Il sensemaking, o processo di attribuzione di significato, è una nozione che esplora come le persone interpretano e costruiscono significati attorno agli eventi che accadono, specialmente nei contesti di lavoro. Questo concetto è stato studiato a fondo da Karl E. Weick, un sociologo e studioso di organizzazioni, e da Etienne Wenger, un teorico della comunità di pratica. Ognuno di questi autori contribuisce a una comprensione più completa di come le persone “fanno senso” della propria realtà organizzativa.
La prospettiva di Karl E. Weick
Secondo Weick, il sensemaking è una parte essenziale della vita lavorativa. Weick suggerisce che le persone, di fronte agli eventi che accadono in azienda, sono impegnate a interpretare e reinterpretare tali eventi per costruire una narrazione che risulti coerente e comprensibile. Immaginiamo un esempio concreto: quando viene sostituito un amministratore delegato, i dipendenti potrebbero interpretare questo cambiamento come un segnale che l’azienda non sta andando bene. Questo processo di interpretazione è continuo: ad ogni nuova informazione o cambiamento, le persone riesaminano le loro interpretazioni per adattarsi alla realtà in evoluzione.
Weick sostiene che il sensemaking avviene attraverso un insieme di piccoli atti di interpretazione, un processo che non è mai statico ma si muove costantemente al passo con i cambiamenti organizzativi. Le persone costruiscono “storie” su ciò che accade, collegano eventi e attribuiscono significati alle azioni in modo da rendere gli eventi comprensibili, specialmente quando l’ambiente è ambiguo o caotico. Questo processo è fondamentale per navigare nelle dinamiche lavorative, dove è essenziale attribuire significati a situazioni per prendere decisioni e agire.
La visione di Etienne Wenger
Wenger amplia il concetto di sensemaking contestualizzandolo nelle comunità di pratica, ovvero quei gruppi di persone che condividono un interesse, una professione o una pratica comune. Egli sostiene che, attraverso la partecipazione alle comunità di pratica, le persone costruiscono e condividono significati, apprendono e sviluppano competenze. Questo sensemaking condiviso permette loro di creare un “linguaggio” comune che aiuta ad affrontare le sfide quotidiane del lavoro.
In altre parole, Wenger ritiene che il processo di attribuzione di senso sia in parte individuale e in parte collettivo, poiché è influenzato dal confronto continuo con i colleghi, che condividono e arricchiscono i significati attribuiti a ciò che accade sul posto di lavoro. Le persone imparano insieme e creano un repertorio di conoscenze che arricchisce le loro capacità di interpretazione e azione.
Il sensemaking in pratica: come le persone attribuiscono significati
In termini semplici, il sensemaking è il processo attraverso cui le persone cercano di dare un significato agli eventi, costruendo teorie e attribuendo un valore a ciò che accade sul posto di lavoro. La costante necessità di interpretare le situazioni, di dare un senso a ciò che accade è una funzione fondamentale che permette di muoversi in un contesto lavorativo. Non si tratta solo di capire i “fatti” così come sono, ma di inserire ogni fatto in una cornice di significato che ci permette di prendere decisioni.
Ad esempio, immaginiamo che in un’azienda venga annunciata una nuova direttiva sui criteri di valutazione delle performance. I dipendenti, da un lato, cercano di capire cosa comporterà per loro personalmente (es. “Devo modificare il mio modo di lavorare?”); dall’altro, potrebbero interpretare l’introduzione della direttiva come un segnale di cambiamenti più grandi in azienda (es. “Questa nuova politica indica che l’azienda si sta orientando verso una cultura più competitiva”). Queste interpretazioni non sono casuali, ma basate sulle esperienze passate, sui valori dell’azienda e sulle informazioni che i dipendenti raccolgono attraverso le interazioni con i colleghi.
Le persone sono anche impegnate a dare significato a ciò che accade nello svolgimento dei propri compiti specifici. Hanno teorie riguardo agli obiettivi del proprio lavoro, assegnano nomi alle situazioni comuni e dispongono di un repertorio di “tecniche” che considerano appropriate per risolvere determinate sfide. Ad esempio, un impiegato potrebbe avere un proprio modo di gestire clienti difficili o situazioni stressanti, costruito e perfezionato attraverso l’esperienza. La capacità di interpretare le situazioni e di rispondere in modo efficace diventa, quindi, una sorta di “guida pratica” per agire con sicurezza.
Come viene costruito il significato: storie, etichette e categorie
Un aspetto interessante del sensemaking è che le persone usano storie, etichette e categorie per dare significato a situazioni complesse. Prendiamo l’esempio dei dipendenti che affrontano un cambiamento organizzativo importante: potrebbero dire tra loro, “Questo è come quella volta in cui…” oppure “In situazioni simili abbiamo sempre fatto così…”. In questo modo, costruiscono e condividono un repertorio di esperienze che diventano punti di riferimento, come se fossero delle “etichette” per categorizzare eventi simili.
Questi riferimenti e storie comuni aiutano a interpretare il presente basandosi sul passato, costruendo uno schema di significato che è collettivo, ma che ogni persona adatta alla propria esperienza individuale. In altre parole, il sensemaking è un’attività “sociale” nella misura in cui le interpretazioni individuali sono costantemente influenzate e arricchite dalle interazioni con i colleghi.
Perché il sensemaking è fondamentale sul posto di lavoro
Comprendere il sensemaking è cruciale perché permette di comprendere come e perché le persone agiscono in un certo modo sul lavoro. Più che limitarsi a eseguire le direttive, le persone cercano di costruire un quadro di riferimento per comprendere il significato del loro operato, le aspettative dell’organizzazione e l’impatto delle loro azioni. Questo aiuta a creare un senso di sicurezza e di direzione, rendendo possibile una gestione più efficace delle dinamiche lavorative.
Il sensemaking, quindi, è un processo continuo e adattivo che permette alle persone di navigare nei contesti complessi e spesso ambigui del lavoro. Proprio perché è un processo che si rinnova, esso favorisce un adattamento costante e una maggiore capacità di gestione delle incertezze.
Conclusioni
In sintesi, il sensemaking rappresenta il tentativo di dare un senso alle cose, in modo da comprendere il presente e orientarsi nel futuro. Sul posto di lavoro, è il processo che permette alle persone di interpretare gli eventi e di costruire storie e significati condivisi, rafforzando così il loro senso di appartenenza e direzione.
Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. Riproduzione riservata. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.