Relazione del Comitato scientifico sul Reddito di Cittadinanza

 

La presente Relazione è stata curata dal Comitato Scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza, di cui all’articolo 10, comma 1-bis, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4., istituito con Decreto Ministeriale n. 49 del 15 marzo 2021.

Dall’introduzione:

Sulla base dei dati, delle audizioni effettuate con ricercatori e operatori sul territorio e dell’insieme delle ricerche disponibili, la commissione in questa prima fase di lavoro ha rilevato cinque tipi di criticità che meritano di essere affrontate per rendere il RdC insieme più equo e più efficace. Esse riguardano:

1) I criteri di accesso alla misura;
2) la difformità nel grado di sostegno al reddito a seconda dell’ampiezza e composizione per età della famiglia;
3) la valutazione, per chi ha i requisiti, delle risorse disponibili (reddito, ricchezza mobiliare e immobiliare) ai fini della determinazione dell’entità del sostegno;
4) l’implementazione dei patti per il lavoro;
5) l’implementazione dei patti per l’inclusione sociale.

Le prime tre criticità sono le principali cause responsabili della disomogeneità e squilibrio nella copertura della popolazione che si trova in povertà rispetto alla composizione della famiglia, all’età, al modo in cui è composto il pacchetto di risorse disponibili (reddito, patrimonio mobiliare e immobiliare). Al netto delle difficoltà del periodo pandemico, che hanno impedito di attuare pienamente quanto previsto dalla legge, inducendo anche a sospendere alcune condizionalità, la quarta e quinta criticità riguardano invece la dimensione non monetaria del RdC, ovvero il processo e i meccanismi di attivazione per quanto riguarda vuoi l’occupabilità e l’occupazione, vuoi l’inclusione sociale, anche senza partecipazione al mercato del lavoro.

A questi cinque gruppi di criticità se ne possono aggiungere altre quattro, la cui analisi non viene ulteriormente sviluppata nelle pagine che seguono.

Una riguarda chi, pur avendone diritto, non fa domanda. La commissione sta svolgendo un’analisi delle caratteristiche e delle possibili motivazioni, per verificare in che misura esistano effettivi ostacoli di tipo informativo o culturale che scoraggiano l’accesso a particolari soggetti o gruppi sociali.

La seconda riguarda l’obbligo/incentivo a spendere tutto il RdC nel mese, salvo vederselo decurtare il mese successivo. Ciò è in contrasto con una gestione del bilancio familiare lungimirante, che prevede di accantonare risorse per far fronte non solo a spese impreviste, ma a spese prevedibili e necessarie che non avvengono tutti i mesi, come il pagamento delle utenze o l’acquisto di abbigliamento.

La terza riguarda il sistema sanzionatorio, che rischia di penalizzare non solo chi mette in atto comportamenti fraudolenti, ma anche altri comportamenti o errori di comunicazione commessi in buona fede. Al riguardo, meritano un approfondimento le modalità di verifica del possesso di requisiti e il sistema dei controlli. Inoltre, dal punto di vista delle sanzioni penali, sembrerebbe squilibrato rispetto ad altre ipotesi di reato.

Infine, ferma restando l’esclusione dalla misura delle persone in stato di detenzione, andrebbe meglio valutata la pena accessoria della esclusione dall’accesso alla misura per 10 anni dalla condanna con riferimento a particolari reati. Essa, infatti, appare in contrasto con il principio della piena re-integrazione sociale di chi ha pagato il proprio debito con la giustizia.

Scarica la Relazione da questo link Relazione-valutazione-RdC-final

 

 

Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993.