La certificazione delle competenze professionali in Italia

In questo articolo ti spiego come funziona in Italia la certificazione delle competenze professionali. e inoltre ti spiego cos’è la certificazione delle competenze e perché è stata sviluppata.

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Che cosa certifichiamo quando certifichiamo le competenze professionali?

In termini generali, la certificazione delle competenze professionali è un processo formale di valutazione che ha lo scopo di riconoscere ufficialmente le competenze acquisite da un individuo in determinati settori o aree di attività.

Le competenze sono i compiti principali di ogni professione

Nei processi di certificazione delle competenze professionali, il termine competenze indica i compiti principali caratteristici di una professione. Ad esempio i compiti principali di un formatore (cioè le competenze del formatore), individuati sulla base di una job analysis, sono:

  • svolgere l’analisi dei bisogni formativi,
  • erogare l’attività formativa,
  • rendicontare l’attività formativa.

Vedi ad esempio l’indicazione della competenza Effettuare l’analisi del bisogno formativo nel profilo professionale di formatore Regione Lombardia

La certificazione delle competenze professionali in Italia
La certificazione delle competenze professionali in Italia

Ogni compito principale può a sua volta essere ‘spezzato’ in una serie di sottocompiti di secondo livello che lo rendono possibile.

I sottocompiti di Svolgere l’analisi dei bisogni formativi sono (li scrivo in sintesi):

  • progettare e mettere a punto le modalità di rilevazione dei bisogni formativi (in concreto potrà trattarsi ad esempio di questionari e interviste),
  • svolgere la rilevazione dei bisogni (somministrare questionari e svolgere interviste, analizzare materiali relativi a precedenti attività formative e alle politiche aziendali, etc.),
  • elaborare e comunicare alla direzione i risultati dell’analisi dei bisogni.

Questa definizione è assai diversa dalla definizione delle competenze usata ad esempio nella selezione del personale e nella formazione manageriale.

In questi ambiti il termine competenze indica le caratteristiche personali che permettono una buona prestazione lavorativa. Il termine competenze può così indicare: atteggiamenti, capacità trasversali (calmare, motivare, convincere, leggere velocemente,  analizzare, sintetizzare, etc.), conoscenze e capacità tecniche, etc.

C’è una differenza sottile (ma reale) fra le competenze di una figura professionale e le competenze di una persona. Le competenze di una figura professionale sono, come ho già detto, i compiti principali proprio di quella figura; sono per così dire impersonali. Le competenze di una persona sono invece capacità personali.

La certificazione delle competenze riconosce primariamente che la persona è in grado di svolgere determinati compiti, l’enfasi è perciò sulla sua prestazione, non sulle sue caratteristiche.

Master in Orientamento degli adulti
Master in Orientamento degli adulti

A cosa serve la certificazione delle competenze professionali acquisite in contesti non formali e informali

La certificazione delle competenze professionali acquisite in contesti non formali e informali permette invece di ottenere una qualifica professionale grazie al riconoscimento dell’apprendimento avvenuto in tutto o in parte al di fuori di un percorso di studio tradizionale o di un periodo di apprendistato.

Le competenze acquisite in contesti non formali e informali sono quelle sviluppate al di fuori di un percorso di studi formale. Vedi tutte le definizioni alla pagina Un glossario relativo alla certificazione delle competenze

Può cioè ottenere una determinata qualifica professionale anche una persona che ha imparato a svolgere determinati compiti lavorativi studiando e praticando da sola o col supporto di un amico o un familiare, lavorando al nero, lavorando in una impresa ma in un ruolo diverso, svolgendo un’attività di volontariato, etc.

Perché anche in Italia è stata introdotta la certificazione delle competenze professionali non formali e informali

Esistono vari modi per preparare una persona a svolgere una determinata professione e per attestare il possesso di determinati livelli di conoscenze e/o saper fare.

L’apprendistato

Il metodo tradizionale, per centinaia di anni, è stato l’apprendistato e l’ammissione nelle corporazioni di artigiani (nel tempo l’ammissione a una corporazione è venuta meno). L’apprendistato presuppone però un’assunzione.

La frequenza di un corso di studi

In epoca moderna si è diffusa anche la frequenza di un corso di studi presso una scuola pubblica o privata accreditata e il superamento di un esame finale.

