Cosa non ha funzionato col reddito di cittadinanza

 

In questo articolo evidenzio alcuni dei molti difetti del reddito di cittadinanza.  La mia riflessione è nata dalla pubblicazione di un libro di testimonianze di navigator.

La testimonianza dei navigator

Ho quasi finito di leggere Navigator (a vista) Storia e storie del reddito di cittadinanza, realizzato da ANNA, Associazione Nazionale Navigator.

Il libro è una prova ulteriore, ammesso che ce ne sia ancora bisogno, dell’inefficacia del reddito di cittadinanza per le politiche attive. Sulle politiche attive vedi il mio articolo L’Orientatore e le politiche attive.

Le testimonianze di alcune decine di navigator evidenziano l’ottimismo della volontà, ma in concreto la loro inefficacia e impotenza ai fini del reinserimento lavorativo e del miglioramento dell’occupabilità dei beneficiari.

La cosa non desta meraviglia visto in che modo questo provvedimento (che pure l’art. 1 del DECRETO-LEGGE 28 gennaio 2019, n. 4 definisce misura fondamentale di politica attiva del lavoro) è stato strutturato e applicato.

Le misure di politica attiva previste nel decreto sul reddito di cittadinanza

Il Decreto Legge 4/2019 prevedeva varie misure di politica attiva. Ecco la lista:

  • Piattaforma dedicata per offerte di lavoro (art. 8 §1)
  • Orientamento per la ricerca di lavoro (art. 4 §7 Patto per il lavoro e art.9 Assegno di ricollocazione)
  • Supporto economico al trasferimento oltre 250 km (art. 4 §10)
  • Incentivi per avvio attività autonoma, di impresa individuale o cooperativa (art. 8 §4)
  • Progetti utili alla collettività (art.4 § 15)
  • Incentivi per l’impresa che assume beneficiari del Rdc (8 §1)
  • Incentivi per l’impresa che assume beneficiari del Rdc che hanno seguito un percorso formativo (8 §2)
  • Incentivi per agenzie formative e fondi interprofessionali (art. 8 §2)

In realtà queste misure di politica attiva sono state attivate in ritardo o si sono dimostrate inefficaci, con effetti estremamente limitati o inesistenti sull’occupabilità dei percettori e spreco di risorse pubbliche. Oltre ai limiti e ai ritardi delle diverse misure, ci sono stati errori anche nell’architettura complessiva prevista dal decreto, ad esempio il tentativo di imporre i navigator alle regioni che invece, secondo la Costituzione italiana, sono le sole responsabili delle assunzioni nei centri per l’impiego.

La rinuncia o incapacità ad attivare le misure di politica attiva per i beneficiari del reddito di cittadinanza

Periodicamente leggo articoli di opinion leader che difendono l’attuale struttura del reddito di cittadinanza argomentando che la maggior parte dei beneficiari non è “occupabile” nel breve-medio periodo.

Ma anche i non immediatamente occupabili possono partecipare ad attività che ne migliorano l’occupabilità, riducendo così la durata della disoccupazione e i costi a carico della collettività.

Ad esempio anche i non immediatamente occupabili possono:

  • Seguire corsi di alfabetizzazione: italiano, informatica, cittadinanza, etc.
  • Prendere la licenza media
  • Seguire corsi di formazione ‘tecnici’: patente muletto, HCCP, etc.
  • Fare lavori socialmente utili o partecipare ad attività di volontariato
  • Mandare i figli a scuola / pagare l’affitto / le bollette / le multe, etc.

Dal momento dell’approvazione i Governo conte 1 e i 2 governi che si sono susseguiti (Conte 2 e il Governo Draghi) sono stati incapaci di promuovere incisivamente misure di questo tipo.

Cosa non ha funzionato nel reddito di cittadinanza

Il mancato coinvolgimento delle agenzie per il lavoro

Il primo difetto nella strutturazione del RDC è relativa agli attori coinvolti.

Di Maio ha affermato più di una volta (qui al minuto 2:20) che I contratti delle APL molto spesso sono nuovo caporalato).

Per motivi ideologici il Governo non ha coinvolto le APL nell’orientamento dei beneficiari del RDC. Le APL sarebbero state in grado di avviare l’attività in tempi rapidi e inoltre intermediano una percentuale di assunzioni maggiore di quella dei centri impiego.

