Un riassunto di Fondamenti di didattica, di Calvani, Ranieri e Bonaiuti

Il libro G. Bonaiuti, A. Calvani, M. Ranieri (2016). Fondamenti di didattica. Roma: Carocci tratta svariati aspetti relativi alla didattica. La 2’ edizione risale a 9 anni fa, alcune informazioni risultano datate. Ho scritto il testo con un dettatore, perciò possono esserci errori.

Introduzione

Col lifelong learning, l’utilizzo della didattica non si limita più alla scuola e all’università. La didattica inoltre adesso si caratterizza come scienza autonoma dalla filosofia e dalla psicologia 1 (i numeri si riferiscono alle pagine del libro).

Cornice storica e teorica della didattica

La didattica è la disciplina che progetta, attua e valuta i processi di apprendimento 12. In Italia la didattica è la parte della pedagogia che si occupa dell’insegnamento e dei relativi metodi 17. All’estero vengono usati i termini diversi 17

DA TABULA RASA A EDUCAZIONE NEGATIVA. Nell’antichità la prassi educativa era strettamente collegata a determinati ambiti culturali (teologia, filosofia), e solo dal 1700 si diffonde una autonoma riflessione sulle pratiche di insegnamento 18. Comenius nel 1600 studia metodi e strategie della didattica, successivamente John Locke. Sua l’idea della mente come una tabula rasa, priva di ogni conoscenza e del primato dell’esperienza e dell’istruzione da parte del precettore. Jean Jacques Rousseau 1700 al contrario nella sua opera Emilio sostiene che l’uomo è buono per natura e che la società progressivamente lo corrompe. Rousseau immagina così un metodo basato sul non intervento dell’educatore che deve solo accompagnare la crescita (educazione negativa). Altre figure importanti Pestalozzi 1800 che propone l’educazione integrale della persona: cuore, cioè, morale, intelletto cioè facoltà conoscitiva, mano cioè attività pratica in un contesto di serenità. Fröbel 1800 Introduce la dimensione psicologica dell’apprendimento 19.

DA ATTIVISMO EDUCATIVO A CURRICULUM MOVEMENT. Agli inizi del ventesimo secolo la scuola diventa di massa e abbiamo educatori come Maria Montessori e John Dewey. Queste correnti chiamate educazione progressiva o attivismo (criticate poi per il loro spontaneismo educativo) mettono al centro il fanciullo, la motivazione all’apprendimento, lo studio in ambienti idonei e stimolanti come il giardino o il laboratorio, contro il nozionismo scolastico e a favore dell’integrazione tra l’esperienza del fanciullo e l’ambiente sociale circostante (evoluzionismo naturalistico). Lo sviluppo intellettivo del bambino avviene attraverso la soluzione di problemi e la cooperazione con gli altri 37.

Si diffonde la scuola di massa e alcuni educatori come Elena Parkhurst 20 aboliscono l’orario scolastico, la centralità della lezione, sostituiscono l’aula con laboratori specializzati. In Europa sono importanti le esperienze di Freinet che organizza la tipografia in classe per la costruzione di testi, e in questo modo promuove la riflessione e competenze autocorrettivi. Ferriere invece promuove la collaborazione fra bambini promuovendo l’autogoverno 21.

Negli anni 50 Negli Stati Uniti c’è una c’è una reazione a John Dewey: l’attenzione si sposta dal fanciullo ai contenuti che il fanciullo deve imparare. Il curriculum movement 177 definisce gli obiettivi di apprendimento e con la task analysis si scompongono gli obiettivi di apprendimento in sottoobiettivi. Bisogna valutare le conoscenze in ingresso, scomporre l’obiettivo in sotto obiettivi elementari, fornire un sistema di feedback durante il processo. Ralph Tyler nel 1949 riporta al centro il curriculo e le metodologie che permettono di fare acquisire i contenuti agli studenti. Benjamin Bloom mette a punto una tassonomia degli obiettivi educativi, gli obiettivi educativi vengono operazionanalizzati, vale a dire che accanto all’obiettivo va indicata la procedura attraverso cui si potrà valutare se esso è stato raggiunto oppure no 23 e 188. Questo permette di valutare l’efficacia delle diverse tecniche didattiche 23. Il curriculo è l’insieme dei contenuti e dei mezzi che un percorso di studio 177: obiettivi, contenuti disciplinari, metodologie didattiche, modalità di valutazione.

DA COMPORTAMENTISMO A COGNITIVISMO. Skinner negli anni 50 è l’esponente principale del comportamentismo nei processi di apprendimento, approccio che si concentra solo sui comportamenti osservabili. L’apprendimento va promosso attraverso rinforzi positivi 23.

Bruner (morto 2016) promuove il cognitivismo che presta attenzione a ciò che accade all’interno del soggetto, ad esempio, la metacognizione 24. L’obiettivo del cognitivismo è studiare i processi mentali attraverso cui le informazioni vengono acquisite, elaborate, memorizzate e recuperate 24. Si studiano le strategie che permettono di affrontare i compiti. Secondo Bruner ogni disciplina contiene delle idee basilari che possono essere acquisite con un apprendimento a spirale, prima in forma intuitiva e poi sempre più strutturata 177. La cultura trasmette la conoscenza accumulata dalle precedenti generazioni, l’uomo si serve di dispositivi che amplificano le sue capacità motorie cognitive, distingue inoltre fra pensiero narrativo e pensiero logico deduttivo 40.

Nel 1967 Ulrich Neisser pubblica Psicologia cognitivista in cui è presente la metafora dell’uomo elaboratore di informazioni. In questi anni prende l’idea che il funzionamento della mente sia assimilabile a quello di un calcolatore che riceve dall’esterno input, le gestisce attraverso varie memorie, le elabora e le restituisce all’esterno. Questo approccio sviluppa ad esempio le mappe concettuali 24

Una teoria di questo periodo è il mastery learning, cioè, apprendimento per la padronanza che sostiene che tutti gli studenti possono arrivare agli obiettivi formativi, se questi sono chiari fin dall’inizio per gli allievi e operazionalizzati. Questo approccio prevede che il percorso formativo sia suddiviso in piccole unità e che si forniscano agli studenti dei feedback frequenti e immediati con percorsi individualizzati di recupero 25, e che non si vada avanti col programma finché lo studente gli obiettivi formativi precedenti.

ECCENTRICI E ANTIAUTORITARI. Negli anni 60 si sviluppano anche studi sulla creatività sul pensiero divergente, l’approccio della gestalt, le ricerche sulle dinamiche di gruppo 25, si sviluppa inoltre la psicologia umanistica grazie a Carl Rogers e Abraham Maslow che avranno influenza sulla didattica per gli adulti, e la scuola di Palo Alto che presta attenzione alle modalità della comunicazione includendo i gesti, la postura, la distanza, la scoperta della dimensione relazionale della comunicazione e tutti fanno anch’essi parte del messaggio 25; si passa da una visione della comunicazione come trasmissione di un messaggio alla comunicazione come interazione, con notevoli effetti nella relazione educativa 26

Sulla scia del ’68 si sviluppano approcci antiautoritari, ad esempio la scuola di Francoforte, don Milani che criticano le strutture scolastiche esistenti e ne sottolineano la funzione ideologica 26, addirittura Ivan Illich propone la descolarizzazione della società a favore della società educante di Fauré.

Urie Bronfenbrenner 1986 esponente della teoria ecologica approfondisce i rapporti fra processi cognitivi e contesto (microsistema, mesosistema, esosistema, macrosistema, cronosistema). Howard Gardner formula la teoria delle intelligenze multiple, almeno 7: linguistica, musicale, logico matematica, spaziale, corporeo cinestetica, intrapersonale, interpersonale relativamente indipendenti l’una dall’altra. Daniel Goleman 1996 distingue fra due menti di cui gli esseri umani sarebbero dotati una razionale e una emozionale, impulsiva e illogica.