Il documento ufficiale rilasciato dopo il superamento dell’esame (chiamato a seconda dei casi diploma, attestato, licenza, qualifica, etc.) certifica (cioè dichiara per tutti i possibili soggetti interessati) che la persona ha seguito con successo quel determinato percorso formativo raggiungendo gli obiettivi di apprendimento previsti dal programma.

Limiti del sistema basato sul percorso di studi

Anche questo sistema ha dei limiti. Ad esempio richiede normalmente alla persona di:

  • svolgere la gran parte delle attività di apprendimento recandosi fisicamente presso la struttura formativa
  • impegnarsi nell’apprendimento a tempo pieno per un certo numero di mesi o anni (ad esempio per conseguire il diploma di scuola superiore sono necessari 5 anni di frequenza a tempo pieno)
  • adattarsi a un insegnamento basato spesso sull’acquisizione di concetti teorici in un contesto caratterizzato da banchi / cattedra / lezione frontale / compiti scritti e interrogazioni.

L’apprendimento attraverso percorsi di istruzione e formazione standard è poco adatto

  • a chi abita lontano dalla struttura formativa,
  • a chi non è in grado di assicurare un impegno a tempo pieno perché lavora o ha impegni familiari stringenti,
  • a chi preferisce modalità di apprendimento basate su un atteggiamento attivo o su attività pratiche,
  • a chi proviene da paesi le cui qualifiche educative non sono riconosciute nel paese ospite.

Altri modi di imparare

Riconoscere gli apprendimenti solo a chi ha completato con successo un corso di studi o un apprendistato è parziale perché in concreto le persone imparano anche in molti altri modi. Le persone imparano ad esempio studiando in autonomia (internet, libri), partecipando ad attività con valenza formativa (es: convegni), sperimentando direttamente le attività che desiderano imparare (ad esempio provando a suonare uno strumento musicale), etc.

La certificazione dell’apprendimento comunque acquisito amplia i diritti individuali

L’idea alla base della convalida dell’apprendimento acquisito al di fuori di percorsi di apprendistato e di studio formali è mettere a punto sistemi per convalidare (cioè verificare e dare valore sociale attraverso il rilascio di un documento avente valore legale) anche quello che la persona ha imparato o ha imparato a fare (cioè il risultato), indipendentemente dalle modalità utilizzate (cioè dal percorso di apprendimento seguito).

In sintesi, la convalida dell’apprendimento non formale e informale attraverso un dispositivo di certificazione delle competenze risponde al diritto di ogni persona di vedere riconosciuti i propri apprendimenti, comunque acquisiti.

Come si è arrivati in Italia alla certificazione delle competenze professionali acquisite in contesti non formali e informali

La Raccomandazione europea

A livello europeo, la certificazione delle competenze acquisite in compensi non formali e informali è stata promossa dalla Raccomandazione del Consiglio Europeo del 20 dicembre 2012. La Raccomandazione invitava gli Stati membri a dare ai cittadini l’opportunità di dimostrare quanto hanno appreso al di fuori dell’istruzione e della formazione formali.

Invitava inoltre ogni Stato membro a mettere a punto un procedimento di convalida delle esperienze di apprendimento non formale e informale che permetta a ogni cittadino di ottenere un titolo di studio o una qualifica completa o parziale

La Raccomandazione ha spinto gli Stati membri che non ce l’avevano a dotarsi di dispositivi, cioè di servizi, che permettessero tale convalida. I termini convalida delle esperienze di apprendimento non formale e informale e certificazione delle competenze acquisite in contesti non formali e informali indicano la stessa cosa.

Lo sviluppo della certificazione delle competenze professionali in Italia

In Italia, lo sviluppo dei servizi di certificazione delle competenze professionali è avvenuto su base regionale. Invece di sviluppare un sistema unico a livello centralizzato, valido per tutte le regioni, si è optato per sistemi su base regionale. Il risultato è che al momento ogni regione ha un proprio repertorio delle qualifiche professionali e una propria normativa per la certificazione.

Negli anni il ministero del lavoro e il coordinamento delle regioni hanno cercato di rendere i  diversi sistemi regionali più omogenei, e finalmente siamo arrivati a linee guida comuni, ma è stato un processo lungo e costoso, ancora non arrivato a termine.

Ancor oggi  le qualifiche hanno valore solo nella regione in cui sono state rilasciate, ma non nelle altre regioni. Voglio dire, non c’è un riconoscimento automatico delle qualifiche fra regioni diverse.