L’iniziale ruolo marginale dei centri per l’Impiego

E ugualmente (per sfiducia nei loro confronti o insufficienza di risorse) il il Governo ha assegnato almeno inizialmente il compito di orientare i beneficiari del RDC a soggetti diversi dagli operatori dei centri per l’impiego, che in alcune regioni (Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Molise, Basilicata, alcune province della Puglia, Provincia di Campobasso) sono ben capaci di erogare servizi di orientamento.

L’assunzione in ritardo di navigator  e senza esperienza

Il secondo difetto del RDC è relativo alla scelta, selezione e formazione degli operatori.

Per il RDC, ANPAL Servizi ha assunto operatori senza esperienza. Il bando di assunzione non ha infatti considerato la precedente esperienza in attività di orientamento / politiche attive nei punteggi della prova selettiva.

ANPAL inoltre ha assunto gli operatori mesi dopo che il RDC era già stato introdotto. Se ricordo bene il RDC ha preso l’avvio a marzo 2019, i navigator sono entrati in servizio a novembre-dicembre 2019, la formazione è stata generica. Un navigator, p. 69, scrive che Nessuno si è preoccupato a sufficienza della nostra formazione.

Master in Orientamento degli adulti
Master in Orientamento degli adulti

L’imposizione alle regioni di personale esterno non selezionato da loro

La terza cosa che non ha funzionato è il conflitto istituzionale con le regioni.

Il Governo ha imposto i navigator alle regioni. Questo ha creato un conflitto istituzionale, perché alle regioni  spetta, come è noto, la responsabilità della gestione dei servizi per l’impiego a livello locale, inclusa la selezione del personale da assumere.

Questo ha reso problematico l’inserimento dei navigator nei centri per l’impiego, sia per motivi di spazio che di procedure.

Nel libro, un navigator racconta che, mancando sedie e scrivanie, per un periodo gli operatori si sedevano a turno (p.112), altri che non hanno accesso ai database regionali degli iscritti ai centri per l’impiego.

La Campania a lungo si è opposta all’assunzione dei navigator ad essa destinati, che tuttora lavorano solo a distanza, senza essere mai entrati fisicamente nei centri per l’impiego (p. 234).

La mancanza dell’infrastruttura informatica

Un altro limite del RDC è stato il mancato sviluppo dell’infrastruttura informatica.

Il reddito di cittadinanza è stato avviato senza mettere a punto l’infrastruttura informatica necessaria.

Il tanto strombazzato sito che avrebbe dovuto segnalare le offerte di lavoro nei cellulari dei disoccupati non è mai stato realizzato.

Il Garante della privacy ha autorizzato l’INPS a consultare le banche dati di diversi enti pubblici (Anagrafe tributaria, Pra, Regioni, Comuni) solo nel novembre 2020, ma il problema non è ancora risolto.

L’INPS fa solo controlli a posteriori e a campione, le truffe sono molto diffuse.

La mancanza di altre misure di politica attiva

Diversamente da quanto promesso da Di Maio nei vari talk show televisivi  (vedi dal secondo 59 in poi), il Governo ha avviato il reddito di cittadinanza senza aver messo prima a punto un piano nazionale di misure di politica attiva per i beneficiari, quali ad esempio formazione, tirocini, lavori socialmente utili.

Le misure previste nel decreto legislativo per promuovere formazione rivolta ai beneficiari non hanno funzionato, l’organizzazione di lavori socialmente utili (formalmente chiamati progetti di utilità sociale) è assegnata ai comuni che in massima parte hanno mancato delle capacità e dell’interesse ad attivarli.

A oggi, formazione dedicata e lavori socialmente utili hanno coinvolto un numero minimo di beneficiari.

Su questo punto vedi il mio articolo L’Orientatore e le politiche attive

L’unico effetto rilevante sembra un aumento delle iscrizioni ai corsi per il conseguimento della licenza media di quanti ne erano sprovvisti: un navigator in Sicilia racconta  (p. 170) che in collaborazione col locale CPIA hanno raccolto 650 iscrizioni a un corso per l’assolvimento dell’obbligo scolastico.

L’inefficacia dei meccanismi per promuovere le assunzioni

Un ulteriore difetto del RDC è che i meccanismi per promuovere l’occupazione dei beneficiari previsti dalla legge non sono efficaci.