COSTRUTTIVISMO. Nel costruttivismo la conoscenza è il prodotto in una costruzione attiva intenzionale del soggetto, e l’apprendimento ha un carattere che dipende dal contesto fisico, storico, sociale e culturale; l’azione di apprendimento si attua attraverso specifiche forme di negoziazione sociale dei significati, attraverso processi collaborativi di discussione e riflessione 30. Al centro del costruttivismo è la costruzione del significato. Può essere collegato all’attivismo, anch’esso a favore di apprendimento basato su compiti autentici situati, anche se il costruttivismo è cosa diversa dall’ingenuo spontaneismo dell’attivismo. La didattica in ottica costruttivista si basa sullo scaffolding 30, 191. Lo scaffolding è un processo educativo in cui un’insegnante, un genitore o un altro esperto fornisce supporto temporaneo a un allievo (attraverso feedback, istruzioni che lo guidano nell’esecuzione di un compito, schemi, esempi di esercizi svolti, etc.) per aiutarlo a raggiungere un obiettivo o a sviluppare una competenza che non sarebbe in grado di ottenere da solo. Il supporto viene gradualmente ritirato man mano che l’apprendimento diventa più autonomo. Il concetto è legato a quello di zona di sviluppo prossimale 194 di Vygotskij, vale a dire uno spazio in cui il soggetto può raggiungere prestazioni superiori rispetto al livello attuale si ottiene un supporto adeguato umano o tecnologico.

Il costruttivismo presta anche attenzione alle comunità per apprendere, 191.

Jean Piaget (morto 1980): la mente si sviluppa attraverso assimilazione vale a dire adattamento degli schemi interni alla realtà esterna, e accomodamento vale a dire ristrutturazione degli schemi interni posseduti con uno sviluppo progressivo delle capacità di logica. L’intelligenza deriva dall’azione e dalla interiorizzazione azione. È un approccio cognitivocostruttivista 38.

Vygotskij (morto 1934): lo sviluppo cognitivo avviene grazie alle interazioni del bambino con gli altri, il bambino sviluppa il linguaggio e poi lo interiorizza. Zone di sviluppo prossimale, dove l’individuo riesce a svolgere compiti nuovi grazie alle sue potenzialità di sviluppo 39. Costruttivismo socioculturale. 29

Lo sviluppo di Internet crea un ambiente propizio allo sviluppo dell’intelligenza collettiva 31 Anche se si crea esclusione per chi non ha accesso non sa usare l’informatica, inoltre si crea un diluvio di informazioni che possono creare sovraccarico cognitivo 31

SVILUPPI RECENTI. In tempi recenti si sviluppano anche una serie di indagini internazionali sulla qualità dell’istruzione nei vari paesi come ad esempio il PISA. In questo periodo anche le competenze chiave europee che spostano l’attenzione da una didattica orientata a obiettivi disciplinari a un’altra didattica attenta alla soluzione di problemi posti dalla realtà sociale 31 fra cui lo sviluppo della competenza digitale. Si sviluppa anche la evidence based education 32.

La comunità di pratica di Wenger a è composta di pratiche e conoscenze condivise da un gruppo di operatori grazie a cui i novizi cominciano progressivamente a comportarsi a pensare come colleghi più esperti 30

Sviluppi della ricerca didattica in Italia: evidence based instruction 35, le pratiche e la formazione degli insegnanti, l’uso delle tecnologie digitali nella formazione, l’approccio sperimentale e la docimologia, la didattica speciale 36

Domande

Quale definizione della didattica viene proposta in questo volume?

La didattica è la disciplina che si occupa secondo modalità scientifiche delle azioni progettuali, attuative, valutative negoziati o simboliche idonee a favorire i processi di apprendimento e di migliore qualità 12 Un’altra definizione è che la didattica è l’attività concreta di insegnamento nonché lo studio dei relativi metodi 17

Come si caratterizza l’innovazione didattica nel primo 900

Il 900 è caratterizzato dalla scuola di massa. Si sviluppa l’educazione progressiva detta anche attivismo basata sul puerocentrismo vale a dire sull’attenzione ai bisogni del fanciullo e sulla valorizzazione del fare attraverso la creazione di ambienti idonei e stimolanti come il giardino e il laboratorio. Queste correnti pedagogiche sono collegate a ideologie democratiche e antiautoritarie. Negli approcci precedenti invece la didattica era basata sull’apprendimento mnemonico. 20 Criticati per SPONTANEISMO EDUCATIVO.

Che cosa si intende affermando che nel secondo dopoguerra si diffonde un approccio razionale all’organizzazione didattica da che cosa nasce questa esigenza cosa ne deriva

Nel secondo dopoguerra, nel clima della guerra fredda, gli Stati Uniti verificano un ritardo in ambito scientifico e questo porta l’abbandono dell’attivismo e una nuova enfasi sugli obiettivi di apprendimento relativi ai saperi disciplinari. La didattica si concentra sulla struttura delle conoscenze, sulla loro articolazione, sui processi per l’acquisizione di tali contenuti. Si diffonde così il modello della task analysis che consiste nello scomporre gli obiettivi didattici in sotto obiettivi. È necessario definire operativamente l’obiettivo da conseguire, poi valutare le conoscenze in ingresso, poi scomporre analiticamente l’obiettivo in sotto obiettivi elementari, poi far imparare le unità dal semplice al complesso, fornendo un sistema di feedback. 22 questo porta anche allo sviluppo di tassonomie di obiettivi di apprendimento come quella di Benjamin Bloom 23.

Negli anni 50 la cornice teorica dell’apprendimento è definita dal comportamentismo un orientamento è sviluppato negli Stati Uniti a partire dagli anni 20 che si concentra solo sul comportamento esterno, osservabile, e sull’effetto di rinforzi positivi alla didattica e più in generale ai comportamenti umani 23.

Come nasce quale rilevanza ha avuto il concetto di curriculum

Il Curriculum Movement nasce nel 1959 alla conferenza di Woods Hole dove un gruppo di studiosi coordinato da Jerome Bruner propone i concetti di struttura e curriculum aspirale 23. Questi studiosi propongono la progettazione curricolare che consiste nella definizione di obiettivi educativi, nella valutazione di preconoscenze, nella scomposizione del percorso in fasi, nella scelta delle risorse e delle strategie didattiche, nella definizione della modalità di valutazione. L’esigenza è razionalizzare il percorso didattico in relazione allo spontaneismo educativo che caratterizzava l’attivismo 177.

Che rapporti concettuali fornisce il cognitivismo alla didattica

il cognitivismo considera la mente umana come un computer. La ricerca si concentra su come le persone elaborano le informazioni secondo un modello che riprende il funzionamento dei calcolatori input gestione dell’input attraverso memorie (di lavoro, a lungo), elaborazione e restituzione all’esterno output 24. Per un esempio di questo filone di ricerca vedi l’articolo di George Miller The Magical Number Seven, Plus or Minus Two: Some Limits on Our Capacity for Processing Information.

Negli anni 60 80 al di là degli apporti derivati dal comportamentismo e dal cognitivismo, si presentano altre suggestioni rilevanti alla riflessione didattica quali sono le principali

Negli anni 60 si sviluppa la psicologia umanistica di Carl Rogers e Abraham Maslow e la scuola di Palo Alto che presta attenzione anche agli aspetti pragmatici della comunicazione diversi dalla codifica verbale ed esplicita, quale i gesti, la postura, i silenzi. La scuola di Palo Alto inoltre considera gli effetti della dimensione relazionale nella comunicazione che viene vista non più come semplice trasmissione e elaborazione di un messaggio, come nel caso del cognitivismo, ma come un contesto in cui il contenuto viene interpretato sulla base gli aspetti emotivi e socioaffettivi dei soggetti coinvolti 26

Cosa si intende per crisi del paradigma tradizionale quali fattori la favoriscono

Negli anni 80 la metafora della mente umana come un computer si dimostra grossolana e si sviluppano altri approcci come la teoria ecologica di Urie Bronfenbrenner che indaga il rapporto fra processi cognitivi e contesto 28, Gardner con la teoria delle intelligenze multiple, Goleman con il cervello emotivo 28. Ma soprattutto si sviluppa il costruttivismo che presta attenzione ai processi mentali che avvengono all’interno dei soggetti 29. Secondo Vygotskij l’apprendimento è un processo di internalizzazione, concetti e nozioni oggetto di conversazioni sono progressivamente integrati nelle strutture cognitive interne dell’individuo e costituiscono la base per la costruzione del pensiero, che ha origine dal linguaggio interiore 29.  Il costruttivismo sposta l’attenzione all’allestimento di ambienti e comunità che facilitano l’apprendimento, grazie a supporti di natura tecnologica (scaffolding) o di rete come, ad esempio, le comunità di pratica 29.

