Per sfuggire alla guerra, una massa di profughi entra nei confini dell’Impero romano. Il loro ingresso è mal governato, la massa dei profughi si trasforma in un esercito che inizia a saccheggiare le province romane e che sarà impossibile sconfiggere. E’ l’inizio della fine dell’Impero romano. La vicenda, riportata qui di seguito, è raccontata da un contemporaneo.
Per sfuggire agli Unni, che li avevano più volte sconfitti in combattimento e avevano saccheggiato le loro terre, circa 200.000 Goti raggiunsero le rive del Danubio, e da lì mandarono un’ambasceria all’imperatore dei Romani, supplicandolo di accoglierli dentro i confini dell’Impero con promessa di vivere pacificamente, disposti se necessario a fornire truppe ausiliarie. A corte la soddisfazione prevalse sul timore. I cortigiani esaltarono la fortuna dell’imperatore: l’esercito, rafforzato dai contingenti stranieri, sarebbe stato invincibile, e il tributo che le province avrebbero pagato per il rafforzamento dell’esercito avrebbe aumentato le disponibilità dell’erario.
Così s’inviarono numerosi agenti incaricati di trovare i mezzi per il trasbordo dei Goti. I Goti, ammucchiati su barche, zattere, e persino tronchi scavati cominciarono il passaggio all’altra riva che andò avanti notte e giorno per molti giorni. La calca era tale che parecchi, inghiottiti dalle onde, affogarono nel tentativo di attraversare il fiume a nuoto. I capi goti vennero trasportati per primi; l’imperatore ordinò la distribuzione di viveri e l’assegnazione di terre da lavorare.
Le sventure successive furono provocate dalla cupidigia dei comandanti militari romani. I profughi inizialmente inoffensivi furono trattati senza riguardo, vittime degli abominevoli commerci che fiorivano alle loro spalle. Basta un episodio: la distribuzione dei viveri era insufficiente e i Barbari soffrivano un’estrema carestia. I capi romani fecero riunire tutti i cani che fu possibile trovare in giro e iniziarono a scambiarli animale contro schiavo; i Goti affamati scambiarono perfino figli di notabili e cominciarono a minacciare sommessamente di ricorrere alle armi.
A questo punto uno dei capi militari romani invitò a un banchetto a Marcianopoli i capi Goti, ordinando che un cordone di truppe, dislocato sulle mura, impedisse l’ingresso in città a qualunque altro goto. I Barbari implorarono invano la grazia di entrare al solo scopo di fare rifornimento di provviste, dichiarando la loro sottomissione e i loro intenti pacifici. Gli animi si riscaldarono da ambo le parti, e alla fine i Barbari, esasperati dal rifiuto e vedendo i loro parenti e amici fatti prigionieri come nemici, massacrarono un posto di guardia impadronendosi delle armi.
Il comandante romano, informato dell’accadimento, gonfio di vino e di sonno per gli eccessi del banchetto, ordinò di uccidere la guardia che accompagnava i capi goti e che doveva assicurare la loro incolumità. A questo punto i Goti all’esterno delle mura iniziarono un tumulto chiedendo la liberazione dei loro capi che, liberati, scapparono a cavallo a briglia sciolta a promuovere la guerra fra le grida di giubilo degli altri compagni. Bande armate iniziarono scorrerie nelle campagne saccheggiando, incendiando e iniziando stragi e devastazioni. I Romani riunirono alla meglio qualche contingente che uscì dalla città fermandosi in ordine di battaglia, ma i barbari piombarono su quei nostri sprovveduti battaglioni e li misero in rotta.
I Goti si sparsero per la Tracia: inizialmente cauti e facendosi indicare dai prigionieri o da quelli che s’arrendevano le borgate più ricche, specie di viveri, mentre la loro audacia andava aumentando per il continuo rinforzo di coloro che poco prima erano stati ceduti come schiavi per un po’ di pane o un po’ di vino di scarto. Si unirono a essi altri Goti che nel frattempo avevano passato il Danubio non più presidiato, contingenti Goti arruolati in precedenza come ausiliari, e un buon numero di operai e tecnici delle locali miniere d’oro, che non reggevano più il peso delle tasse. Ogni cosa fu messa a ferro e fuoco senza riguardo al sesso o all’età. I lattanti vennero strappati dal seno mentre poppavano e sgozzati; mogli furono violentate col cadavere del marito ancora sotto gli occhi. I figli venivano trascinati via sul cadavere dei genitori. Molti vecchi infine, pur chiedendo la morte, furono portati verso una servitù lontana con le mani legate dietro la schiena, dopo aver perso ogni avere e le loro donne, passando fra le rovine ancora fumanti delle loro abitazioni.
Tratto liberamente dal Libro XXXI de Le Storie di Ammiano Marcellino.
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Al momento si calcola siano circa 400.000 all’anno i migranti che giungono in Europa. Fonte: il bell’articolo, condivisibile, di George Soros L’Europa deve creare L’Agenzia unica di asilo, su Il Sole 24 ore del 30 luglio 2015.
Una notizia di questi giorni: Cresce la tensione a Kos, scontri tra migranti e polizia. Il sindaco dell’isola greca lancia un appello per ricevere aiuti: 600-800 nuovi arrivi ogni giorno
Vedi anche The Washington Post How tens of thousands of migrants could help save Europe e Silvia Marchetti 6,000 ghost towns: Italy’s answer to migrant crisis?
Un articolo da inserire nella Costituzione italiana: In Italia, nessun cittadino extra-UE deve avere un trattamento economico e di welfare migliore di un qualunque cittadino italiano, eccetto nel caso in cui esistano accordi di reciprocità col Paese extra-UE che assicurino un eguale trattamento al cittadino italiano nel Paese extra-UE.
Vedi anche Quali politiche per l’inserimento lavorativo dei migranti
Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore © Leonardo Evangelista. L’articolo rispecchia le opinioni dell’autore al momento dell’ultima modifica. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.