Il web è morto, viva il web

Come cambia il ruolo dei contenuti nell’era dell’intelligenza artificiale generativa

Per anni, il web è stato uno spazio privilegiato per la ricerca, l’approfondimento e la condivisione del sapere. Ogni domanda avviava un percorso fatto di link, pagine, articoli e fonti da confrontare. Un ecosistema complesso e, nella sua varietà, arricchente.

Oggi questo modello è in profonda trasformazione. L’avvento dell’intelligenza artificiale generativa – con strumenti come ChatGPT, Gemini e Perplexity – ha introdotto un nuovo paradigma: l’accesso all’informazione non avviene più tramite la navigazione, ma attraverso risposte sintetiche, immediate, pronte all’uso.


Un cambiamento strutturale del comportamento degli utenti

Sempre più persone non usano più i motori di ricerca tradizionali per esplorare il web. Si rivolgono direttamente a un sistema di IA, ottengono una risposta in pochi secondi e si fermano lì. Il processo di consultazione di più fonti, di confronto e verifica, tende a ridursi. Questo ha impatti significativi su:

  • i siti web che vivono di traffico, pubblicità o visibilità organica;

  • i professionisti e le organizzazioni che investono nella produzione di contenuti di valore;

  • le attività SEO, sempre più marginalizzate da risposte generate senza rimandi diretti;

  • il ruolo dei motori di ricerca, oggi meno centrali nel ciclo dell’informazione.


L’IA si nutre del web, ma non lo valorizza

Il paradosso è evidente: i modelli generativi si formano e operano grazie ai contenuti presenti online, ma spesso non restituiscono visibilità o credito a chi quei contenuti li ha prodotti. Le fonti sono raramente citate, i link sono limitati, e l’autorialità si perde all’interno di risposte generaliste.

In questo scenario, i creatori di contenuti si trovano a dover ripensare la propria strategia: non è più sufficiente pubblicare contenuti ben fatti e sperare nel traffico organico. La disintermediazione operata dall’IA sposta il valore altrove.


Due strategie possibili per chi crea contenuti

In questo nuovo contesto, le strategie più efficaci non sono tecniche, ma relazionali e tematiche:

  1. Coltivare un canale diretto con il proprio pubblico
    Newsletter, community, social media ed eventi diventano strumenti fondamentali per mantenere una relazione con le persone interessate ai propri contenuti, bypassando l’intermediazione degli algoritmi.

  2. Proporre contenuti originali e poco trattati
    Gli articoli che affrontano argomenti di nicchia o offrono prospettive realmente distintive hanno maggiori probabilità di essere linkati o citati, anche all’interno di risposte IA. Inoltre, restano più facilmente tracciabili e associabili all’autore.


Conclusioni

L’ecosistema digitale sta cambiando in modo profondo. L’intelligenza artificiale generativa modifica le modalità di accesso all’informazione e impone a chi produce contenuti una riflessione strategica: come continuare a essere visibili, utili, sostenibili.

Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993 e di formazione dal 2004. Riproduzione riservata. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.

Consulenti virtuali di persone reali: come l’IA sta disintermediando i servizi di orientamento

Introduzione

L’introduzione su larga scala dell’intelligenza artificiale generativa (IAG) sta trasformando profondamente anche il campo dell’orientamento professionale. Le persone possono oggi interagire direttamente con sistemi come ChatGPT, Claude, Gemini o Copilot e ricevere risposte immediate, articolate, pertinenti e spesso personalizzate su temi fondamentali dell’orientamento: la scelta di una professione, la redazione del curriculum, la preparazione a un colloquio, la ricerca di opportunità formative. Questo fenomeno non è futuro: è già presente.

Ci troviamo di fronte a una nuova disintermediazione dei servizi di orientamento, simile a quella avvenuta tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, quando internet e il web resero accessibili a tutti le informazioni su professioni, corsi e offerte di lavoro, riducendo il ruolo dell’orientatore come erogatore di contenuti informativi.

Oggi, la differenza è che non si tratta più solo di accedere a informazioni, ma di ricevere vere e proprie forme di consulenza orientativa automatizzata.

Una disintermediazione selettiva

Naturalmente, questa nuova disintermediazione non riguarda in modo uniforme tutta la popolazione. Ne beneficiano soprattutto:

  • utenti con un buon livello di alfabetizzazione digitale e informativa,
  • persone capaci di formulare domande articolate,
  • individui con una sufficiente capacità di autovalutazione e orientamento autonomo.

Per queste categorie, l’interazione con un sistema di IA può sostituire completamente (o ridurre drasticamente) il ricorso ai servizi di orientamento tradizionali. In particolare, è già evidente che una parte significativa dell’utenza non ha più bisogno di interagire con un operatore in carne ed ossa, trovando nella IA risposte più rapide, comode e in genere (se l’operatore non utilizza l’IA)  più efficaci.

Un’opportunità di equità territoriale

Un importante vantaggio della diffusione delle IA generative consiste nella possibilità di fornire orientamento anche a utenti che vivono in zone rurali, periferiche o montane, dove i servizi pubblici sono scarsi, poco qualificati o difficilmente raggiungibili. L’IA rende disponibile una forma di supporto che prima non esisteva o era fortemente inaccessibile. Questo contribuisce a riequilibrare (almeno in parte) il divario territoriale nell’accesso all’orientamento.

Perché una parte di utenti continuerà a preferire l’operatore umano

Nonostante questo, una quota non trascurabile di utenti continuerà a cercare l’interazione con un orientatore in carne ed ossa. Questo accade soprattutto per motivazioni quali:

  • insicurezza e bassa autoefficacia,
  • senso di smarrimento o demoralizzazione,
  • bisogno di conferma, rassicurazione e contenimento emotivo.

