Francesco Giubileo, un noto esperto di politiche attive del lavoro, ha scritto qualche settimana fa per La voce.info l’articolo Nei centri per l’impiego arrivano i funzionari “sbagliati” dove segnala l’inadeguatezza dei criteri di selezione utilizzati per le recenti assunzioni degli operatori dei centri per l’impiego in varie regioni italiane. Trascrivo qui un estratto del suo intervento sullo stesso tema su Radio Radicale che è possibile ascoltare qui di seguito.
[il problema è che vengono fatti] concorsi per dipendenti dei centro per l’impiego con criteri simili a quelli che dovresti usare per un funzionario dell’anagrafe, cioè con domande prevalentemente di diritto amministrative o del lavoro. Non ci sono domande su competenze digitali, competenze di natura psicologica, orientamento… Al disoccupato che l’operatore conosca benissimo le leggi che regolano le politiche attive, che cosa sono i livelli essenziali delle prestazioni, che cos’è la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro interessa assolutamente niente. Il disoccupato quando va al centro per l’impiego cerca un lavoro. L’aiuto nella ricerca di lavoro è un compito difficile che richiede competenze specifiche. I centri per l’impiego hanno fatto questo grandissimo concorsone fra l’altro articolato a livello regionale, che ha creato un ritardo, ha creato disomogeneità, deve ancora entrare a regime.
Si sono spesi centinaia di milioni di euro per avere funzionari che dovranno poi successivamente essere formati più o meno come è avvenuto per i navigator e quindi spendere molti soldi per assumerli e poi ugualmente molti soldi per formarli, ma non so quanto riusciranno a formarli perché se c’è bisogno di uno psicologo non è che prendi un giurista e poi gli fai fare quattro settimane di formazione su aspetti della psicologia e motivazione e hai lo psicologo. (…) La stessa cosa per l’orientatore: per formare un orientatore ci vogliono anni e forse serve anche una preparazione in pedagogia degli adulti, non è una cosa che si insegna in pochi mesi. La stessa cosa vale per l’agente commerciale che deve andare per le aziende [a proporre i servizi del centro per l’impiego]; serve uno spirito motivazionale che non si trova certo con un concorso per addetti anagrafe. La stessa cosa per i facilitatori digitali: ci vuole una laurea in marketing o un master in social reputation, tutte tematiche che assolutamente non sono previste nei concorsi per operatori.
Dunque cosa saranno in grado di fare questi 11.000 nuovi operatori all’interno dei centri per l’impiego? Per aiutare i disoccupati ci sarà bisogno di consulenti che affianchino gli operatori, forse presi da agenzie private, perché gli operatori dei centri per l’impiego non saranno capaci, non avranno le competenze (…).
Si vede chiaramente una grande differenza [degli operatori dei centri per l’impiego] con gli operatori delle agenzie per il lavoro private. Se le agenzie private non avessero fatto investimenti in piattaforme e competenze specifiche a questo punto avrebbero già chiuso, perché il mercato non perdona. O i tuoi operatori hanno queste competenze oppure non hai nessuna speranza di rimanere sul mercato.