Quali sono le ultime evoluzioni della ricerca didattica nel nuovo millennio

In tempi recenti si sviluppano nuove tendenze, ad esempio, tutte quelle legate a Internet, alla didattica a distanza, all’uso dei software nella didattica, allo studio dell’apprendimento che avviene attraverso comunità di pratica online il più in generale sui social media, all’esclusione per coloro che non padroneggiano le tecnologie informatiche. Altre tendenze sono la diffusione di vaste indagini comparative sui risultati dell’istruzione dell’educazione come il PISA, il PIAAC,l’attenzione alle competenze chiave europee, la spinta verso la evidence based education. 32

Qual è la criticità principale per l’apprendimento secondo la teoria del carico cognitivo

Secondo la teoria del carico cognitivo i modelli didattici più efficaci sono quelli che si rifanno all’istruzione diretta, poiché la memoria di lavoro presenta dei limiti davanti al sovraccarico di informazioni 32. Invece che creare ambienti di apprendimento dove lo studente si muove in maniera autonoma, sarebbe più produttivo il metodo dell’istruzione diretta caratterizzato da una forte interazione guidata, dove ogni aspetto è pianificato e contenuti da prendere vengono presentati in unità di piccole dimensioni questo approccio funzionerebbe particolarmente bene con gli allievi meno dotati 183.

La dimensione metodologica della didattica

Un progetto didattico è una descrizione delle azioni che saranno svolte per far sì che i discenti raggiungano determinati obiettivi formativi 43. Si distingue fra progettazione educativa a carattere socioeducativo, rivolta a soggetti svantaggiati, e progettazione educativa tout court, rivolta all’istruzione scolare, alla formazione aziendale, la formazione continua mirata a fare acquisire conoscenze e competenze.

In ogni progetto è possibile identificare gli obiettivi, la tempistica, la valutazione dei risultati. I progetti in ambito socioeducativo vanno spesso progettati in itinere. La valutazione può essere svolta non solo alla fine ma anche in itinere.

PROGETTAZIONE CURRICOLARE. Esistono vari modelli di progettazione didattica 45. La progettazione curricolare (negli stati Uniti sviluppata come instructional design) parte da un’analisi dei bisogni e dei vincoli di partenza, poi si definiscono gli obiettivi, poi progetto, poi l’allestimento di quello che serve per l’attuazione, poi l’esecuzione effettiva, e la valutazione dei risultati. Si tratta del modello ADDIE Analysis Design Development Implementation Evaluation 45

All’interno di un curriculum si possono distinguere unità didattiche, a loro volta divise in unità di lavoro o lezioni 46. La progettazione deve essere flessibile, soggetta a continui aggiustamenti (vedi quanto sostenuto da Gagné E Briggs 46. I due autori presentano un modello di progettazione a più livelli di sistema, di corso, di lezione. E’ una progettazione sistemico ricorsiva che arriva fino all’approccio detto fast prototyping (assomiglia alla tecnica agile nella programmazione) 47 dove anche l’utente viene coinvolto nella strutturazione dell’ambiente di apprendimento.

PROGETTAZIONE PREDEFINITA OPPURE APERTA. Possiamo individuare un approccio alla progettazione centrato su obiettivi predefiniti, e un altro centrato invece su obiettivi aperti definiti in itinere 47. La progettazione aperta è utile nella prima infanzia, nell’extra scuola e nell’educazione degli adulti. La progettazione centrata su obiettivi predefiniti è utile nei percorsi scolastici e accademici 48.

Gli obiettivi dei progetti formativi vanno operazionalizzati, indicando innanzitutto i compiti specifici che il discente deve essere in grado di svolgere, e poi anche le modalità di valutazione inclusi i criteri soglia di valutazione 48. Per questo sono utili le tassonomie, vale a dire sistemi di classificazione degli obiettivi educativi, ad esempio, la tassonomia di Bloom 50.

L’INSTRUCTIONAL DESIGN nasce negli anni 60 è un insieme di tecniche basate su modelli a fasi in successione (ad esempio ADDI) che cercano di facilitare la progettazione curricolare 59.

MISURAZIONI, STIME, INTERPRETAZIONI. Il termine valutazione può riferirsi a misurazioni, che vengono svolte con strumenti quali test; altre valutazioni si basano semplicemente su una stima del docente 53 sulla base comunque di criteri predefiniti. In altri casi si parla addirittura di interpretazione quando mancano criteri predeterminati. Abbiamo così misurazione, stima, interpretazione 54. Possono essere valutate varie cose, ad esempio, il profitto degli studenti, oppure il processo, oppure il progetto, oppure il sistema, oppure il rendimento economico 54.

TIPI DI VALUTAZIONE. La valutazione del profitto può essere distinta in diagnostica, formativa, sommativa. La valutazione diagnostica e rileva le preconoscenze e la disponibilità ad apprendere 54. Quella formativa viene svolta durante il processo di apprendimento grazie ai feedback forniti dal docente al discente, quella sommativa è una valutazione di sintesi svolta al termine del percorso formativo 54.

Col costruttivismo l’attenzione nella valutazione si sposta sul processo di apprendimento e si diffonde l’uso di portfoli e diari che si basano su pratiche riflessive 55, in più viene introdotta la valutazione autentica, vale a dire prove riferite a compiti reali che si verificano nel sistema di vita o di lavoro 55. La valutazione del profitto può servirsi di questionari a scelta multipla, a risposte aperte, altre prove complesse come report, progetti, soluzione di problemi 55. Le rubriche di valutazione sono un insieme di criteri che permettono di valutare delle prove basati sul comportamento o a risposta aperta 56.

In generale, si distingue fra:

  • La valutazione di progetto avviene prima che il progetto venga realizzato 57.
  • La valutazione di processo esamina l’andamento del percorso formativo e in alcuni casi può essere visto come una negoziazione fra tutti gli stakeholders 57.
  • La valutazione di sistema avviene al termine del progetto e considera i tempi e le risorse impiegate nonché la coerenza dei risultati con gli obiettivi dichiarati 58.
  • La valutazione in termini di rendimento economico viene fatta in ambito aziendale e misura i benefici economici provocati da un determinato intervento formativo 58.

LE ARCHITETTURE DELL’ISTRUZIONE. Secondo Ruth Clark, possiamo definire le architetture dell’istruzione come macrostrutture differenziabili, in funzione di alcune variabili (controllo richiesto al docente o all’allievo, grado di prestrutturazione del materiale, quantità di interazioni e direzione), da mettere in relazione con l’esperienza posseduta, con l’atteggiamento e le abilità metacognitive del soggetto. Clark individua quattro architetture dell’istruzione, a cui Calvani ne aggiunge 3

  1. Ricettiva: l’allievo assorbe conoscenza e abilità dalla trasmissione delle informazioni. L’insegnante controlla l’esposizione, l’interazione con l’allievo è praticamente assente.
  2. Comportamentale: si suddividono le istruzioni in unità brevi che si collegano l’un l’altra, con frequenti interazioni e feedback all’allievo.
  3. A scoperta guidata: si forniscono risorse e supporti che inducono costruzione attiva delle conoscenza; si basa sull’apprendimento per problem solving.
  4. Esplorativa: si tratta di quelle attività in cui si dà all’allievo la massima libertà di azione. L’insegnante dà solo un input aperto.
  5. Simulativa: comprende la categoria delle simulazioni attraverso immedesimazione fisica;
  6. Collaborativa: apprendimento con interazione fra pari, include forme di mutuo insegnamento e lavoro di gruppo;
  7. Autoregolativa: riguarda il campo delle strategie basate sulla consapevolezza (metacognizione) e sull’autocontrollo 64

Una STRATEGIA DIDATTICA è un piano di azione di breve durata, normalmente non superiore a un’ora, basata su procedure specifiche.