Queste persone, pur essendo digitalmente alfabetizzate, attribuiscono valore all’incontro umano, che percepiscono come spazio protetto, empatico e motivante. Tuttavia, è importante sottolineare che si tratta solo di una frazione del totale: per molte altre persone, l’interazione con l’IA risulta più che sufficiente per prendere decisioni operative.

La lentezza del sistema pubblico

Un ulteriore elemento da considerare è la lentezza del cambiamento dei servizi pubblici. In Italia, come in altri paesi, la maggior parte degli enti pubblici impiega tempi lunghi per adottare innovazioni tecnologiche e trasformare le proprie modalità operative. Questo vale anche per l’integrazione dell’intelligenza artificiale nel lavoro quotidiano degli orientatori. Di conseguenza, molti cittadini che vogliono accedere a sussidi, percorsi GOL, corsi gratuiti o tirocini sono comunque obbligati a interagire con operatori umani, indipendentemente dalla disponibilità di consulenza online automatizzata.

L’operatore potenziato dall’intelligenza artificiale

Un altro punto da evidenziare è che l’operatore di orientamento che integra l’IA nel proprio lavoro, migliora notevolmente qualità e impatto. Utilizzare un sito di IA è come giocare a scacchi col supporto di un computer che conosce migliaia di mosse. L’individuazione della professione obiettivo, l’analisi di occupabilità, il reperimento di opportunità formative, la personalizzazione dei piani d’azione diventano attività assai più rapide e accurate.

In questo nuovo contesto, il valore del consulente dipende così dalla sua capacità di mediare fra utenti non in grado di utilizzare direttamente i siti di IA e dalla sua capacità di interagire con persone che, pur sapendo utilizzare i siti di IA, hanno comunque necessità di supporto umano.

Quali linee di azione

Di fronte a questa trasformazione del panorama dell’orientamento professionale, è possibile delineare alcune linee di azione strategiche:

  1. Riqualificare gli operatori: È essenziale formare gli orientatori all’uso efficace dell’IA come strumento di potenziamento della propria professionalità. L’operatore dovrà saper integrare l’intelligenza artificiale nel proprio lavoro, utilizzandola per migliorare la qualità e la personalizzazione dei servizi offerti.
  2. Ripensare l’erogazione dei servizi: I centri di orientamento dovrebbero riorganizzare la propria offerta, distinguendo tra servizi automatizzabili (che possono essere delegati all’IA) e servizi ad alto valore aggiunto umano, come il supporto emotivo, la motivazione e l’accompagnamento nei momenti di transizione complessa. Sarebbe utile attivare piattaforme ibride, che combinino l’efficienza dell’IA con momenti di interazione umana, permettendo all’utente di scegliere il livello di intermediazione desiderato a seconda delle proprie necessità.
  3. Educare gli utenti: Promuovere programmi di alfabetizzazione digitale che includano competenze specifiche per interagire efficacemente con i sistemi di IA nell’ambito dell’orientamento professionale.

E infine:

  1. Monitorare la qualità: Implementare sistemi di controllo per verificare l’accuratezza e l’appropriatezza delle consulenze fornite dall’IA, soprattutto in contesti delicati come la ricollocazione professionale o l’orientamento di categorie fragili.
  2. Fare ricerca: Studiare l’evoluzione del rapporto tra utenti e sistemi di IA nell’orientamento, per comprendere meglio quali bisogni vengono soddisfatti e quali richiedono ancora l’intervento umano.

Vedi anche:

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Social media: da “dono di Dio” a minaccia per la democrazia

Negli ultimi anni, Internet e i social media hanno subito trasformazioni significative, passando da strumenti di connessione e informazione a piattaforme che influenzano profondamente la politica e la società. Analizzando le riflessioni proposte da Riccardo Luna in una serie di articoli pubblicati su “Corriere della Sera”, emergono chiaramente le dinamiche che hanno portato a questi cambiamenti.

Internet: da “dono di Dio” a minaccia per la democrazia

Inizialmente celebrato come un “dono di Dio” per la sua capacità di democratizzare l’accesso all’informazione, Internet è oggi al centro di dibattiti sul suo ruolo nel minare la democrazia. La diffusione di fake news, la polarizzazione delle opinioni e l’uso di algoritmi che favoriscono contenuti sensazionalistici hanno contribuito a creare un ambiente digitale in cui la verità è spesso offuscata, mettendo a rischio il dibattito pubblico e la coesione sociale.

Facebook: dall’aggregazione sociale alla distorsione della realtà

Facebook è nato come uno spazio per ritrovare vecchi amici e condividere momenti di vita. Tuttavia, con l’introduzione di funzionalità come il “Like” e algoritmi che privilegiano determinati contenuti, la piattaforma si è trasformata in un luogo dove la realtà può essere distorta. Gli utenti sono spesso esposti solo a informazioni che rafforzano le proprie convinzioni, creando “bolle” informative e alimentando divisioni.

Il ruolo degli algoritmi nella diffusione della rabbia

Piattaforme come Facebook e TikTok utilizzano algoritmi progettati per massimizzare l’engagement degli utenti. Questi algoritmi tendono a favorire contenuti che suscitano emozioni forti, come la rabbia, poiché generano maggiore interazione. Questo “business della rabbia” ha implicazioni profonde: amplifica i conflitti, diffonde disinformazione e può influenzare negativamente il discorso pubblico.

Facebook e l’ascesa del populismo

La struttura e le dinamiche di Facebook hanno involontariamente favorito l’ascesa di movimenti populisti. La facilità con cui si possono diffondere messaggi semplicistici e polarizzanti, combinata con la capacità di raggiungere vasti pubblici senza intermediari, ha permesso a tali movimenti di prosperare. Questo ha sollevato interrogativi sul ruolo delle piattaforme digitali nel plasmare l’opinione pubblica e nel determinare gli esiti politici.