L’offerta congrua è stata strutturata in modo da permettere che il beneficiario rifiuti legittimamente l’80% delle assunzioni con contratto di lavoro interinale, tutti i lavori a tempo parziale, e quei lavori a tempo pieno e indeterminato pagati meno di 858 € mensili lordi.

858 € lordi sono circa lo stipendio mediano (cioè l’importo più comune) di chi lavora nel Sud Italia, e per questo ai beneficiari del RDC conviene lavorare al nero piuttosto che farsi assumere.

I ritardi temporali dovuti alla normativa e alla struttura organizzativa

Un navigator toscano descrive così la sua operatività (p. 109).

Prima che io possa incontrare un beneficiario l’INPS (sulla propria piattaforma) deve validare la domanda; poi il nominativo viene convocato dal centro per l’impiego e, nella mia realtà territoriale, solo dopo la firma del patto per il lavoro posso contattare il beneficiario. Questa semplice sequenza telematica necessita mediamente di 5 mesi: il beneficiario fa domanda a gennaio e se sono fortunato l’incontro a giugno (ovviamente il beneficiario riceve il beneficio economico da febbraio); sei mesi su 18 persi, e non certo per colpa dei navigator. Molti dispositivi previsti dal testo di legge non hanno trovato attuazione (condizionalità, offerta congrua, incentivi all’autoimprenditorialità) e tutto questo è considerato pacificamente accettabile. Non ho accesso alle principali piattaforme (INPS, My ANPAL, etc.) per acquisire anche la più elementare informazione. Per verificare la data di scadenza dei 18 mesi del reddito di cittadinanza mi trovo costretto a fare dei calcoli su una stringa INPS che è affidabile come il primo prototipo dello shuttle.

I risultati ottenuti al giugno 2021

Al giugno 2021, il patto per il lavoro era stato stipulato solo  dal 34% dei beneficiari ritenuti abili al lavoro, vale a dire che 758.000 beneficiari  su un totale di 1.150.000 non erano ancora stati convocati presso i centri per l’impiego.

I motivi dell’improvvisazione

In una intervista rilasciata il giorno dell’approvazione del decreto che istituiva il reddito di cittadinanza Di Maio ha dichiarato che:

In sette mesi abbiamo realizzato le misure centrali del contratto di governo: reddito di cittadinanza e quota 100 sulle pensioni. Adesso abbiamo la dimostrazione con i fatti che tutti gli altri punti del contratto si possano realizzare. A chi diceva fosse fantascientifico dico che la migliore risposta è questa.

La dichiarazione spiega i motivi della fretta. I risultati della fretta, a distanza di 3 anni sono ancora ben evidenti.

Se si voleva semplicemente distribuire 20 miliardi (questo è il costo finora)  a tutti quelli che dichiaravano di averne bisogno (in mancanza di un controllo preventivo sulle banche dati, il reddito è distribuito a chiunque ne fa richiesta, inclusi stranieri mai residenti in Italia) non c’era bisogno di assumere i navigator.

Una ipotesi è che i navigator siano stati assunti con quelle caratteristiche (voto di laurea e selezione a quiz) per assicurare rapidamente un posto di lavoro pubblico a 3.000 giovani volenterosi.

Invece che rivoluzionare tutto, il Governo Lega-5 Stelle avrebbe potuto usare il già esistente  REI, Reddito di Inclusione, allargando la platea di beneficiari.

Questa soluzione è stata scartata perché avrebbe voluto dire riconoscere che l’odiato Renzi aveva fatto qualcosa di buono e inoltre sarebbero andati troppi soldi agli stranieri residenti in Italia. Il reddito di cittadinanza invece è stato strutturato in modo da discriminare gli stranieri  e le famiglie numerose (in genere composte di stranieri).

Quanto ci è costato il reddito di cittadinanza

A oggi (aprile 2023) circa 30 miliardi di euro. Vedi Il sussidio è costato come una manovra. Con quei 30 miliardi due Ponti di Messina

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Articolo contenuto sul sito www.orientamento.it. Autore Leonardo Evangelista. Leonardo Evangelista si occupa di orientamento dal 1993. Leggi Informativa privacy, cookie policy e copyright.

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