Sei tecniche terapeutiche della terapia breve strategica

Cos’è la terapia breve strategica? La terapia strategica breve è in estrema sintesi una modalità di psicoterapia basata sulla prescrizione al paziente di una serie di attività, che hanno lo scopo di ridurre il suo disagio e/o i suoi comportamenti disfunzionali.

Questo approccio è diverso da altre terapie come ad esempio la psicoanalisi che è basata sull’interpretazione dei sogni, sull’analisi dei ricordi infantili e della relazione con terapeuta e dalle terapie di derivazione rogersiana basate sull’ascolto empatico. Anche la descrizione dei meccanismi della guarigione è particolare. Ad esempio la psicoanalisi ipotizza che la comprensione delle cause da parte del paziente sia un passaggio fondamentale per la soluzione del problema; la terapia breve strategica ritiene invece che i problemi si risolvano grazie alle esperienze risultanti dalle attività che il terapeuta assegna al cliente.

Quali sono i meccanismi di cura della terapia breve strategica? Una fase fondamentale della terapia breve strategica è l’analisi delle tentate soluzioni, cioè dei tentativi infruttuosi che il cliente ha fatto per risolvere il problema prima dell’incontro col terapeuta (nota 1).

Successivamente il terapeuta assegna al cliente dei compiti da svolgere fra una seduta e l’altra. I compiti devono essere tali da provocare nel cliente nuovi esperienze cognitive o comportamentali che, a seconda dei casi:

  • aumentino la fiducia nelle proprie capacità e/o
  • aumentino le proprie abilità sociali e/o
  • riducano la difficoltà o l’ansia verso il comportamento desiderato e/o
  • rendano più faticoso continuare col comportamento disfunzionale e/o
  • facciano perdere al disturbo il suo significato di accusa o rivalsa o compensazione verso se stessi o altri.

Qui di seguito descrivo una serie di compiti (prescrizioni terapeutiche) che i terapeuti che usano l’approccio strategico possono assegnare ai propri clienti. Va evidenziato che le prescrizioni vanno date seguendo determinate modalità, in particolare la prescrizione:

  • va data sempre alla fine della seduta, perché questo riduce le probabilità che il cliente se la dimentichi
  • va data con un linguaggio ridondante, perché la ridondanza evita che il cliente se la dimentichi e aumenta la motivazione del cliente a seguirla.

Ecco alcune prescrizioni:

La prescrizione del sintomo

Il terapeuta chiedere cliente di continuare a mettere in atto il comportamento disfunzionale modificando però alcune caratteristiche quali ad esempio la durata, la frequenza, l’intensità, il contesto, la sua attenzione. Ad esempio il terapeuta può richiedere una persona che ha pensieri ossessivi indesiderati di richiamarli In un orario predeterminato, oppure a una coppia che litiga di frequente di litigare solo in salotto e solo dopo le ore 18, a una persona che si abbuffa e vomita di vomitare solo sul pavimento e non nel water, e così via. Oppure a una persona che si alza una volta nella notte per controllare se ha chiuso il gas il terapeuta può dire che è libera di continuare ad alzarsi, ma se si alza una volta deve alzarsi almeno altre 4 volte nella stessa notte.

In questo modo il cliente acquista un controllo del disturbo, prima mancante, e/o il disturbo diventa troppo faticoso.

La miracle question

Se una mattina lei si risvegliasse e come per magia il suo problema è risolto, da cosa se ne accorgerebbe? In che modo la sua vita sarebbe cambiata? Me lo descriva in dettaglio. La domanda crea una fiducia nel cambiamento.

Le eccezioni

Il terapeuta chiede al cliente di riflettere in quali occasioni il problema non si è presentato o non si presenta. Le eccezioni sono utili al terapeuta per capire quali prescrizioni dare; inoltre mostrano al cliente che in alcuni casi ha saputo fronteggiare il problema.

La peggiore fantasia

Il terapeuta invita il cliente a immaginare i peggiori scenari possibili riferiti al suo problema, ad esempio che si verifichi un attacco di panico mentre va in auto. Lo scopo è desensitizzare la paura invalidante, mettere a punto delle strategie comportamentali nel caso in cui il problema si verifichi, far individuare al cliente i comportamenti che possono peggiorare il problema.

L’esternalizzazione

Il terapeuta invita al cliente a dare un nome al problema e dal quel momento terapeuta e cliente ne parlano come se si trattasse di un soggetto esterno al cliente.

La descrizione scritta di eventi di natura somatica

Il terapeuta chiede al cliente di portare con sé un quaderno dove descrivere per iscritto le cose che gli accadono (ad esempio attacchi di panico). In questo modo il cliente acquisisce un minimo di controllo sull’evento.

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Per approfondimenti vedi i miei articoli dedicati alla terapia breve strategica

  1. Una introduzione alla Terapia Breve Strategica di Giorgio Nardone
  2. Una presentazione delle tecniche terapeutiche della Terapia Breve Strategica di Giorgio Nardone
  3. Gli Stratagemmi Terapeutici di Giorgio Nardone
  4. Un glossario dei termini maggiormente usati nella Terapia Breve Strategica di Giorgio Nardone
  5. Una presentazione della Terapia Breve Strategica con persone con consumo problematico di alcol
  6. La terapia breve strategica dei problemi sessuali

 

Note

1. Vedi Secci E. M. (2012) Le tattiche del cambiamento. Manuale di psicoterapia strategica, p.16 e 20

 

Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore © Leonardo Evangelista. L’articolo rispecchia le opinioni dell’autore al momento dell’ultima modifica. Leggi Informativa privacy, cookie policy e copyright.