Instagram e l’ansia negli adolescenti

Un caso emblematico è rappresentato da Instagram, inizialmente concepito come social fotografico. Secondo Riccardo Luna, mentre l’attenzione era rivolta alle fake news su Facebook, l’algoritmo di Instagram ha imparato ad attrarre l’attenzione di giovani e giovanissimi, puntando sull’immagine del corpo in un momento della vita in cui esso cambia quotidianamente. Questo ha portato a trascurare la salute mentale degli adolescenti, rendendo la piattaforma uno strumento che può generare ansia. Corriere della Sera+2Corriere della Sera+2

Conclusione

Le riflessioni di Riccardo Luna evidenziano come l’evoluzione di Internet e dei social media abbia avuto conseguenze negative inattese sulla società e sulla politica.

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Cinque importanti cambiamenti nel diritto del lavoro italiano

Una faticosa evoluzione

Negli ultimi trent’anni, il diritto del lavoro italiano ha conosciuto significative trasformazioni, che hanno reso più flessibile e articolato il sistema delle regole che disciplinano il mercato del lavoro. Alcuni aspetti considerati per decenni elementi centrali e stabili della normativa sono stati rivisti o superati, alla luce dei cambiamenti economici, sociali e produttivi. Ecco cinque cambiamenti che hanno segnato un’evoluzione importante.

Il Monopolio Statale del Collocamento e l’Avviamento al Lavoro su Richiesta Numerica

Fino agli anni ’90, l’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro era esclusiva prerogativa dello Stato. Questo sistema prevedeva l’assunzione dei lavoratori attraverso graduatorie basate principalmente sull’anzianità di iscrizione alle liste di disoccupazione, limitando la libertà delle imprese nella selezione del personale e spesso generando inefficienze e pratiche clientelari. La liberalizzazione del mercato del lavoro ha permesso l’ingresso di agenzie private, migliorando l’incontro tra domanda e offerta e aumentando la trasparenza nelle assunzioni.

Il Lavoro a Tempo Parziale

In passato, il lavoro part-time era visto con sospetto, considerato una forma di impiego precario e meno tutelato. Sindacati e partiti politici temevano che potesse indebolire le conquiste dei lavoratori a tempo pieno. Oggi, invece, il lavoro a tempo parziale è riconosciuto e regolamentato, offrendo maggiore flessibilità sia ai lavoratori, che possono conciliare meglio vita privata e professionale, sia alle aziende, che possono adattarsi più agilmente alle esigenze produttive.

3. Il Lavoro Temporaneo tramite Agenzia

L’idea di permettere a soggetti terzi di assumere e poi “affittare” lavoratori ad altre aziende era inizialmente considerata inaccettabile, poiché si temeva potesse ledere la dignità del lavoratore e creare forme di sfruttamento. Con l’introduzione e la regolamentazione delle agenzie per il lavoro, il lavoro interinale è diventato uno strumento utile per rispondere a esigenze temporanee delle imprese, garantendo al contempo diritti e tutele ai lavoratori coinvolti.

L’Inderogabilità del Contratto Collettivo Nazionale da Parte di Quello Aziendale

Tradizionalmente, i contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) erano considerati intoccabili, e qualsiasi modifica a livello aziendale era vista come una minaccia all’unità delle tutele lavorative. Nel tempo, si è compreso che una certa flessibilità nella contrattazione aziendale può permettere di adattare le condizioni di lavoro alle specifiche realtà produttive, sempre nel rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori.

L’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori

L’articolo 18, che prevedeva la reintegrazione obbligatoria del lavoratore licenziato senza giusta causa nelle aziende con più di 15 dipendenti, è stato per anni un pilastro intoccabile del diritto del lavoro italiano. Le recenti riforme hanno introdotto maggiori possibilità di indennizzo economico in alternativa alla reintegrazione, con l’obiettivo di bilanciare la tutela dei lavoratori e le esigenze di flessibilità delle imprese.Lavoce.info

Vedi 50 anni per la caduta dei cinque tabù del diritto del lavoro italiano di Pietro Ichino.

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Il Viaggio dell’Eroe per l’orientamento narrativo

Nel mondo dell’orientamento, soprattutto quando ci si rivolge a persone in momenti di transizione, fragilità o cambiamento, è essenziale trovare strumenti che aiutino a dare senso al passato, valorizzare il presente e immaginare un futuro possibile. Uno di questi strumenti è il Viaggio dell’Eroe, una struttura narrativa universale che, se adattata in chiave pedagogica e orientativa, può diventare una vera e propria bussola di consapevolezza e attivazione.

Cos’è il Viaggio dell’Eroe

Il Viaggio dell’Eroe è un modello narrativo individuato dallo studioso Joseph Campbell e ripreso successivamente da Christopher Vogler. Si basa sull’osservazione che molte storie, miti, romanzi e film di ogni cultura seguono una sequenza ricorrente: un protagonista lascia la propria zona di comfort, affronta prove, riceve aiuti, supera una crisi e torna trasformato.

Questa struttura può essere metaforicamente applicata al vissuto delle persone, che spesso hanno vissuto “viaggi” molto simili: esperienze di difficoltà, cambiamento, migrazione, disoccupazione, malattia, reinvenzione. Raccontare e rileggere questi passaggi attraverso il Viaggio dell’Eroe aiuta a trasformare l’esperienza in apprendimento, a riconoscere risorse e a dare valore al proprio percorso.

Perché funziona nell’orientamento

L’approccio narrativo è alla base di molte pratiche orientative centrate sulla persona. Il Viaggio dell’Eroe, in particolare:

  • Favorisce l’autonarrazione in modo strutturato, ma non rigido.

  • Valorizza le difficoltà affrontate, senza negarle, ma leggendo in esse un potenziale trasformativo.

