Ti stai chiedendo qual è il codice ATECO per gli Orientatori? Sei nel posto giusto per trovare una risposta.
Le attività di orientamento
Le attività di orientamento consistono nell’aiutare le persone a inserirsi nella vita professionale attraverso una serie di attività di informazione e consulenza.
Spesso la consulenza è relativa a come fare ricerca di lavoro o quali lavori svolgere e come formarsi per questi lavori. Le attività di orientamento sono svolte da persone che possono essere chiamate con nomi diversi, ad esempio consulente di orientamento, addetto alle politiche attive, job coach, orientatore, operatore di orientamento, consulente di carriera e via discorrendo, dunque le informazioni che ti do in questo articolo valgono per tutte queste figure.
Gli operatori di orientamento possono lavorare come dipendenti o come lavoratori autonomi con partita IVA in / per agenzie formative, agenzie per il lavoro, scuole, università, cooperative sociali, sportelli Informagiovani e Informalavoro, etc. Possono anche lavorare in proprio trovando i propri clienti attraverso internet.
Vedi anche il mio articolo Come diventare Orientatore?
Il codice ATECO per lavorare come Orientatore con partita IVA
Se decidi di lavorare come lavoratore autonomo, e il tuo giro d’affari supera un certo importo (chiedi a un commercialista) devi aprire la partita IVA, devi cioè chiedere all’Agenzia delle Entrate un numero identificativo. Nel momento in cui riempi il modulo per chiedere la partita IVA, devi inserire anche il codice ATECO, che è un codice identificativo delle attività economiche fornito da ISTAT.
Qual è il codice ATECO per chi svolge attività di orientamento con adulti?
Ci sono varie possibilità:
- 86.90.30 se sei psicologa
- 85.60.01 Consulenza scolastica e servizi di orientamento scolastico
- 85.60.09 Altre attività di supporto all’istruzione.
Altri codici ATECO
Altri codici ATECO, ad esempio:
- 85.41.00 Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)
- 85.59.20 Corsi di formazione e corsi di aggiornamento professionale
mi sembrano più lontani.
Ovviamente questa è la mia opinione personale, espressa senza alcuna responsabilità da parte mia. Per la scelta del tuo codice ATECO ti suggerisco di rivolgerti a un commercialista o un consulente del lavoro.
Il codice 78.10.00 Servizi di ricerca, selezione, collocamento e supporto per il ricollocamento di personale a prima vista potrebbe andare bene: il corpus teorico in ambito psicologico necessario per svolgere orientamento è in buona parte lo stesso della selezione del personale, non mi meraviglia che le due attività siano collocate assieme. Una persona che lavora già in uno dei due ambiti può facilmente passare all’altro. Fai però attenzione perché mi dicono che questo codice richiede l’iscrizione ad ANPAL.
Differenza fra codici ATECO e codici delle professioni ISTAT
Quoto dal sito di ATECO:
L’ATECO è una classificazione di attività economiche e non di professioni. I due concetti (professioni e attività economiche) assumono significato differente da un punto di vista statistico. Il concetto di “professione” si riferisce al modo con il quale si applicano alla produzione i singoli individui.
Il criterio fondante della classificazione delle professioni (anch’essa di competenza dell’Istat) è quello del livello skill level e del campo di applicazione skill specialization delle competenze richieste per eseguire in modo appropriato i compiti associati alla professione; il diverso livello di competenza messo in gioco dalle professioni dipende dalla complessità e dall’estensione dei compiti connessi.
La classificazione delle attività economiche ATECO, invece, è una classificazione di tipo output-oriented cioè si rivolge al tipo di prodotto ottenuto o servizio offerto. Un’attività economica, inoltre, non è una disciplina.
Di conseguenza, da un punto di vista statistico l’obiettivo è cogliere sia la professione esercitata dagli individui sia le categorie di attività economiche nelle quali il lavoro viene esercitato. In presenza di imprese individuali (imprenditori individuali, liberi professionisti e lavoratori autonomi) questa distinzione a volte rischia di confondersi ma è assolutamente necessario fare in modo che le due classificazioni rispettino ognuna i propri criteri metodologici di base e vengano utilizzate in modo corretto.
Per le classificare le professioni l’Istat utilizza la classificazione delle professioni CP2011 attualmente in fase di revisione.
Quale regime fiscale per Orientatore professionale
Un’altra domanda che chi vuol lavorare come orientatore libero professionista si fa è quale regime fiscale scegliere. Ci sono varie possibilità.
Lavoro autonomo occasionale
La normativa attuale permette di svolgere lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro all’anno. Questo significa che puoi iniziare a lavorare come orientatore senza dover aprire una partita iva.
Regime fiscale forfettario per orientatore
Il regime fiscale forfettario è un sistema dove il reddito professionale su cui pagare le tasse è calcolato a forfait, vale a dire indipendentemente da quelli che sono i tuoi costi. Per quel che ne so, è il sistema più comune fra gli orientatori che lavorano come liberi professionisti.
Se lavori come orientatore i tuoi ricavi saranno calcolati pari al 78% delle somme che hai incassato per lo svolgimento della tua attività di orientamento (il 22% viene considerato un costo). Sulla somma che viene fuori applicando il 78% saranno applicate tasse con un’aliquota molto bassa, a seconda dei casi 5% o 15%.
Differenze fra regime forfettario e altri regimi
Nelle contabilità di altro tipo, ad esempio la contabilità ordinaria e la contabilità semplificata il reddito professionale è calcolato dalla differenza fra ricavi (incassi nella contabilità semplificata) meno i costi (le spese nella contabilità semplificata). Questo richiede che A. emetti e registri le fatture di ogni vendita e B. acquisisci e registri tutte le fatture di acquisto. Sono sistemi più precisi del forfettario, ma registrare tutto è una bella seccatura.
Nel regime forfettario invece non registri le fatture di acquisto e anche altre incombenze fiscali sono ridotte. Il costo di farti tenere la contabilità forfettaria, per questo motivo, è minore.
Costo del regime forfettario per orientatore
Cercando su internet vedi che farsi tenere una contabilità forfettaria costa circa 380 euro all’anno contro i 600 euro di una contabilità semplificata.
Un altro grosso vantaggio del regime forfettario rispetto ai regimi semplificato e ordinario è che sulle tue vendite non applichi la maggiorazione del 22% di iva, vale a dire che i tuoi servizi costano al consumatore finale il 22% in meno.
Quando per un orientatore il regime forfettario non è conveniente
Il regime forfettario può non essere conveniente se spendi cifre elevate per spese mediche, ristrutturazioni edilizie, assicurazioni, perché queste spese nel regime forfettario non sono detraibili, e inoltre se fai acquisti per importi elevati perché nel regime forfettario l’iva sugli acquisti non è detraibile.
Ti do queste informazioni senza responsabilità da parte mia, perché non sono un commercialista. Prima di aprire una posizione iva ti suggerisco di rivolgerti a un esperto.
Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. L’articolo rispecchia le opinioni dell’autore al momento dell’ultima modifica. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.