Inoltre, ancor oggi nella maggioranza delle regioni italiane il sistema di certificazione delle competenze non è pienamente operativo. Al momento in cui scrivo, credo che le uniche regioni in cui un cittadino può rivolgersi a un soggetto autorizzato e chiedere la certificazione delle competenze siano solo Lombardia e Emilia-Romagna. Tutte le altre regioni sono ancora a stadi diversi del processo di realizzazione.

Come si fa in Italia la certificazione delle competenze professionali?

In Emilia Romagna o in Lombardia il cittadino che desidera ottenere una certificazione delle competenze deve innanzitutto rivolgersi a un soggetto autorizzato.

Chi sono i soggetti autorizzati a svolgere la certificazione delle competenze: centri per l’impiego e agenzie per il lavoro e agenzie formative che hanno ottenuto una autorizzazione regionale.

Vediamo le diverse fasi del processo di certificazione delle competenze professionali. Mi riferisco qui al processo Regione Lombardia che è simile al processo Emilia-Romagna.

La fase di accoglienza

Il cittadino riceve informazioni su come funziona il processo di certificazione. Se è interessato passa alla fase successiva.

La fase di identificazione delle competenze

Il cittadino spiega a un esperto i compiti lavorativi che ha imparato a svolgere in modo non formale e informale e di cui vorrebbe ottenere la certificazione. L’esperto identifica le competenze corrispondenti nel repertorio delle qualifiche regionali e nel sito Atlante del lavoro e qualificazioni.

Atlante del lavoro e qualificazioni è un sito nazionale che serve appunto a identificare le competenze regionali a cui corrispondono determinate attività lavorative.

Sempre con l’aiuto dell’esperto, il cittadino mette poi  a punto un dossier delle evidenze, vale a dire una raccolta di documenti o comunque di cose fisiche che possono supportare la sua richiesta.

La fase di validazione delle competenze

Nella fase di validazione delle competenze, la documentazione messa a punto in precedenza viene valutata da un esperto. Se è poco convincente, il cittadino deve sostenere un esame.

La fase di certificazione

Nella fase di certificazione il dossier delle evidenze viene di nuovo esaminato e il cittadino sostiene (di nuovo, anche se l’aveva già sostenuto nella fase precedente) un esame.

Se l’esito è positivo, il cittadino riceve una attestazione di competenza (questo in Lombardia è il nome dell’attestato di qualifica professionale).

L’attestazione finale può essere relativa a tutte le competenze di una determinata qualifica (in questo caso la persona consegue la qualifica) oppure, se il processo va male, solo di alcune competenze del totale.

In questo secondo caso la persona potrà richiedere una nuova certificazione per le competenze mancanti oppure ottenere l’attestazione di competenza per le competenze mancanti frequentando un corso di formazione.

Modifiche nel sistema della formazione professionale a seguito della certificazione delle competenze

La certificazione delle competenze ha portato cambiamenti  rilevanti nel settore della formazione professionale:

  • I profili professionali sono stati riscritti in termini di attività lavorative principali
  • I corsi di formazione dovrebbero adesso essere focalizzati non sui contenuti disciplinari, ma sull’imparare a svolgere le attività lavorative principali di ogni qualifica
  • L’esame finale dei corsi di qualifica dovrebbe essere adesso focalizzato non più sulla verifica della conoscenza dei contenuti disciplinari ma sulla verifica dell’effettiva capacità di svolgere le attività lavorative principali di ogni qualifica.

parlo al condizionale perché non so dire in che misura questi principi sono stai poi effettivamente concretizzati.

Critiche al sistema di certificazione delle competenze professionali italiano

Le critiche al sistema italiano di certificazione delle competenze sono diverse.

La frammentazione del sistema di certificazione

Come ho già spiegato, ogni Regione ha approvato una propria normativa e ha un sistema proprio, distintamente diverso, anche se all’interno di principi applicati a livello nazionale.

Le qualificazioni regionali non sono automaticamente valide nelle altre regioni.

L’uso delle ADA aree di attività invece che delle attività principali

Su questo punto vedi il mio articolo Cosa sono le ADA nella certificazione delle competenze. 

La discutibile individuazione delle attività principali e delle sotto attività

In molti profili regionali, la job analyisis è stata fatta in modo sbrigativo, perciò la descrizione delle attività principali e delle sotto attività è fallata.