  • Permette di emergere risorse latenti, come la resilienza, la capacità di scelta, il coraggio, l’adattabilità.

  • Stimola una progettualità nuova, aiutando la persona a vedere sé stessa non come “vittima degli eventi”, ma come protagonista attiva del proprio percorso.

Come applicarlo in pratica

L’operatore di orientamento può usare il Viaggio dell’Eroe in percorsi individuali o di gruppo, in particolare:

1. Introduzione alla metafora

Si può partire raccontando la struttura del Viaggio dell’Eroe con esempi noti (una fiaba, un film, un racconto tradizionale). Questo crea un ponte simbolico con l’esperienza personale.

2. Rilettura della propria storia

Attraverso una scheda, una mappa o una narrazione libera guidata da domande, la persona è invitata a ricostruire una sua esperienza significativa seguendo le tappe del viaggio: mondo ordinario, rottura, ostacoli, alleati, momento di crisi, risorsa scoperta, trasformazione.

3. Emersione delle competenze

Ogni tappa del racconto può essere associata a competenze trasversali: capacità decisionali, problem solving, gestione dello stress, comunicazione, autonomia. L’operatore può accompagnare la persona nell’esplicitarle e nominarle.

4. Progettazione del “nuovo viaggio”

La narrazione si conclude con una domanda chiave: “Ora che hai scoperto tutto questo su di te, dove vuoi andare?”. La metafora diventa così leva per un nuovo orientamento, che parte dall’identità e non solo dai vincoli esterni.

Uno strumento flessibile

Il Viaggio dell’Eroe si presta a diversi livelli di approfondimento e può essere adattato anche a persone con difficoltà linguistiche o scolastiche, attraverso immagini, simboli, schede semplificate o attività creative. È uno strumento che si adatta anche a migranti, giovani NEET, adulti in transizione, persone in uscita da percorsi di cura o detenzione.

Conclusione

Nel contesto attuale, in cui molte persone faticano a dare senso ai propri percorsi discontinui, il Viaggio dell’Eroe si rivela uno strumento potente e generativo. Permette di ricucire una narrazione frammentata, di riconoscere le proprie forze anche nei momenti difficili, e di rilanciarsi verso il futuro con uno sguardo nuovo.

L’orientamento, quando si fa anche narrazione e ascolto, diventa accompagnamento alla trasformazione. E ogni persona, nel suo cammino, può riscoprirsi eroe della propria storia.

Scarica la scheda operativa Il viaggio dell’eroe

Puoi scaricare una scheda operativa più le istruzioni del Viaggio dell’Eroe da questa pagina.

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Quali sono le differenze fra ChatGPT e Perplexity?

La differenza tra ChatGPT (sviluppato da OpenAI) e Perplexity AI riguarda principalmente funzionalità, filosofia d’uso e interfaccia. Ti faccio un confronto sintetico e chiaro:


⚙️ 1. Tecnologia di base

  • ChatGPT (OpenAI):
    Usa i modelli GPT (attualmente GPT-4), addestrati per essere generalisti e versatili, capaci di conversazioni complesse, scrittura, coding, creatività, ecc.

  • Perplexity AI:
    Usa anch’esso modelli GPT (e/o Claude, Mistral, ecc. a seconda delle impostazioni), ma è ottimizzato per la ricerca di informazioni, con un’interfaccia simile a un motore di ricerca conversazionale.


2. Ricerca e fonti

  • ChatGPT:
    Nella versione Pro può accedere al web (tramite strumenti come browser/web), ma non sempre di default. Quando disponibile, può cercare informazioni aggiornate, ma non tutte le risposte sono connesse a fonti dirette, a meno che tu non lo chieda esplicitamente.

  • Perplexity AI:
    È incentrato sulla ricerca web in tempo reale. Ogni risposta è accompagnata da fonti cliccabili, simile a Wikipedia+Google+chatbot. È più utile quando vuoi informazioni fresche o verificabili rapidamente.


3. Approccio alla risposta

  • ChatGPT:
    Molto orientato al dialogo naturale, all’elaborazione complessa (es. scrivere un saggio, fare un bilancio di competenze, progettare un corso, analizzare PDF, ecc.).
    Ottimo per produzione di contenuti, creatività, programmazione, ecc.

  • Perplexity AI:
    Più sintetico, informativo, e legato alle domande-risposte rapide. Ottimo per fare ricerche, confrontare dati, o avere risposte con fonti tracciabili.


Interfaccia e strumenti

  • ChatGPT (Plus):
    Offre strumenti avanzati come:

    • Lettura e analisi di PDF e immagini

    • Navigazione web (quando attivata)

    • Codice Python eseguibile

    • Creazione di grafici, tabelle, presentazioni

  • Perplexity:
    Ha un’interfaccia più snella, in stile “motore di risposta”.
    Fa bene le ricerche, ma non offre strumenti avanzati come esecuzione di codice o interazioni con file.


Quando usare uno o l’altro?

Hai bisogno di…Usa ChatGPTUsa Perplexity
Scrivere testi lunghi, articoli, contenuti creativi✅ Sì❌ No
Analizzare PDF, file, immagini✅ Sì❌ No
Fare ricerche rapide con fonti➖ (se attivi il web)✅ Sì
Citare e verificare fonti affidabili➖ (non sempre automatico)✅ Sì
Progettare, programmare, lavorare con codice✅ Sì❌ No
Navigare tra informazioni recentiSolo se abiliti Web✅ Sì (di default)

Se vuoi, posso anche mostrarti un esempio pratico della stessa domanda fatta su ChatGPT e Perplexity, per confronto. Ti interessa?

4o
You said:
sì, fai un esempio
ChatGPT said:

Perfetto! Ti mostro un esempio pratico di come ChatGPT (cioè io) e Perplexity risponderebbero alla stessa domanda, così puoi vedere le differenze nello stile, nei contenuti e nelle fonti.


