Quali sono i requisiti di legge per lavorare come coach? E come formarsi per lavorare come coach?

Quali sono i requisiti di legge per lavorare come coach?

Pubblico un messaggio che ho ricevuto e la mia risposta perché sono di interesse generale.

Buongiorno Leonardo,

è da ormai più di un anno che non ci sentiamo, ma avevo partecipato alla sessione di “La cassetta degli attrezzi del consulente di orientamento” a Milano.

Ho letto la recensione che hai fatto sul Coaching secondo J. Withmore e, dato che è da un po’ che sto prendendo in considerazione di intraprendere la carriera di Coach, volevo chiederti alcuni consigli/delucidazioni.

Ho fatto alcune ricerche su internet ed ho visto che vi è un universo mondo molto vasto sul coaching, dove però su alcune cose non vi è molta chiarezza: ho riscontrato che ad oggi nel settore vi è come riferimento la Norma UNI 11601 : 2015. La norma i questione però dà solo delle indicazioni di merito alla qualità del servizio, ma non sulle caratteristiche che definiscono il profilo del coach. Sostanzialmente può essere utilizzata come riferimento per ottenere solo una certificazione riconosciuta sulla qualità del servizio che l’ente/azienda offre. Ho anche riscontrato che ci sono molti enti/aziende che offrono percorsi di varia struttura e durata (e prezzo) per divenire coach.

In sostanza mi sembra di aver capito che ad oggi, a fronte di questa norma sopra citata, in realtà chiunque potrebbe svolgere liberamente la professione di coach e che:

1) non è per forza necessario aver fatto uno dei percorsi di coach presenti sul mercato. Ad esempio io – avendo una laurea in xxx, un master in gestione e sviluppo delle risorse umane e partecipato al tuo corso sulla “ cassetta degli attrezzi del consulente di orientamento” – potrei iniziare liberamente l’attività di coach, organizzandomi per conto mio con percorsi a mia scelta di aggiornamento continuo;

2) non è per forza necessario essere associato/iscritto ad una delle associazioni/enti/aziende già presenti nel mercato del coaching per svolgere la professione di coach, ma potrei svolgerla liberamente.

Questa mia deduzione (o interpretazione, se vogliamo) è corretta oppure ho male interpretato alcuni passaggi? Hai indicazioni o consigli specifici da darmi in merito a questo? Ti ringrazio per la Tua disponibilità e anche per gli interessanti articoli e materiali che condividi.

Buona giornata

Marco [il messaggio è autentico, il nome è di fantasia]

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La mia risposta

Buongiorno Marco,

grazie per la tua richiesta. Sui requisiti di legge per lavorare come coach concordo con quanto dici.

Il coach non è una professione riconosciuta dalla legge

Quella del coach (contrariamente a medico, psicologo, biologo, etc.) è una professione non regolamentata, perciò non sono richiesti requisiti specifici e chiunque la può svolgere. Le professioni non regolamentate sono normate dalla legge-4-2013. La legge 4/2013 prevede che chi svolge professioni non regolamentate deve inserire nelle fatture di vendita la scritta: “Professione esercitata ai sensi della legge 14 gennaio 2013, n. 4 (G.U. n.22 del 26-1-2013)”

Per svolgere le professioni non riconosciute non è necessario iscriversi ad associazioni

La 4/2013 prevede fra le altre cose che le persone che svolgono professioni non regolamentate possano costituire delle associazioni professionali. Queste associazioni possono prevedere specifici requisiti per l’iscrizione e rilasciare attestazioni di qualità ai propri iscritti.

La partecipazione a tali associazioni è libera e non è in alcun caso obbligatoria per svolgere la professione desiderata.

L’iscrizione a qualcuna di tali associazioni può avere un valore per quei potenziali clienti che conoscono bene e stimano quella specifica associazione.

La sentenza del Consiglio di Stato

Però fai attenzione: il Consiglio di Stato, nella sentenza n. 012732016 del 22-01-2019, con riferimento all’elenco delle associazioni non riconosciute tenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico (abbreviato in MISE) secondo quanto previsto dalla Legge 4-2013 sulle professioni non riconosciute ha affermato al punto 13 che:

Quindi gli uffici del MISE, secondo il dettato legislativo, non eseguono un effettivo e penetrante intervento valutativo sull’istanza presentata [dall’associazione che chiede l’inserimento nell’elenco], ma eseguono una mera attività di acclaramento circa la completezza documentale della domanda proposta dall’associazione, spingendosi non oltre la verifica circa la presenza di tutti i contenuti richiesti dalla l. 4/2013 nella domanda stessa, non potendo dunque indagare sulla reale applicazione di quanto dichiarato dall’associazione e dai suoi iscritti circa il tipo di attività svolta e gli adempimenti necessari per essere inserita nell’elenco.

Il significato della sentenza del Consiglio di Stato

Dunque l’accoglimento della richiesta di inclusione nell’elenco del MISE non ha alcun valore ‘autorizzativo’ all’esercizio di quella specifica professione né ha il valore di un ‘riconoscimento’ dell’utilità o legittimità della professione medesima, né della professionalità degli iscritti.

Per essere più chiaro, è possibile ottenere l’iscrizione nell’elenco del MISE (a condizione che la documentazione richiesta sia completa) anche di professioni fantasiose quali da esempio l’Associazione dei Druidi di Odino, impegnati in pratiche magiche e sacrifici rituali.

L’associazione avrà un proprio atto costitutivo, statuto, un comitato di gestione, un collegio dei probiviri, e potrà avere un codice di condotta, un sito internet, sede nazionale e regionali, una struttura che svolge periodiche attività formative (che so, sulla magia nera Irlandese), uno ‘sportello del cittadino’ a cui gli utilizzatori dei riti magici inefficaci potranno rivolgersi per doglianze.