  • Lezione erogativa tradizionale dove il docente seleziona gli argomenti, gestisce l’esposizione, ma non ci sono garanzie che le informazioni presentate vengono acquisite. Può essere migliorata con supporti multimediali o comunque diversi dal linguaggio orale come la gestualità del docente oppure slide.
  • Istruzione sequenziale interattiva il docente coinvolge l’allievo attraverso feedback continui applicati a sintetici contenuti da imparare 66.
  • Modellamento o apprendistato dove l’allievo è messo in situazione e imita il maestro più esperto che lo indirizza e gli fornisce dei feedback.
  • Lezione euristica dove lo studente partecipa alla formulazione dei contenuti cooperando con il docente 66.
  • Problem solving dove lo studente lavora per problemi che hanno grado diverso di strutturazione, complessità, dinamicità, specificità 67. Ad esempio, lo studio di casi che possono essere orientati alla presa di decisioni, all’analisi di problemi. Simulazione simbolica attraverso l’uso di software. Game based learning basato sulla gamification 69.
  • Altre tecniche sono il role playing, la peer education, la discussione, il metodo per progetti, il brain storming, strategie di studio metacognitive 71.

Il MODELLO D’ISTRUZIONE è un framework teorico che definisce l’approccio generale all’insegnamento. Include i principi fondamentali, le teorie dell’apprendimento di riferimento e gli obiettivi educativi di base. Per esempio, possiamo pensare al modello costruttivista, dove l’apprendimento è visto come un processo attivo di costruzione della conoscenza da parte dello studente, o al modello comportamentista basato su stimolo-risposta.

La evidence based education ha lo scopo di misurare l’efficacia degli interventi educativi, che mira a misurare l’effect size 73. In questa analisi molto efficaci sono determinati comportamenti e atteggiamenti dei docenti 73, la valutazione formativa, fornire feedback, ma anche ricevere feedback da parte dell’insegnante, la peer education. Poco efficaci invece l’apprendimento assistito dal computer 75. Sono più efficaci le architetture dell’istruzione che valorizzano la guida, basate sull’istruzione diretta orientata a insegnare proceduralmente passo passo 75, invece che quelle esplorative 75.

Parlando di EFFICACIA A LIVELLO META (vedi Merril 61) l’apprendimento è più facile quando è CONCRETO. Cosa vuol dire:

  • activation le cose da apprendere si basano su una conoscenza preesistente
  • problem gli studenti sono impegnati nella situazione di problemi autentici
  • demonstration si dimostra quello che si vuol fare imparare
  • application gli studenti hanno modo di applicare le nuove conoscenze o abilità
  • integration lo studente ha modo di usare nuove conoscenze o abilità nella vita reale 61.

Domande

In funzione di quali criteri si può differenziare un progetto educativo didattico

È possibile differenziare i progetti educativi sulla base della maggiore o minore strutturazione. Alcuni progetti seguono il modello curricolare che definisce in modo preliminare obiettivi, mezzi, fasi del percorso vedi ad esempio la corrente del curriculum design e, al suo interno, il modello ADDIE, dalle iniziali delle diverse fasi che sono analisi della domanda e del contesto, progettazione, sviluppo dei materiali didattici, erogazione, valutazione. Altri modelli, soprattutto quelli che hanno a che fare con l’educazione degli adulti o con interventi di natura sociale quale la metodologia della ricerca azione sono invece poco strutturati e la progettazione avviene in maniera ricorsiva durante la fase di erogazione 45, 46, 47

Che cosa significa operazionalizzazione gli obiettivi e perché è importante

Operazionalizzazione significa fornire indicazioni anche sul sistema di verifica (possibilmente basato su una misurazione, eventualmente stime, in nessun caso su una interpretazione 53) che sarà adottato per ciascun obiettivo di apprendimento. Operazionalizzazione implica così definire preliminarmente in maniera chiara degli obiettivi di apprendimento 188. Siamo così nell’ambito del curriculum design e anche della evidence based education.

Quanti tipi di valutazione si possono distinguere

Sono 5. Possiamo valutare un progetto, il profitto, il processo, il sistema educativo, il rendimento economico del percorso formativo 54

Le 3 filosofie per la valutazione del profitto e gli strumenti di verifica

La valutazione del profitto può essere distinta in:

  • diagnostica, vale a dire preliminare che accerta lo stato delle preconoscenze e la disponibilità ad apprendere
  • sommativa che viene svolta alla fine del percorso formativo
  • formativa che avviene in itinere e all’obiettivo di dare dei feedback che possano migliorare l’apprendimento 54.

La valutazione del profitto può essere svolta con questionari a risposta chiusa, domande a risposta aperta, prove complesse come la soluzione di un problema o la realizzazione di un progetto 55

Che cos’è l’instructional design e che cosa propone

L’instructional design è una insieme di metodologie per la progettazione efficace. In genere i metodi di progettazione sono strutturati a stadi (vedi il modello ADDIE).

Che cosa si intende con modello d’istruzione, architettura didattica e strategia didattica

Il modello d’istruzione è un framework teorico che definisce l’approccio generale all’insegnamento. Include i principi fondamentali, le teorie dell’apprendimento di riferimento e gli obiettivi educativi di base. Per esempio, possiamo pensare al modello costruttivista, dove l’apprendimento è visto come un processo attivo di costruzione della conoscenza da parte dello studente, o al modello comportamentista basato su stimolo-risposta.

Le architetture dell’istruzione sono i modelli d’istruzione individuati da Clark e Calvani: ricettiva, comportamentale, a scoperta guidata, esplorativa, simulativa, collaborativa, autoregolati.

La strategia didattica invece è l’approccio seguito in una lezione che segue uno specifico modello d’istruzione. Ad esempio, lezione frontale, analisi di casi, etc.

Quali sono le strategie didattiche più note

Le strategie didattiche dipendono dall’architettura didattica utilizzata. Ad esempio,

  • se l’architettura didattica è trasmissiva, volta a trasferire informazioni, con un’interazione docenti e studente assente o scarsa, la strategia didattica sarà la lezione frontale a voce o basata su supporti quali le slide. 64.
  • Se l’architettura didattica è direttiva-interattiva allora le strategie saranno istruzione sequenziale interattiva, con numerosi feedback, e l’apprendistato, dove lo studente impara in situazione dal maestro più esperto 66.
  • Se l’architettura è scoperta guidata, le strategie saranno problem solving e lezione socratica.
  • Se la strategia è collaborativa, la tecnica sarà la peer education.
  • Se la strategia è esplorativa, le tecniche saranno discussione, relazioni di progetti, brainstorming. Se l’architettura è autoregolata la tecnica sarà focalizzata sullo sviluppo della meteo cognizione con riferimento alle strategie di studio 64.

Quali sono le strategie e le azioni didattiche considerate più efficaci

Le azioni didattiche più efficaci sulla base della evidence based education sono

  • definire obiettivi chiari, condivisi con l’allievo,
  • valutazione formativa,
  • focus sullo sviluppo della metacognizione relativa alle strategie di apprendimento,
  • la peer education,
  • Il feedback dello studente all’insegnante.

in generale i modelli più efficaci sono quelli basati sulla guida (ad esempio istruzione diretta) invece che sulla promozione dell’esplorazione autonoma 75, almeno per gli studenti con minori capacità.

Come si valuta l’efficacia di una strategia didattica

l’efficacia di una strategia si basa attraverso metanalisi sull’efficacia dei singoli interventi didattici. L’indicatore utilizzato è quello di effect size, vale a dire la differenza fra i risultati del gruppo sperimentale e del gruppo di controllo, espressa in unità di deviazione standard. Può avere scale diverse in base alla misura utilizzata, Calvani afferma che è significativo quando è maggiore di 0,4 pag. 179.

L’effect size non si limita a indicare se un effetto è presente (come fa il test di significatività statistica), ma fornisce informazioni su quanto è grande l’effetto. Può assumere diverse forme (es. Cohen’s d, eta squared, odds ratio) a seconda del tipo di analisi. Rispetto al coefficiente di correlazione, l’effect size misura la dimensione dell’effetto in modo più ampio e può riferirsi a: differenze tra gruppi (es. media del gruppo A vs. media del gruppo B, percentuali di varianza spiegata (es. eta squared in ANOVA), probabilità o rischi (es. odds ratio in studi medici). Il coefficiente di correlazione (r) è tecnicamente una misura di Effect Size usata solo per relazioni lineari, e può andare solo da -1 (massima relazione inversa), a 0 (nessuna relazione), a +1 (massima relazione nella stessa direzione).