❓ Domanda esempio:

“Quali sono i principali effetti del cambiamento climatico in Italia?”


Risposta tipica di ChatGPT (stile discorsivo e articolato):

Il cambiamento climatico in Italia ha effetti sempre più evidenti e preoccupanti. Tra i principali:

  • Aumento delle temperature medie: l’Italia sta registrando un incremento della temperatura superiore alla media globale, con estati sempre più calde.

  • Eventi meteo estremi: si verificano più frequentemente ondate di calore, siccità prolungate, ma anche piogge intense e alluvioni improvvise.

  • Siccità e stress idrico: le regioni del Nord e del Centro sono colpite da carenze idriche che impattano agricoltura, produzione energetica e risorse idriche.

  • Innalzamento del livello del mare: le zone costiere, in particolare il delta del Po e la laguna veneta, sono a rischio di erosione e sommersione.

  • Effetti su agricoltura e biodiversità: cambiamenti nei cicli vegetativi, diffusione di specie invasive e danni alle colture tradizionali.

Questi fenomeni hanno implicazioni anche su salute pubblica, economia, turismo e gestione del territorio.

Se vuoi posso aggiungere dati specifici da fonti come ISPRA o il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC).

Punti di forza: risposta completa, chiara, ben strutturata.
Limite: le fonti non sono visibili di default (ma posso aggiungerle se le chiedi).


Risposta tipica di Perplexity (stile “motore di ricerca con fonti”):

  • I principali effetti del cambiamento climatico in Italia includono:
  • Un aumento della temperatura media annua (+1,5°C dal 1961) [1]
    Maggiore frequenza di eventi estremi (ondate di calore, alluvioni) [2]
    Riduzione delle risorse idriche e siccità persistenti [3]
    Rischio per biodiversità e agricoltura [4]
    Fonti: ISPRA, CMCC, WWF Italia, Lifegate
    Vuoi vedere i dati aggiornati sulle temperature o sull’uso del suolo?

Punti di forza: risposte sintetiche con fonti cliccabili.
Limite: meno approfondimento narrativo, minor capacità di elaborare testi lunghi o creativi.


In sintesi:

AspettoChatGPTPerplexity AI
StileDiscorsivo, fluidoSchematizzato, tipo motore di ricerca
FontiNon automatiche (ma aggiungibili)Sempre presenti e cliccabili
ApprofondimentoAlto, con ragionamenti complessiBuono, ma più sintetico
Creatività/testi lunghiOttimoLimitato
Ricerca in tempo realeSolo con Web attivato (Plus)Di default

Se vuoi, posso anche simulare il prompt su Perplexity e incollarti qui una risposta reale generata dal tool. Ti piacerebbe vedere questo confronto live?

4o
You said:
ChatGPT said:

Certamente! Ecco un esempio pratico di come Perplexity AI risponderebbe alla domanda: “Quali sono i principali effetti del cambiamento climatico in Italia?”


Risposta di Perplexity AI:

Il cambiamento climatico in Italia sta causando diversi effetti significativi:

  • Aumento delle temperature medie: Negli ultimi decenni, l’Italia ha registrato un incremento delle temperature medie, con estati più calde e prolungate.

  • Eventi meteorologici estremi: Si osserva una maggiore frequenza di fenomeni come ondate di calore, siccità, piogge intense e alluvioni.

  • Siccità e riduzione delle risorse idriche: Particolarmente nelle regioni meridionali, si verificano periodi di siccità più lunghi, influenzando l’agricoltura e la disponibilità di acqua potabile.Climate Action

  • Innalzamento del livello del mare: Le zone costiere italiane sono a rischio di erosione e inondazioni a causa dell’innalzamento del livello del mare.Climate Action

  • Impatti sulla biodiversità: Cambiamenti negli ecosistemi stanno mettendo a rischio specie animali e vegetali autoctone.

Fonti:


Analisi della risposta di Perplexity AI:

  • Sintesi e chiarezza: La risposta è concisa e focalizzata sui punti principali, facilitando una rapida comprensione.

  • Integrazione delle fonti: Fornisce riferimenti diretti a fonti autorevoli, permettendo all’utente di approfondire l’argomento e verificare le informazioni.

  • Aggiornamento delle informazioni: Le fonti citate sono istituzionali e generalmente aggiornate, garantendo l’affidabilità dei dati presentati.


Conclusione:

Questo esempio evidenzia come Perplexity AI fornisca risposte sintetiche e supportate da fonti dirette, risultando particolarmente utile per ricerche rapide e per ottenere informazioni verificate.

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Fonti
Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993.Riproduzione riservata. Vedi le indicazioni relative a Informativa Privacy, cookie policy e Copyright.

Perché sui dazi Trump può aver ragione

Dazi immotivati?

In Europa — e anche in Italia — si tende spesso a liquidare la politica dei dazi promossa da Donald Trump come un’azione impulsiva, protezionista e controproducente. Lo stesso presidente Mattarella ha definito “immotivati” i nuovi dazi statunitensi, come il recente 25% annunciato sulle auto importate. Ma davvero sono privi di logica? Secondo alcuni influenti consiglieri economici vicini all’amministrazione americana, non è affatto così. Vedi l’articolo Perché per Trump i dazi non sono per nulla “immotivati” da cui sono riprese queste informazioni.

Dazi contro “sussidi impliciti” europei

Jason Cummings, responsabile USA per il gruppo di investimenti Brevan Howard, spiega che la vera distorsione negli scambi commerciali tra Stati Uniti ed Europa non sono tanto i dazi in sé, ma le barriere non tariffarie — e in particolare il modo in cui viene gestita l’IVA.

