primo (1860-1913), fino alla prima Guerra Mondiale, caratterizzato dalla crescita del commercio internazionale, dalla complementarietà di Europa e America, dal crollo del costo degli scambi. Il secondo, che comprende le due Guerre Mondiali (1914-1945), di profonda crisi e regresso per i conflitti, le chiusure e il dilagare del protezionismo. Il terzo (1945-71), di ripresa, caratterizzato da cambi fissi. Il quarto, di liberalizzazione degli scambi e di forte e continua crescita (1972-2007). Il quinto, dalla grande crisi finanziaria a oggi (2008-2023), di stagnazione della globalizzazione (slowbalization), per l’aumento delle tensioni internazionale, le minori riforme, un minore consenso politico all’integrazione tra economie. (…)
Tuttavia negli ultimi due anni il rapporto tra valore degli scambi e PNL è perfino un po’ cresciuto, segno di un rafforzamento ulteriore degli scambi tra i paesi.
Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore © Leonardo Evangelista. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.