Un esempio paradigmatico è l’utilizzo dell’espressione ‘applicare tecniche di….’ nella gran parte dei profili professionali della regione Lombardia. Applicare tecniche di non è un’attività, l’espressione cioè non spiega che cosa la persona debba saper fare.

La complessità del sistema a quattro fasi

Logica vorrebbe che il processo di certificazione delle competenze si articolasse in solo due fasi principali:

  • una prima fase dove la persona interessata alla certificazione, con l’aiuto di un consulente, mette a punto il dossier delle evidenze, vale a dire attestati, dichiarazioni di terzi, risultati della propria attività lavorativa etc., che dimostrano il padroneggiamento delle attività principali e
  • una seconda fase dove il candidato viene esaminato da una commissione.

Non è chiaro il vantaggio della fase di validazione; potrebbe essere semplicemente abolita.

Una mia collega mi ha spiegato che:

[l’inserimento della fase di validazione] è uno step di garanzia sul processo: non si porta chiunque a prova di certificazione (dispendiosa in termini organizzativi e di costo) ma solo coloro che, da prove documentali e un colloquio tecnico con un soggetto terzo rispetto al consulente che ha aiutato a preparare il dossier delle evidenze, ha raggiunto la copertura delle conoscenze e capacità di almeno una delle attività principali.

Trovo l’affermazione discutibile. Il consulente che aiuta a preparare il dossier delle evidenze è perfettamente in grado di valutare se il candidato può padroneggiare almeno una delle attività principali e dargli il via libera per la partecipazione alla fase di certificazione. La possibilità di inviare all’esame di certificazione persone che non padroneggiano nessuna attività principale con una procedura strutturata in due sole fasi è solo ipotetica, mentre il tempo perso nella fase intermedia è reale, e, oltre ai costi, aumenta la durata e la complessità della procedura.

La mancanza di indicatori per la valutazione della prestazione

La gran parte dei dispositivi descrive le attività principali, ma non gli indicatori. La scelta degli indicatori è lasciata alle commissioni esaminatrici.

La scelta di indicatori efficaci (che cioè riescano a discriminare le persone capaci di una buona prestazione da quelle incapaci) richiede nella commissione valutatrice:

A. la conoscenza approfondita della professione le cui attività principali sono da certificare e

B. la capacità di organizzare prove di valutazione efficaci.

Il ruolo marginale delle associazioni di categoria nella certificazione delle competenze

Perché il sistema di certificazione delle competenze sia efficace, la competenze dovrebbero essere esaminate dalle associazioni di categoria, non dalle agenzie formative.

Cioè ad esempio l’esame per ottenere la qualifica di idraulico dovrebbe essere svolto da idraulici presso un’associazione professionale che rappresenta gli idraulici, non da docenti presso l’agenzia formativa che ha organizzato il corso da idraulico.

In alcuni casi i docenti dell’agenzia formativa possono essere operatori del settore, ma non sempre è così. In alcune regioni è previsto che all’esame partecipi un esperto di settore, ma spesso si tratta di funzionari di associazioni professionali (es: associazioni di artigiani) che professionalmente svolgono compiti di natura amministrativa.

Le agenzie formative hanno inoltre l’interesse a promuovere (qualificare) più corsisti possibili. Le associazioni professionali invece a tenere alto lo standard professionale. Solo lo svolgimento degli esami presso le associazioni professionali assicura che le certificazione di competenze sia obiettiva.

Lo svolgimento dell’esame presso le (poche) associazioni professionali esistenti avrebbe inoltre l’effetto molto importante di ridurre l’attuale variabilità dei criteri di valutazione.

Col sistema attuale ogni esame è un caso a sé e lo stesso candidato può ottenere risultati diversi a seconda dell’agenzia presso cui lo svolge. Se tutti i candidati alla qualifica di idraulico svolgessero l’esame presso una o due associazioni professionale di idraulici i valutatori sarebbero sempre gli stessi e potrebbero così assicurare una uniformità di giudizio.

Quanto costa in Italia la certificazione delle competenze professionali?

Se il cittadino è in condizione di disoccupazione, il processo di certificazione viene pagato con un finanziamento pubblico. Qui di seguito vediamo le somme rimborsate da Regione Lombardia alle agenzie che svolgono certificazione delle competenze, per singola persona.

Importi rimborsati per certificazione competenze

Come approfondire la certificazione delle competenze professionali in Italia

Ti è piaciuto questo articolo? Puoi approfondire leggendo il mio libro La certificazione delle competenze spiegata semplice.

 

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Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.