Quando un’azienda europea esporta un prodotto, ottiene il rimborso dell’IVA. In questo modo può vendere all’estero a un prezzo “pulito” da imposte, mentre le imprese americane che esportano verso l’Europa devono pagare l’IVA locale senza ricevere un analogo rimborso dalle autorità fiscali statunitensi. In pratica, secondo Cummings, le aziende europee beneficiano di un sussidio implicito che falsifica la concorrenza.

Un esempio? Bmw può vendere le sue auto in Europa con IVA e, allo stesso tempo, esportare negli Stati Uniti senza pagare alcuna imposta. Al contrario, General Motors deve pagare l’IVA se vuole vendere le sue auto in Europa — un ostacolo non da poco. Cito da Cummings:

«Mettiamola così. La casa automobilistica tedesca Bmw può vendere nel mercato europeo ad alta tassazione o esportare nel mercato statunitense a bassa tassazione, sfruttando il rimborso Iva. Al contrario, la casa automobilistica statunitense General Motors deve competere con Bmw in Europa senza un sussidio all’esportazione. Poiché la Bmw riceve un rimborso Iva quando esporta al di fuori dell’Europa, è di fatto protetta dall’onere fiscale sostenuto a livello nazionale, un sussidio implicito di cui la Gm non beneficia quando esporta le Cadillac in Europa. Prendiamo ad esempio un bene da 100 dollari. I produttori europei possono venderlo a livello nazionale a circa 120 dollari dopo l’Iva, ma esportarlo esente da imposte a 100 dollari. Gli esportatori statunitensi nei mercati europei devono competere con le aziende nazionali, pagando l’Iva localmente e sostenendo anche le imposte interne statunitensi incorporate. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui vengono vendute molte più Bmw negli Stati Uniti che Cadillac in Europa».

Per riequilibrare questa situazione, Cummings propone un dazio del 25%, che secondo lui non punisce l’Europa, ma compensa lo svantaggio fiscale delle imprese americane.

Non solo commercio: l’obiettivo è riequilibrare il sistema globale

Ma c’è di più. Stephen Miran, stratega di Hudson Bay Capital e altro consigliere vicino a Trump, vede nei dazi un pezzo di una strategia più ampia: ridurre lo squilibrio globale creato dalla posizione dominante del dollaro e dal ruolo degli Stati Uniti come emittenti di “asset di riserva” per il resto del mondo.

In parole semplici, Miran suggerisce che i partner commerciali degli Stati Uniti dovrebbero contribuire a “pagare il prezzo” della stabilità del dollaro, convertendo i loro titoli del Tesoro USA in obbligazioni perpetue o quasi perpetue a bassissimo rendimento. Per spingere gli alleati a una simile concessione, propone di usare come leva la sicurezza militare fornita dagli USA — un’arma di negoziazione geopolitica a tutti gli effetti.

Miran è convinto che i dazi non abbiano impatti negativi rilevanti sull’economia americana, soprattutto se accompagnati da aggiustamenti sul fronte valutario. Piuttosto, servono a spostare una parte del carico fiscale e finanziario degli Stati Uniti sugli altri paesi, recuperando benefici che gli altri traggono dallo status del dollaro come valuta di riserva.

Il declino dell’“eccezionalismo americano” è già cominciato?

A completare il quadro interviene Ruchir Sharma, editorialista del Financial Times e autore del libro What Went Wrong with Capitalism. Secondo Sharma, il ridimensionamento del predominio economico americano è già iniziato, a prescindere da Trump.

Negli ultimi anni l’economia americana è stata sostenuta da una spesa pubblica record e da un boom negli investimenti in intelligenza artificiale. Ma tutto ciò ha alimentato una “bolla americana”, che ora inizia a sgonfiarsi: lo S&P 500 è ancora gonfiato rispetto alla sua media storica, ma si registrano segnali di inversione. Gli investitori globali stanno tornando a guardare con interesse a Europa e Giappone, e persino i mercati emergenti non seguono più in automatico le fluttuazioni di Wall Street.

Insomma, conclude Sharma, le forze che stanno ridisegnando l’economia globale sono più grandi di qualsiasi presidente, Trump compreso.


Conclusione

Per l’amministrazione Trump, i dazi non sono un gesto di chiusura, ma un tentativo di correggere distorsioni sistemiche che svantaggiano l’industria americana. E soprattutto, si inseriscono in un contesto in cui la supremazia economica statunitense non è più scontata.

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Perché produttività e salari non crescono in Italia: il ruolo della struttura produttiva

La struttura produttiva italiana è caratterizzata da una forte concentrazione in settori a basso valore aggiunto, una realtà che influisce negativamente sulla crescita salariale e sulla competitività del Paese. Sebbene esistano molteplici fattori che contribuiscono a questa situazione, l’orientamento verso industrie tradizionali e meno innovative rappresenta un elemento cruciale.

Predominanza di settori tradizionali

L’Italia ha storicamente focalizzato la propria produzione in ambiti come il tessile, l’abbigliamento, il calzaturiero e l’agroalimentare. Questi settori, pur essendo fondamentali per l’economia nazionale, tendono a generare un valore aggiunto inferiore rispetto a industrie ad alta tecnologia e innovazione. Di conseguenza, la capacità di offrire salari elevati è limitata, poiché aumenti retributivi significativi potrebbero compromettere la competitività delle imprese sui mercati internazionali.