L’associazione potrà addirittura rilasciare ai propri iscritti un ‘certificato di qualità’.

Ma tutta questa impalcatura non assicura di per sé che la professione sia ‘legittima’, ‘riconosciuta’, utile o che le pratiche magiche poste in essere dagli iscritti che hanno ricevuto una attestazione di qualità avranno successo.

Alla luce della pronunzia del Consiglio di Stato, le associazioni iscritte all’elenco del MISE dovrebbero guardarsi bene dal pubblicizzare l’iscrizione come un riconoscimento della loro professione o della loro associazione.

La Norma UNI 11601 : 2015

Riguardo alla norma UNI che citi, come forse sai UNI Ente nazionale italiano di unificazione è una associazione privata il cui obiettivo è mettere a punto standard di qualità per favorire gli scambi economici e lo sviluppo delle professionalità.

UNI produce standard (e rilascia certificazioni a chi li rispetta) relativi a tre cose diverse:

  • A. prodotti,
  • B. processi produttivi  e erogazione servizi e
  • C. professionalità.

La norma che citi è relativa non alla professionalità dei coach, ma all’erogazione dei servizi di coaching da parte di persone giuridiche.

Non è possibile certificare la professionalità dei coach con la normativa UNI

Sul punto C., so che in passato alcune associazioni che formano coach avevano promosso un tavolo per certificare la professionalità dei coach utilizzando la procedura prevista dalla norma UNI.

Le mie informazioni al novembre 2021 sono che il Ministero della salute, su sollecitazione del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, ha bloccato questo processo. Una cosa simile è accaduta anche per la figura del counselor.

Dunque la possibilità di avere coach certificati secondo una norma UNI dovrebbe essere  tramontata.

Cercando cu internet ho trovato lo Schema di Certificazione per Coach Professionista, realizzato nel 2019 da ACS Italia. Tuttavia sul sito di ACS Italia non risulta nessuna persona certificata come coach, perciò le mie informazioni riguardo all’impossibilità di certificare la professionalità dei coach coach dovrebbero essere corrette.

In sintesi, tornando alla tua domanda iniziale: quali sono i requisiti di legge per lavorare come coach? Puoi senza problemi farti stampare dei biglietti da visita o sviluppare un sito dove accanto al tuo nome c’è scritto Coach. Lo stesso vale per chi vuole presentarsi sul mercato come Consulente di carriera o Consulente di orientamento.

Come formarsi per lavorare come coach?

Riguardo alla formazione per lavorare come coach, come sai ci molti possibili ambiti di attività per chi si definisce coach.

Nascita ed evoluzione del coaching

Il coach è nato prima in ambito sportivo, per migliorare le prestazioni degli atleti, poi si è allargato alle imprese, con l’obiettivo per aiutare quadri e dirigenti a migliorare la propria operatività.

Poi si è ulteriormente allargato alla consulenza di carriera (career coach, in italiano consulente di carriera) e alla sfera personale (life o personal coach).

Per ogni tipo di coaching sono stati definiti innanzitutto l’ambito e gli obiettivi, mentre le tecniche e gli strumenti sono stati poi sviluppati di conseguenza.

Un elemento comune a tutti gli ambiti è l’attivazione del cliente e il miglioramento delle sue abilità di fronteggiamento.

Coaching e orientamento formativo

Questo corrisponde, per chi come me e te si occupa di orientamento, a quello che da un punto di vista teorico viene definito orientamento formativo, che poi è l’approccio che come sai seguo nei miei corsi.

Un ‘atto di fede’ di molti coach è che basti saper instaurare una relazione ‘attivante’ per poter lavorare nei contesti e sui problemi più diversi.

Io non sono d’accordo, credo che in determinati ambiti (ad esempio  scelte e percorsi professionali) l’operatore debba anche avere una conoscenza specifica del settore.

Ad esempio credo che un coach che non sappia distinguere un CV fatto bene da uno fatto male (scusa l’esempio banale) o non conosca il mondo delle professioni e della formazione rischi di validare obiettivi e piani d’azione poco efficaci. Vedi un approfondimento in I rischi di fare orientamento con la sola formazione da coach

Per questo motivo preferisco e consiglio, a chi vuole lavorare come career coach, di seguire percorsi formativi come quelli che organizzo io dove la capacità di attivare i clienti viene sviluppata con riferimento alle problematiche della consulenza di carriera.

Il costo per formarsi come coach

Una notazione finale è relativa al costo della formazione come coach.

Vedo in giro delle offerte di formazione per coach a 6 o 7 mila euro per corso (300 o addirittura 400 € al giorno). Sarà che io, da idealista, vivo la formazione come una ‘relazione di aiuto ai miei corsisti’ (scusami se ti faccio sorridere), e per questo preferisco prezzare i miei corsi a prezzi più che abbordabili.

Però mi chiedo (sperando di non inimicarmi gli organizzatori di questi corsi e chi il corso per coach l’ha già acquistato) cosa ci sia di così speciale da insegnare che possa valere 300 o 400 € al giorno.

Non è facile lavorare come coach

Le difficoltà di lavorare come coach sono be illustrate da un libro Luca Berni, un coach affermato. Berni racconta che i coach che vivono solo di coaching sono molto pochi, che la grande maggioranza di formati come coach poi non riesce a lavorare come coach, che la gran parte del tempo del coach è impegnato in attività di marketing. Vedi il mio articolo Non è facile lavorare come coach.

Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. L’articolo rispecchia le opinioni dell’autore al momento dell’ultima modifica. Leggi Informativa privacy, cookie policy e copyright.