La dimensione attuativa della didattica

DIDATTICA VIVA: quello che accade realmente in aula e intorno all’aula prima e durante la realizzazione dell’intervento formativo viene indicato col termine 79. L’evento insegnamento ha un carattere processuale, si svolge, cioè, attraverso una serie di eventi.

ELEMENTI DELLA DIDATTICA VIVA. I fattori considerabili sono svariati: contestuali vale a dire relativi a quello che accade qui e ora, relazionali vale a dire relativo alle dinamiche relazionali e socio affettive fra i soggetti partecipanti, pragmatici relativi cioè al conseguimento di determinati obiettivi di apprendimento, istituzionali vale a dire attuato in un contesto secondo specifiche enorme, simbolici poiché influenzato dalle rappresentazioni che gli individui hanno di se stessi e della realtà 79.

Oppure possiamo sintetizzare distinguendo fra ambito comunicativo: riguarda l’interazione fra insegnante e allievi e fra allievi, simbolico, cognitivo epistemologico riguarda le autorappresentazioni individuali e collettive che influenzano i processi cognitivi e le strategie per rendere contenuti insegnabili, e poi ambito gestionale relativo a organizzazione, tempi, relazioni interpersonali e sociali 80.

Riguardo alla comunicazione, in ambito formativo possiamo distinguere fra quella faccia a faccia tipica della formazione in presenza, poi quella testuale e multimediale, e la comunicazione mediata da computer 80.

La comunicazione faccia a faccia avviene attraverso la parola parlata e il linguaggio del corpo che si presta meglio a manifestare emozioni ma è più soggetto a una varietà di interpretazioni, cioè, è più ambigua. Nella comunicazione non verbale possiamo distinguere fra le caratteristiche paralinguistiche quali tono, intensità, velocità, pause e quelle extra linguistiche, cioè la qualità del la voce. La seconda invece è la prossemica, cioè la disposizione dei corpi e degli oggetti nello spazio e la cinesica vale a dire l’espressione del volto gli sguardi la postura 81.

La comunicazione testuale multimediale. I multimedia sono strumenti didattici, quali software e web, che possono essere esplorati secondo piste differenti in base alla curiosità di chi li utilizza 85. L’uso indiscriminato di immagini o animazioni e più in generale della multimedialità intralcia i processi di apprendimento aumentando troppo il CARICO COGNITIVO 85. Nella scrittura dei testi è utile evidenziare attraverso l’editing le informazioni più importanti, aggiungere sintesi e domande stimolo, usare una forme linguistiche elementari. Le immagini non devono essere le decorative 86 Clark e Lyons sottolineano la distinzione fra caratteristiche superficiali e funzioni comunicative di un’immagine. È utile utilizzare grafici e mappe concettuali 88. La comunicazione aumentativa e alternativa si riferisce a tecnica e strumenti che hanno l’obiettivo di migliorare la comunicazione da parte di soggetti con difficoltà comunicative 88. Le mappe mentali pongono al centro l’idea principale e intorno come raggi di un sole concetti e idee collegate 90, mentre le mappe concettuali visualizzano relazioni fra concetti diversi 89.

La comunicazione mediata dal computer può essere divisa in strumenti di comunicazione asincrona e sincrona. Quelli asincroni sono la posta elettronica, le mailing list, il web forum, i blog, i wiki e i social network. La comunicazione sincrona invece la chat, la videoconferenza 90. La PRESSIONE TECNICA è il termine che indica la vulnerabilità e la minore flessibilità dei medium usati nella comunicazione mediata da computer. Inoltre, alcune persone potrebbero sentirsi inadeguate o provare ansia 91. Secondo gli autori la comunicazione mediata dal computer è caratterizzata dall’assenza degli elementi non verbali tipici della comunicazione faccia a faccia 91.

L’intelligenza ecologica della classe. La classe è uno spazio simbolico all’interno del quale si sviluppano ruoli gesti e routine, vale a dire attività abituali prevedibili che scandiscono la vita quotidiana 93. Il CONTRATTO DIDATTICO indica i comportamenti dell’insegnante che sono attesi dall’allievo e viceversa 94 Le ROUTINE EDUCATIVE sono strategie per coinvolgere gli allievi 95 ad esempio domande chiuse e domande aperte, i suggerimenti e le allusioni, la scomposizione del problema in sottoparti, evidenziare o ignorare gli interventi di alcuni studenti, l’assegnazione di compiti svolti da pari, il feedback 97

Bandura evidenzia la dimensione psicologica dell’autoefficacia 97, vale a dire la credenza che ognuno ha riguardo alle proprie capacità di controllo del mondo circostante. Possiamo distinguere l’autoefficacia dello studente e del singolo insegnante, e del corpo degli insegnanti complessivo. Un’altra variabile interessante è quella della motivazione 97. La motivazione dipende dall’autoefficacia. Un costrutto simile è quello di locus of control 98. Vanno considerati anche differenze individuali, ad esempio, alcuni studenti sono orientati all’obiettivo di apprendere 98. L’autoregolazione è la capacità dello studente di comprendere e controllare il proprio processo di apprendimento 98, usando la metacognizione per pianificare e monitorare i propri progressi. Alcuni hanno motivazione intrinseca, sono focalizzati sul compito 99

LA TRASPOSIZIONE DIDATTICA. Possiamo immaginare che l’insegnante media fra discente e l’oggetto di apprendimento 99. Questo approccio evidenzia le trasformazioni e gli adattamenti che i saperi scientifici subiscono per poter essere insegnati attraverso la trasposizione didattica 99 Si distingue fra sapere sapiente che è il contenuto originario da insegnare e il sapere insegnato che è la ricostruzione di quello che si vuole insegnare, cioè, del sapere sapiente 99. Possiamo distinguere quattro livelli:

  • saperi sapienti,
  • saperi da insegnare,
  • sapere effettivamente insegnati,
  • saperi appresi

I cambiamenti avvengono grazie alla trasposizione didattica ESTERNA, ad esempio, nei libri di testo e quella INTERNA che avviene nell’aula durante l’azione dell’insegnante 100.

Un altro punto di vista ci dice che la relazione didattica è un’operazione di ristrutturazione che trasforma un oggetto CULTURALE in un oggetto MENTALE grazie alla costruzione di metafore 101. Si distingue fra mediatori attivi riferiti all’esperienza diretta, iconici se si tratta di rappresentazioni grafiche spaziali quindi, analogici se si basano sulla simulazione, simbolici quando si esprimono attraverso codici 101

LA GESTIONE DELLA CLASSE. La strategia più generale è prevenire la disaffezione promuovendo l’interesse 107 con contenuti interessanti e promuovendo l’autonomia degli studenti e la loro capacità di successo. Il docente deve avere una comunicazione empatica, basata sull’accettazione non giudicante, e seguire l’approccio di Thomas Gordon 109. Il lavoro in aula deve tendere a promuovere la sua solidarietà, la cooperazione, la responsabilità attraverso il lavoro di gruppo 110. Più difficile sviluppare relazioni nella comunicazione mediata da computer 111.

È possibile reprimere o prevenire 102, ad esempio cambiando la disposizione dei banchi. È necessario programmare attentamente i tempi 103 e il tipo di attività. L’insegnante deve monitorare costantemente quello che accade in classe. Sono necessarie norme chiare per la disciplina 105 possibilmente definite assieme agli studenti stessi. Una strategia è la promozione dei comportamenti corretti mentre quelli scorretti vanno ignorati evitando le punizioni che contribuiscono a esaltarli 106.

Domande

Quali caratteristiche differenziano il linguaggio verbale da quello non verbale e quali sono le funzioni di quest’ultimo

Il linguaggio verbale è più efficace per esprimere idee astratte e complesse, contenuti decontestualizzati, mentre il linguaggio non verbale si presterebbe meglio manifestare emozioni, ad accentuare o a ridurre la comunicazione verbale, a trasmettere messaggi di cui non si vuole assumere la responsabilità. Nel linguaggio non verbale si si distingue fra una componente vocale quali tono intensità velocità pause, la prossemica, vale a dire la disposizione dei corpi e degli oggetti nello spazio e la cinesica vale a dire l’espressione del volto e la postura 81

Il rapporto testo immagine. Fai degli esempi di uso significativo delle immagini per l’apprendimento

Le immagini possono avere varie funzioni ai fini dell’apprendimento, ad esempio decorativo, rappresentativo, mnemonico, iconico, organizzativo relazionale che mostra relazioni fra elementi, 87

Che cosa si intende per computer mediated communication? In che cosa si differenzia dalla comunicazione faccia a faccia?