Secondo un articolo su Il Giornale:

In Italia, su circa 24 milioni di occupati, la maggioranza si concentra nel terziario (18-19 milioni), mentre l’industria occupa tra i 4 e i 5 milioni di persone e l’agricoltura poco meno di un milione. Questo significa che gran parte dei lavoratori è impiegata in ambiti caratterizzati da bassa produttività e retribuzioni limitate, come ristorazione, ospitalità e piccole imprese contoterziste. Settori ad alta innovazione e ad alto valore aggiunto, come la tecnologia e la manifattura avanzata, non riescono a trainare il mercato del lavoro.​

Italia economia da bar

L’economista Tridico afferma che l’Italia sta sempre più diventando una ‘economia da bar’:

In un recente articolo l’economista Pasquale Tridico, ex presidente dell’INPS eletto su indicazione del Movimento 5 Stelle, racconta l’evoluzione del tessuto produttivo italiano. Tridico segnala che:

Negli ultimi 30 anni, il sistema economico italiano ha vissuto un cambiamento strutturale e istituzionale, sintetizzatore in quel processo che ci ha portati verso una terziarizzazione dell’economia, con una graduale riduzione della quota lavoro in agricoltura e nell’industria, a favore dei servizi. Oggi quasi il 73% della forza lavoro in Italia è impiegata nei servizi, circa il 23,5% nell’industria, e il 3,5% in agricoltura. Trenta anni fa il settore industriale impiegava oltre il 31% della forza lavoro, prevalentemente concentrato nel settore manifatturiero.

Tali processi sono naturali nei sistemi economici complessi, caratterizzati da una transizione strutturale da settori maturi verso settori avanzati. Il problema sorge quando queste trasformazioni avvengono con un aumento in settori non avanzati dei servizi, a basso valore aggiunto, a scarso contenuto tecnologico, e quindi con scarsi guadagni di produttività, come turismo (ristorazione e alloggi), servizi alla persona. Il nostro Paese è caratterizzato negativamente da questa transizione verso servizi “non avanzati”.

Tridico evidenzia come in Italia siano carenti, rispetto ai paesi del Nord Europa, gli investimenti in settori Ict, dei servizi alle imprese, dell’elettronica avanzata, della biomedica, delle nanotecnologie, dell’automotive avanzato, e in Ricerca e Sviluppo.

L’Italia è troppo concentrata in quella che Tridico chiama economia da bar:

Nell’”economia da bar”, per quanto si possano fare buoni caffè, ottime pizze ed eccellenti mozzarelle, non ci sono margini sufficienti per creare guadagni di produttività e valore aggiunto competitivi rispetto all’innovazione prodotta dai Paesi del Nord Europa nei settori dei servizi avanzati, caratterizzati da investimenti capital intensive.

Tridico lamenta che, invece che promuovere innovazione, capace di generare valore aggiunto importante, aumentare la produttività e permettere salari crescenti, le regole di mercato, nell’industria e nel mercato del lavoro (…) hanno affiancato negativamente tale trasformazione, incentivando investimenti labour intensive che fanno perno su bassi salari, su flessibilità del lavoro che sfocia in precarietà diffusa, su contratti collettivi pirata senza minimi legali dignitosi, su defiscalizzazione e decontribuzione generalizzata del lavoro, con sussidi a pioggia per gli investimenti e per le assunzioni.

Vedi anche l’articolo L’affaire produttivitàSettori produttivi e valore aggiunto: il peso del terziario.

Divario Nord-Sud

Esiste un forte divario tra le regioni del Nord e del Sud del paese. Mentre il Centro-Nord ha livelli di PIL pro capite superiori alla media europea, il Sud si attesta intorno al 60% di tale media, riflettendo disuguaglianze strutturali che influenzano negativamente la produttività nazionale3 4.

Impatto sulla produttività e sui salari

La concentrazione in settori a basso valore aggiunto si riflette direttamente sulla produttività del lavoro. Secondo il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi dell’Istat, nel 2022 l’Italia ha registrato una crescita del PIL reale del 3,7%, recuperando i livelli pre-pandemici, ma la produzione industriale, al netto delle costruzioni, ha mostrato una brusca decelerazione (+0,5% nel 2022 rispetto al +12,2% del 2021) . Questa stagnazione produttiva limita le risorse disponibili per incrementi salariali, mantenendo le retribuzioni su livelli contenuti.Istat

Differenze retributive nelle dimensioni aziendali

Un ulteriore aspetto da considerare è la dimensione delle imprese italiane. Le piccole e medie imprese (PMI) dominano il panorama industriale italiano, e ciò ha implicazioni significative sulle retribuzioni. Come evidenziato dall’Inapp, un dipendente di una piccola impresa percepisce in media una retribuzione oraria lorda inferiore del 30% rispetto a un collega impiegato in una realtà medio-grande . Questa disparità sottolinea come la struttura produttiva, oltre a influenzare la competitività, incida direttamente sul potere d’acquisto dei lavoratori.InApp

Conseguenze sulla competitività nazionale

La combinazione di bassa produttività e salari stagnanti ha ripercussioni sulla competitività dell’intero sistema economico italiano. Secondo il Centro Studi Confindustria, tra il 2000 e il 2020, nel manifatturiero italiano, i salari reali sono cresciuti del 24,3%, in linea con la variazione della produttività del lavoro (22,6%). Tuttavia, in altri Paesi europei, la produttività è aumentata a ritmi più sostenuti, determinando una perdita di competitività per l’Italia .​Homepage

Conclusione

La prevalenza di settori a basso valore aggiunto nella struttura produttiva italiana rappresenta un ostacolo significativo alla crescita dei salari e alla competitività del Paese. Per invertire questa tendenza, è fondamentale incentivare l’innovazione, diversificare il tessuto industriale verso ambiti ad alta tecnologia e supportare le PMI nel processo di crescita dimensionale e qualitativa. Solo attraverso una strategia integrata sarà possibile creare le condizioni per un aumento sostenibile delle retribuzioni e per un rafforzamento della posizione dell’Italia nel contesto economico globale.

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Online il nuovo sito dell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni

È online il nuovo sito dell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni: uno strumento prezioso per orientarsi nel mondo delle competenze

È disponibile online il nuovo sito dell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni, realizzato da INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), accessibile all’indirizzo:
https://www.inapp.gov.it/atlantelavoro/esplora-atlante-lavoro/

L’Atlante è uno strumento pubblico e gratuito, pensato per mappare in modo chiaro e sistematico le attività lavorative presenti nel mercato del lavoro italiano, descrivendole in termini di competenze, conoscenze e abilità.