La computer mediated communication è la comunicazione resa possibile da reti telematiche 90. Rispetto alla comunicazione faccia a faccia in caso di problemi tecnici l’impatto sulla comunicazione può essere maggiore, in più alcune persone possono ritenersi inadeguate o ansiose rispetto all’uso degli strumenti tecnologici, e infine secondo alcuni la possibilità di usare la comunicazione non verbale sarebbe minore 92

Che relazione c’è fra il contratto didattico e le prestazioni cognitive dell’allievo

Il contratto didattico indica i comportamenti attesi in un contesto scolastico dagli insegnanti e dagli studenti vicendevolmente 94 Non è chiaro in che modo il contratto didattico influenzi le prestazioni cognitive degli allievi.

Quali sono le più comuni routine educative? Come si caratterizzano?

Le routine educative sono strategie che hanno lo scopo di alimentare e sostenere il coinvolgimento degli allievi 95. Ad esempio, domande chiuse e aperte, suggerimenti, scomposizione dei problemi, contributi promossi o ignorati, discussione fra pari 96.

In che cosa consiste il concetto di autoefficacia e quale ruolo svolge nei processi di apprendimento

L’autoefficacia è la credenza di ogni persona riguardo le proprie capacità di controllo della realtà circostante e del proprio comportamento. Le persone con autoefficacia più elevata ottengono dei risultati migliori. 97

In quale ambito nasce la riflessione sulla trasposizione didattica ai quali implicazioni ha per la didattica

La trasposizione didattica indica le trasformazioni che il sapere sapiente, vale a dire il sapere prodotto dagli studiosi, subisce per essere insegnabile e insegnato. 99 l’azione didattica consiste in un processo di sostituzione del reale con modelli e simboli. Si distingue fra trasposizione didattica esterna vale a dire la trasformazione di saperi sapienti in saperi da insegnare e la trasposizione didattica interna vale a dire dei saperi insegnati ai saperi appresi 100

Indicare le principali dimensioni del classroom management

Le dimensioni del classroom management sono la gestione dei tempi, degli spazi, delle attività. È necessario ignorare i comportamenti non desiderati, ridurre i distrattori, monitorare continuamente quello che accade in classe 104. È utile stabilire regole di comportamento chiare ed esplicite, meglio se nel definizione delle regole sono coinvolti gli studenti.

Che cosa si intende per withitness e quale rilevanza ha nella gestione della classe

Il termine è stato coniato da Kounin per descrivere la consapevolezza dell’insegnante su quello che sta accadendo nella classe in ogni momento 104

La relazione interpersonale formatore allievo. Atteggiamenti da evitare e prassi consigliate

È utile stabilire regole di comportamento esplicite, ignorare i comportamenti scorretti, promuovere comportamenti adeguati, utilizzare metodologie didattiche che attivano e promuovono l’interesse, mostrare empatia e accettazione non giudicante, evitare contrapposizioni frontali, praticare l’ascolto attivo, promuovere la solidarietà in classe e senso di appartenenza 110.

Gli ambiti della didattica

Con le politiche di LIFELONG LEARNING promosse a partire dal 1996 l’attenzione alla didattica si è spostata anche al di fuori della scuola. Si distingue fra apprendimento formale costituito da istruzione e formazione, l’apprendimento non formale che avviene nell’extra scuola e nell’educazione non professionalizzante degli adulti e la formazione informale che avviene nella vita 115.

In Italia abbiamo il nido, poi la scuola dell’infanzia che inizia dai 36 mesi, poi la scuola primaria, la scuola secondaria di primo grado e di secondo grado 119. Poi abbiamo le competenze chiave europee, l’autonomia scolastica con legge del 1997 che permette di modificare il monte ore annuale in misura del 20%, poi abbiamo l’INVALSI che si occupa di valutazione 122. Poi abbiamo l’università, la formazione professionale.

Il MICRO TEACHING è un metodo per la formazione degli insegnanti basato sulla videoregistrazione di breve sequenza e di insegnamento che vengono poi riviste e discusse 123.

La DIDATTICA EXTRASCOLASTICA è rivolta a giovani dai sei ai 18 anni e avviene presso musei, campi sportivi, oratori ed è promossa in genere da associazioni culturali 129.

L’EDUCAZIONE DEGLI ADULTI è quella non professionalizzante che avviene con finalità di realizzazione personale 130. I riferimenti sono l’andragogia di Malcom Knowles 1993, i circoli di studio, la pratica autobiografica 130. Per gli adulti sono fondamentali l’autonomia nell’apprendimento e il formatore assume un ruolo di facilitatore.

La MEDIA EDUCATION ha l’obiettivo di smascherare il potere di controllo sociale esercitato dai mass media e si è sviluppata dalla scuola di Francoforte 132. I media esercitano una manipolazione a fini commerciali e veicolano contenuti e valori superficiali, per questo la scuola dovrebbe proteggere i giovani dai media incoraggiando la conoscenza di forme superiori di arte e letteratura 135. In una fase ulteriore invece grazie alla diffusione della semiotica si studiano anche i mass media che vengono visti nella loro dimensione emancipatoria, l’obiettivo non è più quello di difendere i giovani dai media ma di prepararli ad assumere decisioni consapevoli per un uso consapevole dei media 136.

L‘EDUCATIONAL TECHNOLOGY considera le tecnologie dei dispositivi per insegnare ad apprendere secondo un approccio costruttivista. Il primo approccio è quello delle tecnologie dell’istruzione, il secondo a quello delle tecnologie per apprendere che presta attenzione agli strumenti quali computer, Internet 132.

Uno fra i tanti approcci è quello BYOD bring your own device in cui si utilizzano per l’apprendimento le tecnologie che gli studenti già usano nella vita quotidiana 133.

La flipped classroom è una strutturazione del lavoro didattico in cui lo studio avviene a casa e gli esercizi in classe 133.

L’E-learning può essere utilizzato per erogare, interagire con gli studenti, far collaborare gli studenti fra di loro 133. Il mobile learning è l’utilizzo delle tecnologie mobili come lo smartphone e il tablet per insegnare e apprendere nei diversi contesti formativi 134. Il mobile e learning è iniziato con l’enfasi su come utilizzare al meglio i singoli dispositivi, ponendo al centro le tecnologie, poi una seconda fase in cui l’enfasi era sull’apprendimento fuori dall’aula grazie al dispositivi mobili. Infine, l’enfasi si è spostato sulla mobilità dello studente e la progettazione di spazi di apprendimento 134

DALL’INSERIMENTO ALL’INCLUSIONE. La didattica speciale o DIDATTICA DELL’INCLUSIONE si occupa di facilitare l’apprendimento di tutti coloro che incontrano delle difficoltà 137, secondo i principi dello statuto di Salamanca UNESCO 1994. I cui concetti sono il diritto universale all’istruzione, il rispetto delle caratteristiche di ogni soggetto, l’adozione di sistemi educativi e di programmi di studio che tengono conto delle diversità, la non discriminazione grazie all’integrazione di tutti gli individui nei normali circuiti educativi 137. L’enfasi si è spostata dall’inserimento, all’integrazione, e infine all’inclusione 137. Il termine inclusione indica che la scuola sia concepita fin dalle fondamenta in modo da consentire a chiunque, indipendentemente dalle caratteristiche fisiche, psicologiche e culturali, di poter realizzare il piano sviluppo delle sue potenzialità 137. La disabilità viene vista come dipendente dell’ambiente nel quale le persone si trovano a interagire, l’accento viene posto perciò sulla rimozione degli ostacoli abbia Italia sociale.

I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI BES comprendono disabilità fisiche, sensoriali, psic, disturbi dell’apprendimento, deficit del disturbo dell’attenzione eccetera. L’UDL Universal design for learning è un approccio sviluppato negli Stati Uniti che suggerisce di introdurre varie possibilità di accesso ai contenuti da apprendere (multimodalità). Lo stesso contenuto, cioè, viene offerto in modi e forme diverse attraverso l’impiego di più codici linguistici e schemi espositivi e di lavoro diversificati per caratteristiche cognitive conoscitive, linguistiche, sensoriale e motoria, anche con l’aiuto delle tecnologie 138.