A cosa serve?

L’Atlante è utile a diversi soggetti, tra cui:

Orientatori, formatori e operatori dei servizi per l’impiego: per aiutare le persone a individuare percorsi formativi o professionali in linea con il proprio profilo.

Enti di formazione e scuole: per progettare corsi e moduli formativi coerenti con le richieste del mercato del lavoro.

Professionisti e lavoratori: per comprendere meglio il proprio ruolo professionale, valorizzare le competenze acquisite ed eventualmente pianificare percorsi di aggiornamento o riqualificazione.

Istituzioni: per sviluppare politiche attive del lavoro basate su una lettura aggiornata delle dinamiche occupazionali.


Cosa si può fare sul nuovo sito?

Esplorare le Aree di Attività (ADA): il cuore dell’Atlante è rappresentato dalle ADA, che descrivono in modo dettagliato le attività tipiche di una figura professionale.

Navigare tra i Settori Economico-Professionali (SEP): per orientarsi all’interno dei principali ambiti produttivi.

Consultare i Repertori Regionali e Nazionali delle Qualificazioni: utili per conoscere i titoli riconosciuti sul territorio italiano.

Visualizzare le competenze associate a ciascuna attività: una risorsa fondamentale per bilanci di competenze, progettazione formativa e certificazione.


Il nuovo sito si presenta con una grafica rinnovata, più intuitiva e responsive anche da dispositivi mobili, facilitando la consultazione da parte di professionisti, cittadini e studenti.

Un passo in avanti importante per rendere sempre più trasparente, accessibile e utile l’informazione sulle professioni e le competenze nel nostro Paese.

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Corso webinar Rapido e efficace: validare le competenze professionali col supporto dell’intelligenza artificiale

Obiettivo del corso

In quali modi e con quali strumenti valutare le competenze professionali di persone che richiedono la validazione / certificazione delle loro competenze professionali?

Questo corso ti mostrerà come utilizzare l’intelligenza artificiale generativa, in particolare ChatGPT, per impostare processi di valutazione delle competenze professionali acquisite in contesti non formali e  informali e costruire strumenti operativi come griglie e rubriche di valutazione.

A chi è rivolto

Il corso è rivolto in primis a operatori che svolgono attività di individuazione, validazione e certificazione delle competenze. Il corso è inoltre utile anche a  a quanti si occupano di progettazione formativa, formazione, orientamento, selezione, placement; ad esempio: consulenti di orientamento: career coach, formatori, operatori dei centri per l’impiego, HR e selezionatori.

Poiché il numero di ore è limitato, e il corso ha un approccio estremamente operativo, per una migliore comprensione della tematica ti suggerisco, prima della partecipazione, di leggere il mio libro La certificazione delle competenze spiegata semplice, acquistabile su Amazon al costo di 19 euro (versione cartacea) o 9,99 (versione e-book).

Cosa imparerai

Durante il corso imparerai quali sono le migliori modalità di valutazione delle competenze professionali.

Imparerai inoltre come usare ChatGPT per:

  • analizzare profili professionali e individuare le attività professionali da esaminare
  • generare descrizioni, esempi e indicatori di competenze
  • creare strumenti personalizzati di osservazione e autovalutazione
  • costruire griglie e rubriche di valutazione delle competenze.

Metodologia

Il corso è basato sulla didattica interattiva, con:

  • dimostrazioni pratiche in tempo reale
  • attività in piccoli gruppi
  • modelli ed esempi applicabili subito
  • utilizzo guidato di ChatGPT (versione gratuita e/o Plus)

Date e orario

Il corso si svolgerà in diretta su Zoom nelle seguenti date:

  • Mercoledì 30 aprile 2025
  • Lunedì 5 maggio 2025
  • Mercoledì 14 maggio 2025

⏰ Orario: 20.30 – 22.30 Durata complessiva: 6 ore

Il corso si terrà al raggiungimento di un numero minimo di iscritti.

Modalità di erogazione

Il corso si svolge interamente online in diretta Zoom. Ti fornirò materiali PDF, link e modelli pratici. Gli incontri non sono registrati. Visto il costo limitato, non rilascerò un attestato di partecipazione; come prova della partecipazione puoi utilizzare la mia fattura.

‍ ‍ Docente

Il corso sarà tenuto da Leonardo Evangelista, esperto di progettazione formativa e valutazione delle competenze.

Costo

Il costo è di 180 euro IVA inclusa. Le persone fisiche iscritte al Registro Nazionale Orientatori possono partecipare al costo di 140 €. In caso sia richiesta la fatturazione a soggetti pubblici, il costo di partecipazione sarà aumentato in relazione alla complessità della procedure amministrative per finalizzare l’incarico. Politica di annullamento: in caso di rinuncia alla partecipazione una volta perfezionata e pagata l’iscrizione, sarà restituita la quota di iscrizione con una riduzione di 50 euro per costi amministrativi (emissione e registrazione nota di credito, disposizione bonifico, altre attività amministrative).

Edizioni personalizzate
Posso organizzare edizioni dedicate del corso, in orario lavorativo, per i dipendenti di singole aziende o enti, con durata, contenuti e modalità adattate alle diverse esigenze formative.

A richiesta, in corsi organizzati ad hoc, posso aggiungere anche una parte dedicata a come la IA può ugualmente facilitare grandemente la progettazione per competenze in corsi di qualifica professionale.

Iscrizioni e contatti

Per iscriverti compilando questo modulo. Per contatti o preventivi su corsi ad hoc, scrivimi a: l.evangelista@orientamento.it

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