I DSA DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO quali dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia quando sono particolarmente sviluppati richiedono una programmazione personalizzata e piani di intervento mirati ad esempio la stesura di un profilo dinamico funzionale PDF e del piano educativo individualizzato PEI 140.

La DIDATTICA INTERCULTURALE si sviluppa con le società multietniche e le relative difficoltà di varia natura 140. Il concetto generale è gli insegnanti devono porre attenzione ai possibili pregiudizi culturali per prevenire i conflitti 140. Il termine interculturale indica la necessità di uno scambio reciproco fra culture diverse. Le attività di didattica interculturale vanno rivolte non solo agli immigrati ma anche ai locali con un obiettivi di educazione d’ascolto, il decentramento dei punti di vista 141.

Domande

Indicare quali tratti peculiari hanno contraddistinto in tutta la sua storia la didattica scolastica

Classi composte da più allievi, docenti e allievi devono trovarsi tutti nello stesso luogo e nello stesso tempo, obbligo di frequenza e controllo di presenze e assenze, cicli di studio annuali, programmi curricolari distinti per aree tematiche disciplinari, valutazione formale dei risultati dell’apprendimento 117

Indicare cosa si intende per educazione formale non formale e informale e come mai questa distinzione è rilevante

L’apprendimento formale è quello che avviene in percorsi organizzati dati istituzioni deputate all’insegnamento come scuole, università enti di formazione accreditati e che conduce all’acquisizione di certificazioni. L’apprendimento non formale si verifica al di fuori delle strutture formative canoniche, ad esempio associazioni, parrocchie, sindacati, compagnie teatrali o nel luogo di lavoro e di solito non prevede il rilascio di certificazioni. L’apprendimento informale si verifica in modo incidentale non intenzionale nel corso della vita quotidiana 114

Quali aspetti caratterizzano la didattica degli adulti e quali sono le principali differenze con la didattica scolastica

La didattica degli adulti, conosciuta anche come andragogia (Malcom Knowles), presenta caratteristiche peculiari che la distinguono dalla didattica scolastica. In particolare:

  • apprendimento centrato sull’esperienza,
  • motivazione intrinseca,
  • autonomia e partecipazione attiva,
  • orientamento al risultato,
  • applicabilità immediata,
  • bisogno di rispetto.

Nella didattica scolastica (pedagogia) al contrario la motivazione è spesso esterna, l’esperienza degli studenti è limitata o inesistente, il metodo didattico è prevalentemente trasmissivo, l’autonomia dello studente è limitata, gli obiettivi sono generali orientati alla crescita personale a lungo termine, la relazione col docente è asimmetrica, l’applicazione di quanto si impara è spesso lontana nel tempo.

Indicare le principali caratteristiche degli interventi didattici nella formazione professionale e continua

Le principali caratteristiche della formazione professionale continua sono l’assenza o la riduzione di importanza della valutazione dell’apprendimento, l’enfasi sull’apprendimento esperienziale e autodeterminato, basati sull’osservazione e la riflessione seguendo Kolb, Schoen, Reg Revans 127, l’importanza delle comunità di pratica 128

Che cosa si intende per lifelong learning e quali sono le esigenze a cui cerca di rispondere

Il Lifelong Learning (apprendimento permanente) si riferisce al processo continuo di acquisizione di conoscenze, competenze e abilità durante l’intero arco della vita, non limitato ai periodi di istruzione formale (scuola, università). Include attività di apprendimento formali, non formali e informali che possono avvenire in qualsiasi contesto: lavoro, tempo libero, o altre esperienze personali. Il Life on learning risponde a esigenze di crescita personale, sviluppo professionale, inclusione sociale. L’unione europea lo sviluppa a partire dal 1996 hanno dichiarato dell’apprendimento permanente. Nel 2001 e stato redatto un memorandum sul lifelong learning e nel 2006 il quadro europeo delle competenze chiare per l’apprendimento permanente.

Quali sollecitazioni teoriche vengono da parte della didattica speciale alla didattica generale

La didattica speciale, che si occupa dell’educazione e della formazione di persone con bisogni educativi particolari, ha fornito numerosi contributi e sollecitazioni teoriche alla didattica generale, influenzandola in modo significativo. Questi contributi si basano sull’obiettivo comune di creare contesti di apprendimento più inclusivi, personalizzati e capaci di rispondere alla diversità dei bisogni degli studenti. In particolare approccio inclusivo, da didattica speciale a didattica per tutti. Personalizzazione dell’apprendimento, centralità dell’alunno, metodologie attive e partecipative, approccio multimediale, valorizzazione delle competenze trasversali, didattica flessibile e adattiva, valutazione formativa e non giudicante, collaborazione educativa fra soggetti diversi.

Che cosa si intende per BES che cosa sono i DSA

I BES sono una categoria che include tutti gli studenti che, per diverse ragioni, hanno necessità di attenzioni particolari nel percorso educativo. Questo concetto è stato introdotto in Italia con la Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012, che amplia il tradizionale concetto di disabilità e difficoltà di apprendimento, riconoscendo un’ampia gamma di bisogni legati a situazioni personali, sociali o culturali. Si distingue fra disabilità, disturbi evolutivi specifici, disagio economico linguistico culturale.

I DSA Disturbi Specifici dell’Apprendimento sono una sottocategoria dei BES, dovuti a disfunzioni neurobiologiche, quali dislessia (difficoltà di lettura), disortografia (errori ortografici ricorrenti), disgrafia (scrittura manuale poco leggibile), discalculia

Quali sono le dimensioni di interesse comune per la didattica speciale e la didattica interculturale

Le dimensioni comuni sono l’inclusione, la personalizzazione dell’apprendimento, la valorizzazione delle diversità, la flessibilità del curriculum, l’attenzione alle difficoltà di comunicazione, la necessità di formazione dei docenti, la necessità di collaborazione scuola famiglia comunità, la promozione delle competenze sociali.

La dimensione metodologica della didattica

Le conoscenze relative alla didattica possono essere acquisite per esperienza personale diretta o indiretta, attraverso indagini sul campo, attraverso la ricerca documentaria 145.

L’APPRENDIMENTO DALL’ESPERIENZA può essere potenziato grazie alla riflessività, vedi Schön, che permette di costruire repertori di comportamenti e affrontare situazioni impreviste 146. Le buone pratiche sono esperienze positive di didattica che diventano di pubblico dominio.

LA RICERCA DIDATTICA utilizza metodologie riprese dalle scienze sociali. Una ricerca è una sequenza ordinata di azioni, Verificabili anche da soggetti esterni che non hanno partecipato alla ricerca, che si pone un obiettivo conoscitivo 147. È necessario riconoscere che gli individui sono guidati da schemi personali nell’osservazione delle realtà, chiamati equazione personale 147.

Metodi quantitativi e modelli sperimentali o quasi sperimentali

Si distingue fra metodi quantitativi, basati sulla manipolazione di dati estrapolati dalla realtà secondo modelli sperimentali o quasi sperimentali. Il presupposto e che sia possibile tenere sotto controllo le variabili che influenzano un determinato fenomeno e che manipolando una di esse (chiamata variabile indipendente) si possano verificare i cambiamenti sul contesto oggetto di studio 148. Si possono usare un gruppo sperimentale un gruppo di controllo i cui partecipanti sono stati selezionati in modo casuale. La statistica ci indica le probabilità che un determinato effetto verificatosi nel gruppo sperimentale sia dovuto al caso. Se la probabilità è bassa (se la soglia di significatività -indicata convenzionalmente con p– è minore del 5 o dell’1% -cioè p<0,05 o p<0,01) allora si postula che l’effetto sia dovuto alla variabile sperimentale. 149

Anche se è possibile manipolare la variabile indipendente, in alcuni casi non è possibile ottenere gruppi sperimentali e di controllo casualmente (metodo quasi sperimentale). La ricerca quasi sperimentale condivide molti aspetti della ricerca sperimentale, ma manca del pieno controllo sulle variabili, in particolare sulla randomizzazione. È utile quando non è etico o pratico assegnare casualmente i partecipanti ai gruppi (ad esempio, in ambito educativo o clinico). Pur non garantendo un controllo rigoroso, può fornire indicazioni utili su relazioni causali

Se non è possibile creare un gruppo di controllo, ma si è costretti ad affidarci a a rilevazioni in tempi diversi nello stesso gruppo allora metodi presperimentali 152 ad esempio rilevazioni ex post.

Se le variabili implicate in un fenomeno non sono controllabili abbiamo disegni di ricerca non sperimentali 151.

Rapporti fra ricerca quantitativa e ricerca sperimentale o quasi sperimentale

La ricerca sperimentale è un sottoinsieme della ricerca quantitativa. La ricerca quantitativa è caratterizzata dal fatto di raccogliere e elaborare dati numerici. Gli scopi della ricerca quantitativa possono essere A. descrittivi (ad esempio nei sondaggi descrittivi) oppure B. relazionali (verificare che c’è una relazione fra due variabili, anche se non è chiaro quale delle due è la variabile indipendente) oppure C. causali (dove è chiaro qual è la variabile indipendente). La ricerca sperimentale è il caso C della ricerca quantitativa.

La ricerca sperimentale richiede un design rigoroso (ad esempio, randomizzazione, doppio cieco). La ricerca quantitativa, in generale, può essere meno rigorosa a seconda dell’obiettivo (es. sondaggi descrittivi).

Metodi qualitativi e misti

I metodi qualitativi esaminano con modalità non numeriche dati testuali o verbali raccolti con tecniche quali etnografia, studio di caso, ricerca azione 154.

Abbiamo anche i metodi misti dove vengono usati congiuntamente metodi quantitativi e qualitativi nello stesso studio 155.

LA QUALITÀ DELLA RICERCA va valutata secondo pertinenza, validità e affidabilità. In generale, il ricercatore deve fornire informazioni che rendano la ricerca intellegibile e permettano di riprodurla.

  • La pertinenza riguarda il grado in cui la ricerca è rilevante rispetto al problema, alla domanda o all’obiettivo che si intende affrontare. I dati raccolti rispondono alla domanda di ricerca? Gli strumenti utilizzati sono adeguati all’argomento? Il contesto o il campione scelto è rappresentativo dell’obiettivo della ricerca?
  • La validità riguarda il grado in cui i risultati della ricerca riflettono accuratamente ciò che si intende misurare o indagare. Si divide in: Validità interna: La coerenza del metodo e la capacità di escludere variabili estranee che potrebbero influenzare i risultati. Validità esterna: La possibilità di generalizzare i risultati della ricerca ad altri contesti, popolazioni o situazioni. Domande chiave per valutarla: – Gli strumenti di misurazione sono stati costruiti correttamente e testati? – Le conclusioni sono supportate dai dati? – Sono stati considerati e controllati eventuali fattori confondenti?
  • L’affidabilità si riferisce alla consistenza e alla riproducibilità dei risultati. Una ricerca affidabile produce risultati simili se ripetuta con le stesse condizioni e metodi. Domande chiave per valutarla: Gli strumenti di misurazione producono risultati coerenti nel tempo? Il metodo è stato applicato in modo sistematico e rigoroso? La ricerca può essere replicata da altri ricercatori?

Una evidenza è una conoscenza prodotta da un’indagine empirica secondo un processo ripetibile anche da parte di soggetti esterni 159 Le evidenze sono i “mattoni” su cui si costruiscono conclusioni scientifiche in una ricerca empirica. Deve essere:

  • Osservabile e misurabile: Deve essere basata su fenomeni osservabili o dati raccolti in modo sistematico.
  • Oggettiva: È idealmente indipendente da opinioni o interpretazioni personali, anche se l’interpretazione può essere necessaria per trarne significato.
  • Rilevante: Deve essere pertinente alla domanda di ricerca o all’ipotesi in esame.
  • Ripetibile: Deve poter essere verificata e replicata da altri ricercatori per confermarne la validità.

La evidence based education si basa su confronti sistematici di ricerche diverse 159, vengono prodotte così metanalisi. Una metanalisi è un’analisi statistica di un’ampia raccolta di dati provenienti da singoli studi allo scopo di integrare le diverse scoperte 161. Un esempio è la meta etnografia 161 Sempre in questo ambito abbiamo le systematic reviews, vale a dire rassegne critiche sistematiche che rilevano e valutano tutti i dati significativi prodotti dalla ricerca su un determinato problema 192. Si formula una domanda di ricerca, poi si individuano le ricerche pertinenti, poi si estraggono le informazioni, poi si confrontano i risultati e ci scrive un resoconto 163. In concreto, le metanalisi utilizzano la statistica applicata a un certo numero di ricerche per arrivare a conclusioni più precise sull’impatto di una determinata variabile, mentre la systematic review ha lo scopo di definire lo stato della ricerca su un determinato tema.

Domande

Il circuito teorico pratico individuale. Che cosa distingue una buona pratica da una riflessione individuale sull’esperienza

La buona pratica è una pratica che è stata resa nota e confrontata positivamente con altre tecniche utilizzate con popolazioni dello stesso tipo 146

Che cosa trasforma il circuito teorico pratico individuale in attività di ricerca

Un’attività di ricerca è un insieme di azioni controllabili anche da soggetti esterni, svolte secondo un metodo scientifico, volte a produrre conoscenza. 147

Che cosa si intende per equazione personale

L’equazione personale è il sistema di credenze individuali che influenzano il modo di vedere la realtà

Quali sono le tipologie più note fra i metodi quantitativi e come si distinguono

I metodi quantitativi sono strumenti di ricerca che si basano sulla raccolta e l’analisi di dati numerici per rispondere a domande di ricerca, testare ipotesi e individuare relazioni tra variabili. Sono in genere quantitativi l’esperimento e il quasi esperimento, dove si manipola la variabile indipendente e si utilizzano gruppi di controllo casuali o quasi casuali. Posso anche sviluppare in senso quantitativo le seguenti tecniche di indagine: inchiesta, indagine, osservazione sistematica, ricerca valutativa.

Sono invece in genere qualitativi la ricerca etnografica, lo studio di caso, la ricerca azione.

La ricerca azione è una metodologia di taglio qualitativo. Che cosa distingue la ricerca azione dai metodi sperimentali

Le ricerca azione mira a risolvere problemi pratici, segui un percorso iterativo, coinvolge i partecipanti, si svolge in ambiti reali, utilizza metodi qualitativi come osservazioni, interviste, focus group (a volte integrati con metodi quantitativi), la teoria emerge dall’interazione fra riflessione e pratica. Al contrario nei metodi sperimentali l’obiettivo è verificare ipotesi, si segue un andamento lineare e predeterminato, i partecipanti hanno un ruolo passivo, si svolge spesso in ambienti controllati, i dati vengono elaborati con tecniche quantitative, la ricerca parte da una teoria predefinita che viene testata è confermata o confutata.

In che cosa consistono i metodi misti quali vantaggi avrebbero

I metodi di ricerca misti consistono nell’inserire nella stessa ricerca sia tecniche qualitative che tecniche quantitative. Il vantaggio è una miglior comprensione del fenomeno oggetto di studio. Le tecniche qualitative portami in genere conoscenze approfondite ma malamente generalizzabili. Le tecniche quantitative portano conoscenze generalizzabili ma spesso poco approfondite. Inserire tecniche di diverso tipo nella stessa ricerca dovrebbe migliorare la comprensione del fenomeno e contemporaneamente la generalizzabilità dei risultati.

Qualità della ricerca si spieghino i concetti di pertinenza, validità e affidabilità

Pertinenza si riferisce alla rilevanza della ricerca e degli strumenti di ricerca utilizzati rispetto al problema, validità interna alla precisione nell’identificazione degli effetti della variabile indipendente, validità esterna alla possibilità di generalizzare i risultati, affidabilità alla riproducibilità dei dati rilevati da parte di altri ricercatori o in tempi diversi.

Che cosa si intende con evidenza e che cos’è l’evidence based education

Le evidenze sono i “mattoni” su cui si costruiscono conclusioni scientifiche in una ricerca empirica. L’evidence based education è una corrente di pensiero che promuove l’uso del metodo scientifico nelle ricerche in ambito educativo.

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Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Riproduzione riservata. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.